Cronache
Coronavirus, stretta serale sui locali? L’Italia del Sud la più penalizzata
Se le indiscrezioni sul nuovo DPCM verranno confermate, a perderci sarà soprattutto il Sud Italia
Giro di vite su palestre, negozi, chiusura anticipata dei locali alle 22/23.00 di sera, guanti monouso sui mezzi pubblici, divieto serrante di sostare nei locali e anche in piedi nelle piazze, chiacchierando e consumando magari qualcosa al volo, tipo una birra. Infatti anche l’asporto di alcolici sarà vietato dopo l’orario precedentemente indicato.
Ipotesi – forse molto concrete – in vista del prossimo DPCM del Premier Conte vergato il 15 di ottobre, a scadenza di quello ponte attualmente in vigore. Com’era prevedibile, con la stagione autunnale e delle influenze per eccellenza, i casi da Covid-19 continuano a salire. L’indice di trasmissibilità (Rt) calcolato sui sintomatici è stato pari a 1,06 (tra il 17 e il 30 settembre). Numeri che spingono il Governo a prevedere una nuova forma di “strozzo” della movida e dell’attività sociale tout-court.
È il Sud Italia a essere più penalizzato da queste misure. Provate a farvi un giro da Roma in giù la sera, pub, bar, centri storici, pizzerie, pullulano di giovani fino a tardissima notte, perché da noi la fisionomia del divertimento e della movida si concentra principalmente in questa fascia oraria. Non esiste l’aperitivo delle 18.00 per esempio, anche perché è tutto un costrutto culturale e lavorativo a essere diverso.
Non si fa quasi mai turno continuato, uffici, aziende, boutique, aprono più tardi la mattina e chiudono molto più tardi la sera. Qui l’interazione sociale inizia dopo le 21.00, la cena, l’uscita con gli amici, è tutto posticipato rispetto al Settentrione. È uno stile di vita che collide enormemente con i dispositivi che eventualmente prevederà l’Esecutivo.
Se per il Nord significa un orario ridotto di lavoro, per il Meridione potrebbe significare un incasso totale pari a zero. Una specie di lockdown non nominale, ma fattuale, pragmatico. Le pizzerie aprono attorno alle 19 – 19.30, e iniziano a preparare tavoli, cucina, impasti, ecc. Ciò significa che vedremo saracinesche chiuse, in un profluvio di guai economici. Specialmente in provincia, dove non si pranza fuori casa e si rientra sempre per i pasti.
Ruolo importante per i Governatori è far presente queste necessità e peculiarità dei loro territori. Un esercente rinomato della mia zona mi ha confessato: “Martedì ho avuto 120 disdette per cena. Una tragedia. Stiamo già lavorando al 50% coi coperti, al 60% con l’asporto. La chiusura è già psicologica, le famiglie si sono rintanate in casa. È sparito questo comparto.”