Cronache
Elezioni 2018, Minniti: troppi silenzi su rischi condizionamento mafie

Minniti: rischio clan su elezioni, c'è troppo silenzio
Elezioni: Minniti, troppi silenzi su rischi condizionamento mafie
"Il terrorismo e la mafia sono una minaccia drammatica alla nostra democrazia. Che venga sottolineato questo in piena campagna elettorale non e' irrituale ma cogente perche' il rischio che le mafie possano condizionare il voto libero degli elettori del nostro Paese minaccia il valore piu' importante della nostra democrazia". Lo ha detto il ministro dell'Interno, Marco Minniti, intervenendo alla presentazione della relazione conclusiva della Commissione parlamentare antimafia. "Su questi temi - ha aggiunto Minniti - non ci puo' essere silenzio in campagna elettorale, e invece vedo troppi silenzi sul tema".
Elezioni: Bindi, servono criteri candidabilita' piu' rigorosi
"Occorre che movimenti e forze politiche dimostrino, in modo autonomo e prima delle indagini della magistratura, di aderire a criteri di candidabilita' piu' stringenti, rispetto alla normativa attuale, indicati nel codice di autoregolamentazione da noi approvato". E' l'appello lanciato da Rosy Bindi, presidente della Commissione antimafia, nella relazione conclusiva presentata oggi al Senato. "Il rispetto delle garanzie costituzionali - sottolinea Bindi - non puo' diventare un alibi per tollerare situazioni opache e di compromissione con il malaffare e la criminalita' organizzata. Il numero crescente di comuni sciolti per mafia e di procedimenti a carico di amministratori ed esponenti della politica locale, il trasformismo politico e il clientelismo su cui fa leva il voto di scambio, impongono una seria riflessione sulla moralita' del sistema e sulla tenuta del principio di rappresentanza". "Un decadimento allarmante - ribadisce la presidente - confermato anche dal monitoraggio delle competizioni elettorali svolto dalla Commissione e che rende necessario integrare e correggere la legge Severino".
La relazione avanza proposte tese a rafforzare il sistema dei controlli e la trasparenza sulle situazioni processuali dei candidati. In particolare, "le autocertificazioni dei candidati vanno rese pubbliche e vanno estese anche a qualsiasi condanna dal primo grado in avanti". Senza intaccare il principio costituzionale che limita l'elettorato attivo e passivo solo in caso di condanna definitiva, la Commissione sottolinea l'importanza di "fornire ai cittadini informazioni complete per metterli nelle condizioni di operare una scelta consapevole. Occorre, inoltre, prevedere l'esclusione dalla competizione o la sospensione e la decadenza dalla carica per chi si scopre aver dichiarato il falso nell'autocertificazione". E ancora: "va resa obbligatoria l'acquisizioneimmediata, da parte delle prefetture, dei certificati penali e dei carichi pendenti dei candidati. A tal fine, occorre completare la riforma del casellario giudiziale nazionale per rendere tempestivi e corretti gli inserimenti in una banca dati nazionale realmente affidabile, sia per le condanne definitive sia per i carichi pendenti, recuperando l'arretrato che nelle regioni del sud e' anche di due anni".