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Cronache
Dossieraggio, l'inchiesta si allarga al Vaticano. Diddi: "La GdF un'intrusa"

Dossieraggio, l'inchiesta si allarga al Vaticano. Su Affari le parole del promotore di giustizia Diddi

Le parole del sostituto procuratore della Direzione Nazionale Antimafia Antonio Laudati, che si è avvalso della facoltà di non rispondere davanti ai pm di Perugia, si sono abbattute come una scure sul caso dossieraggio che lo vede coinvolto. “Non ho mai costruito dossier per spiare o ricattare politici o personaggi famosi”. E ancora: “Tutti gli accertamenti erano determinati da esigenze investigative, e riguardano persone da me non conosciute e rispetto alle quali non avevo alcun interesse personale né alcun intento di danneggiare”.

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Parole che fanno eco alla “confessione” resa dal finanziere Pasquale Striano qualche giorno fa, nella quale però rispediva la patata bollente proprio alla Direzione Nazionale Antimafia. Ma se è vero che sono ormai note le centinaia di personalità attenzionate, appartenenti al mondo dell’imprenditoria, della politica, dello spettacolo, è anche vero che si potrebbe aprire (anzi, si è già aperto) un’appendice, o per meglio dire un canale parallelo, di indagine a carico di Striano&Co. Un canale che travalica addirittura i confini nazionali, visto che parliamo dello Stato Vaticano.

Il promotore di giustizia, Alessandro Diddi, ha infatti ufficialmente aperto un'inchiesta sul dossieraggio. Il fascicolo, al momento, è senza indagati e senza ipotesi di reato, ma gli approfondimenti sono già partiti, quasi a voler lanciare un segnale agli “spioni” a caccia di segreti e tracce informatiche su personaggi che ruotano attorno alla Santa Sede. Il luogotenente della Guardia di Finanza, infatti, avrebbe indagato anche su personaggi molto vicini al cardinale Angelo Becciu, condannato al termine del processo sulla gestione dei fondi della Segreteria di Stato e la compravendita del palazzo di Londra. Come riportato da Il Giornale, si tratterebbe del finanziere Raffaele Mincione, del minutante della Segreteria di Stato Fabrizio Tirabassi, del broker Gianluigi Torzi, del testimone Luciano Capaldo e di Cecilia Marogna, la dama legata a Becciu.

“Appena ho scoperto, dagli articoli di giornale, che Striano avrebbe fatto interrogazioni a vari archivi della Dna su nominativi che negli anni sono stati oggetto di attenzione dell’ufficio del promotore di giustizia, mi sono attivato” dice ad Affaritaliani.it Alessandro Diddi. “Dobbiamo capire anche che tipo di reato ipotizzare. Ma è un fatto che merita approfondimento; dal momento che noi non conosciamo lo Striano, e nessuno di noi gli ha mai chiesto di fare interrogazioni di alcun tipo, resta da chiedersi per quale ragione ciò sia avvenuto”.

In questo caso le doglianze sono arrivate, spiega Diddi ad Affaritaliani.it, “anche da qualcuno degli imputati in processi nello Stato del Vaticano. Addirittura c’è stato un convegno dove si ipotizzavano collegamenti e trame tra il presidente del tribunale e non so chi altro… . Ma una cosa è certa: la mia iniziativa prescinde da quanto detto dagli imputati”. Tra di loro, però, non risulta il cardinale Angelo Becciu, precisa ancora il promotore di giustizia: “Questo lo escludo. È lui ad aver detto di esser stato attenzionato da Striano, ma perchè ha interesse a delegittimare il lavoro fatto dalle procure, e a inserirsi in questo discorso. A me non risulta che Becciu sia stato oggetto di attenzione”.

C’è quindi la possibilità, dicevamo, che si apra un altro canale di indagine? “Non si può parlare di un vero e proprio collegamento investigativo, anche se in passato c’è stata una collaborazione con varie procure di Italia. Noi, per esempio, abbiamo la nostra gendarmeria che effettua le segnalazioni sulle operazioni sospette; è un fatto, quindi, che se la Guardia di Finanza di un altro Stato indaga dall’esterno… beh, questa è un’intrusione”. Questo anche se, ammette Diddi, “non è scontato che si possa instaurare un procedimento, e quindi un processo, a carico degli stessi soggetti qui in Vaticano, forse per mancanza di giurisdizione”.

Ma c’è un altro tema su cui stuzzicare il promotore di giustizia, ossia la possibile costituzione di una commissione parlamentare di inchiesta sul caso dossieraggio. Una commissione proposta dal Guardasigilli Nordio e “ridimensionata” nientedimeno che dal Presidente della Repubblica. Diddi, sul punto, è d’accordo con Mattarella: “Sposo il suo concetto, ‘non è una buona idea, quando c’è una magistratura che sta lavorando’”. E utilizza questo argomento anche per bocciare, di fatto, la commissione insediatasi per il caso della sparizione di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori. “Ci sono due procure che stanno lavorando su questo caso. Attualmente la commissione parlamentare d’inchiesta non è uno strumento idoneo”.

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