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Cronache
Elezioni Csm, come cambia la giustizia con Davigo e Bonafede

Elezioni Csm, che cosa cambia con il trionfo di Davigo (e con Bonafede alla Giustizia)

Davigo e Bonafede. Sono i due nomi, su piani diversi ovviamente, sui quali gravita il futuro della giustizia in Italia. Trionfatore alle elezioni del Csm il primo, del quale si aspettano comunque ancora i risultati definitivi nei prossimi giorni, ministro della Giustizia del M5s il secondo. Di recente si era anche diffusa la voce di un rapporto privilegiato tra i due, tanto che l'ex pm di Mani Pulite era dovuto intervenire per smentire seccamente di essere il consigliere di Bonafede.

Effettivamente, le ultime mosse di Bonafede non sono al 100 per cento allineate con le posizioni di Davigo. Lo stop alla riforma delle intercettazioni, considerata "dannosa" dal Guardasigilli, incontrerà certamente i favori del magistrato, meno invece l'insistenza sulla "legittima difesa", definita una priorità prima dalla parte leghista del governo giallo-verde e ora anche dallo stesso Bonafede. Sul punto infatti Davigo si è più volte espresso in maniera negativa sul punto, parlando di una riforma basata su "un allarme sicurezza ridicolo e infondato", sottolineandone anche i potenziali rischi.

Resta da capire che cosa succederà sul resto dei temi legati alla giustizia. Daspo per i corrotti, blocco della prescrizione e utilizzo degli agenti sotto copertura o provocatori sono punti sui quali le posizioni del M5s covergono con le storiche proposte di Davigo. Proposte che il leader della corrente Autonomia e Indipendenza potrà portare all'interno di un Csm che ha vissuto con queste elezioni una decisa svolta conservatrice. Basti guardare al magro risultato di Area, la lista di Magistratura Democratica, con la candidata Rita Sanlorenzo arrivata ultima nella corsa ai due posti disponibili per i togati. Secondo alcuni spifferi, Sanlorenzo avrebbe pagato l'essere troppo filogovernativa con gli esecutivi del Pd. Ora tocca a Davigo. E a Bonafede.

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