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Cronache
Coronavirus e caldo, "con 26 gradi il virus rallenta". I legami virus-clima
Caldo torrido al Washington Square Park di New York (Lapresse)

Quello che ieri era un incubo, oggi potrebbe essere parte della soluzione all'emergenza coronavirus. Sembra una paradosso. Anzi, lo è. Ma in questi giorni di contagi in continua crescita soprattutto in Italia una speranza arriva proprio dal global warming, il riscaldamento globale che fino a qualche settimana fa era il principale spauracchio.

"In questi giorni mi sono informato molto, ho letto e studiato. Possiamo affermare che sicuramente il caldo aiuta a combattere il coronavirus, a differenza di quanto si potrebbe pensare e cioè che il freddo blocca e il caldo sviluppa il contagio. Non è così", spiega ad Affaritaliani.it il meteorologo Paolo Sottocorona.

"La prima componente è climatica. Indicativamente con una temperatura di 26, 27, 28 gradi centigradi il virus, anche se non muore, ha difficoltà a riprodursi. Ad esempio su una superficie metallica potrebbe sopravvivere 2 ore e non 12 come oggi e sulle mani 15 minuti e non 2 ore. Il caldo quindi rende più difficile il contagio, visto che la durata della vita del virus viene più che dimezzata".

"Il problema - spiega Sottocorona - è che è difficile attendersi temperature di questo tipo adesso. E' vero che soprattutto al Centro-Sud abbiamo avuto un inverno relativamente caldo e nulla vieta che ci siano precoci ondate di caldo ad aprile o maggio che ci farebbero comodo. Anche se penso che nel range marzo-aprile sarà difficile toccare i 26 gradi, se non localmente sulla Sicilia. Insomma, l'aiuto non arriverà nell'immediato".

"L'altra componente stagionale che aiuta a combattere il coronavirus è che la tarda primavera e poi ovviamente l'estate portano le persone a stare maggiormente all'aria aperta e non a stare chiuse in una stanza o in un locale. Quindi, quella distanza di un metro e mezzo diventa in molti casi di tre metri".

Ma torniamo al tanto atteso caldo. "Al momento non è possibile prevedere se ci saranno ondate precoci di caldo, anche se statisticamente le ultime estati sono sempre state più calde. Ma questo non significa che l'estate 2020 sarà caldissima. Non c'è la certezza", afferma il meteorologo.

In sostanza, il temutissimo global warming oggi ci potrebbe dare una mano contro il coronavirus... "Non si sa se ne valga la pena, il riscaldamento gioca a favore contro il virus poi bisogna vedere che cosa c'è nell'altra mano. Ma è un altro discorso. Comunque ricordo che il riscaldamento globale non è regolare sul pianeta, non è uniforme. In alcune zone fa più freddo e in altre più caldo, se in Italia ci saranno ondate precoci di caldo estivo arriverà certamente una mano per fronteggiare l'emergenza. Il problema però è che nei prossimi mesi il coronavirus potrebbe trasferirsi nell'emisfero meridionale, dove sarà inverno. Quindi attenzione ad Australia, Nuova Zelanda, Sud America e Sud Africa", conclude.

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