Ebola, quasi diecimila nuovi casi a settimana
Non si arresta l'epidemia di ebola. Il totale dei casi, secondo quanto ha riferito oggi a Ginevra il vice direttore generale dell'Oms, Bruce Aylward, e' salito a quasi 9000 casi (8914). Il numero dei morti si e' portato a 4.447.
I Paesi piu' colpiti sono la Liberia e Sierra Leone, che hanno, rispettivamente, solo il 21 ed il 26% di posti letto negli ospedale rispetto a quelli di cui hanno effettivamente bisogno. In Nigeria e Senegal, invece, l'epidemia e' stata contenuta.
E' "inevitabile" che si registrino altri casi di ebola in Europa ma i Paesi occidentali del Vecchio Continente sono i "piu' preparati" al mondo per far fronte a questa minaccia: lo ha affermato il direttore regionale dell'Organizzazione mondiale della sanita' (Oms) per l'Europa, Zsuzsanna Jakab, mentre sale l'allarme dopo il caso dell'infermiera contagiata in Spagna. "Casi importati come questo e altri simili come quelli avvenuti in Spagna ci saranno anche in futuro, molto probabilmente", ha commentato al telefono dall'ufficio a Copenaghen, "e' abbastanza inevitabile" a causa dei tanti viaggi tra i Paesi colpiti in Africa occidentale e l'Europa. "Succedera' - ha concluso Jakab - ma la cosa piu' importante e' che l'Europa e' ancora a basso rischio e che la regione occidentale del continente in particolare e' quella meglio preparata al mondo a rispondere alle febbre emorragiche, compresa l'ebola".
Rezza (Iss), cauto ottimismo per nuovi dati Oms - "Possiamo scorgere un piccolo barlume di speranza nel rallentamento dell'epidemia di Ebola in alcune delle aree piu' colpite. Tuttavia, il nostro deve essere un cauto ottimismo perche', come e' gia' successo in passato, la situazione potrebbe cambiare velocemente e il numero dei casi potrebbe nuovamente aumentare". Lo sottolinea all'AGI Gianni Rezza, infettivologo dell'Istituto Superiore di Sanita', commentando gli ultimi dati dell'Oms che, seppur hanno segnalato un aumento del numero assoluto di nuovi casi, hanno registrato un lieve calo della velocita' di diffusione del virus in alcune zone "calde".
"E' possibile che il rallentamento dell'epidemia in alcune aree - ha spiegato Rezza - sia un piccolo segnale che le misure di contenimento stanno avendo qualche effetto. E' un fatto che nell'ultimo periodo sono stati intensificati gli sforzi. Inoltre, non e' escluso che la popolazione stia rispondendo in maniera piu' positiva di quanto abbia fatto all'inizio". Tuttavia, secondo l'esperto, e' ancora troppo presto per cantar vittoria. "Bisognera' aspettare - ha precisato Rezza - una o due settimane per sapere se l'epidemia stia rallentando veramente. Non e' escluso che ricominci ad accelerare o addirittura a colpire aree considerate fino ad oggi 'meno calde'"