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Cronache
Corruzione, così cambia la geografia da Roma a Firenze

Di Ernesto Vergani

La centralizzazione degli acquisti - una volta che si è deciso di rinunciare al federalismo, fondamento delle democrazie evolute, cui sembra avere abdicato anche la Lega Nord di Matteo Salvini, il cui cavallo di battaglia originario era: Roma ladrona! - è una scelta giusta. La famosa siringa deve costare uguale in Emilia Romagna e in Sicilia. Ma in generale il dubbio è che la torta più grande determini fette di corruzione più grandi, per così dire “falsando” la gara nell’aggiudicarsi tangenti e la competizione della politica dei disonesti. Detto altrimenti: durante la Prima Repubblica, negli anni del Pentapartito, i malfattori dei famosi cinque partiti (Dc, Psi, Psdi, Pri, Pli) potevano “rubare” insieme, il rischio oggi è che possa esserci una sorta di esclusiva.

E’ questo il segnale d’allarme che viene dall’inchiesta della magistratura per un appalto di 2,7 miliardi della Consip,  la società del ministero del Tesoro che controlla e gestisce gare nella pubblica amministrazione, che ha portato in carcere l’imprenditore Alfredo Romeo, e coinvolge con ipotesi di reato diverse, tra gli altri, il ministro dello Sport Luca Lotti, nei cui confronti i 5 Stelle hanno presentato mozione di sfiducia, Tiziano Renzi (padre dell’ex premier) sentito oggi dalla Procura di Roma, e l’imprenditore di Rignano Carlo Russo.  Le pressioni per condizionare gli appalti sarebbero avvenute nei confronti dell’amministratore delegato di Consip, Luigi Marroni - non indagato, “vittima” di questa storia - già assessore alla Sanità della Regione Toscana. Dispiace che siano coinvolti tanti toscani (fino all’ultimo grado di giudizio innocenti).  Si guardi anche alla vicenda della condanna di primo grado di Denis Verdini, 9 anni, per il fallimento del Credito Cooperativo Fiorentino e appropriazione indebita di fondi per l’editoria. Un costruttore coinvolto nel giudizio e anch’egli condannato, ha dichiarato, come “giustificandosi”, durante un servizio televisivo: “Oggi a Firenze lavora solo chi paga tangenti”.

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