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Cronache
Giarrusso (M5s): "Cosa Nostra stava ricreando la Cupola, li abbiamo fermati"

"Si tratta di una reazione importante da parte delle strutture dello Stato". Mario Michele Giarrusso, senatore di spicco del Movimento Cinque Stelle ed ex componente della Commissione Antimafia della scorsa legislatura, commenta in un'intervista ad Affaritaliani.it l'arresto di Settimo Mineo, considerato come l'erede di Totò Riina. "E' stato soffocato sul nascere il tentativo di riorganizzare Cosa Nostra alla vecchia maniera, con una Cupola e un capo unico", dice Giarrusso ad Affaritaliani.it.

"Si è trattato di un tentativo molto pericoloso", prosegue Giarrusso, "perché dimostra che Cosa Nostra cercava un ritorno alle origini con un capo anziano e autorevole e una struttura gerarchica e verticistica. Negli scorsi anni sembrava che in Sicilia l'organizzazione criminale si fosse molto slegata ma questa inchiesta e questo arresto ci dimostra che in realtà Cosa Nostra continuava a cercare di dotarsi di nuovo di una presenza strutturata e forte a livello territoriale".

Giarrusso sottolinea anche il ruolo del governo M5s-Lega: "Non abbiamo fatto mancare mezzi a magistratura e forze dell'ordine", dice ad Affari. "D'altronde il contrasto alla mafia è una delle nostre priorità, come dimostra il potenziamento delle risorse per indagini e forze dell'ordine in funzione antimafia previsto nella manovra".


CHE COSA SIGNIFICA L'ARRESTO DI SETTIMO MINEO? LE PAROLE DEI PM

Mafia: Lo Voi, "Summit 29 maggio con nuovo capo per rinascita" 

Quella del 29 maggio scorso alla quale ha preso parte il nuovo padrino, l'80enne Settimo Mineo, "e' stata la prima grande riunione della rinnovata commissione provinciale di Cosa nostra, nella quale si trattava di tornare a ristabilire le regole dopo gli arresti e lo sfilacciamento subiti". Lo ha detto il capo della procura di Palermo, Francesco Lo Voi, sull'operazione che che ha fermato il tentativo di riorganizzazione della Cupola, con 46 fermi, compreso quello che e' ritenuto l'erede di Toto' Riina. Un summit, dunque, il primo dopo 25 anni, che doveva segnare la rinascita dell'organizzazione dopo la morte del padrino nel novembre 2017. "Che fosse una riunione di commissione - ha aggiunto - lo si ricava dal fatto che importanti soggetti di Cosa nostra e noti alle indagini, benche' presenti non avevano avuto diritto a partecipare alla riunione. Quindi c'erano dei soggetti che seppure capi famiglia, erano rimasti fuori, perche' potevano partecipare solo i capi mandamento. Quindi un ritorno alle regole, al rispetto del territorio, ai principi su cui si deve basare la comunicazione tra i mandamenti, e per certi versi sembra quasi di rileggere le dichiarazioni rese a suoi tempo da Tommaso Buscetta". "Mai come in questo caso l'esistenza della Dda a Palermo - ha proseguito Lo Voi - si e' rivelata tanto utile perche' l'operazione di oggi e' l'unione di 4 distinti filoni di indagine che, proprio per il metodo dello scambio di informazioni e il coordinamento, ha consentito di cogliere e registrare tutta una serie di movimenti, incontri, contatti, conversazioni che erano sospetti in virtu' dei soggetti protagonisti. Incontri che si potevano riportare all'esigenza di un nuovo assetto ricercato dai mafiosi". La "svolta" avviene quando i carabinieri "intercettano una conversazione, in macchina, nella quale un soggetto raccontava la sua avvenuta partecipazione a una riunione ad altissimo livello alla quale avevano preso parte tutti i capi mandamento della provincia di Palermo. Si tratta - ribadisce Lo Voi - della prima riunione della rinnovata commissione provinciale di cosa nostra. Nel corso della quale si e' discusso delle regole e dell'esigenza di ristabilire regole che nel corso del tempo si erano perse per strada". 

"Nuova Cupola doveva decidere cose gravi"

"C'e' un ritorno alle regole vecchie, arcaiche, da parte di Cosa nostra. Sembra di rileggere le dichiarazioni rese a suo tempo da Tommaso Buscetta. Ci sono ancora quelle regole, sono ancora attuali, Cosa nostra e' quella e non puo' rinunciare alla sua struttura unitaria e verticistica. Se la commissione si riunisce si riunisce per decidere le cose gravi. E siccome bisogna evitare cio', ci siamo trovati di fronte a una cosa pericolosa: ecco il perche' dell'intervento rapido posto in essere da Dda e carabinieri". Lo dice il capo della Direzione distrettuale antimafia di Palermo, Francesco Lo Voi, nel corso della conferenza stampa durante la quale ha illustrato i dettagli dell'operazione "Cupola 2" che ha stoppato il tentativo di rinascita della nuova commissione provinciale di Cosa nostra, con il fermo di 46 persone, tra cui il nuovo capo, l'erede di Riina, Settimo Mineo. "Nella riunione del 29 maggio scorso - conferma Lo Voi - viene individuato il soggetto che ricopre il ruolo di maggior rilievo della commissione, che e' Settimo Mineo. Gia' inserito nell'ordinanza di rinvio del maxiprocesso scritta da Falcone e Borsellino: uomo d'onore indicato da Buscetta, era stato indicato anche da Salvatore Contorno e da Leonardo Vitale. Mineo aveva dichiarato di non conoscere nessuno dei coimputati del maxi processo benche' vi fosse un giro di assegni con personaggi quali Nicolo' Greco e Salvatore Buscemi". Anche questo un segno - aggiunge Lo Voi - che Cosa nostra non abbandona le sue regole e che i personaggi di maggiore rilievo una volta ritornati in campo possono tornare anche a ricoprire cariche importanti".

De Raho, Con nuovo padrino strategia economica e alleanze

"Sono qui per sottolineare quanto sia importante il risultato conseguito attraverso queste indagini. Lo avevamo detto che dopo la morte di Riina la commissione provinciale non si era piu' riunita ed era sbilanciata tutta verso gli ultimi ordini del capo. Con la morte del boss corleonese i capi hanno sentito l'esigenza di rivedersi e ripristinare le regole. Risulta anche la cogestione e i contatti con la Ndrangheta sia per ambiti illegali come gli stupefacenti, ma anche per settori legali come il traffico di rifiuti". Lo ha detto Federico Cafiero de Raho, capo della Procura nazionale antimafia ed antiterrorismo, intervenendo in conferenza stampa assieme al procuratore di Palermo, Francesco Lo Voi, all'aggiunto Salvatore De Luca e al comandante provinciale dei carabinieri, Antonio De Stasio, al comandante della Legione carabinieri Sicilia, Giovanni Cataldo. "Mi sembra rilevante che la commissione individui come capo Settimo Mineo, capo mandamento di Pagliarelli. Vuol dire - ha proseguito - che la commissione ha spostato il suo baricentro verso la citta' di Palermo a differenza di quando questa era in mano ai corleonesi. La strategia delle stragi non e' condivisa, evidentemente. Viene scelto il piu' anziano, si riconosce il vertice con un criterio oggettivo, non c'e' competizione. C'e' l'esigenza di portare avanti strategie economiche e finanziarie e criminali muovendosi assieme, senza contrasti. Si muovono - aggiunge - ancora con il metodo dell'intimidazione e delle estorsioni utilizzando anche i vecchi, arcaici, metodi come la testa di capretto lasciata sul tavolo di casa di un imprenditore". 

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