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Cronache
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di Fabio Frabetti

Dopo aver lasciato la guerra e la Libia pensava di godersi una serena vecchiaia. E invece all'età di 84 anni si è ritrovata a vivere in condizioni disagiate, totalmente abbandonata da quelle istituzioni che invece dovrebbero tutelare le persone più fragili e deboli. Da questo, si dovrebbe misurare la civiltà di uno stato. Ma evidentemente in Italia tutto questo può passare tranquillamente in secondo piano, nel consueto rimpallo di competenze e responsabilità. Quella di Elvira Sciacca, può essere una situazione vissuta da molti altri anziani che magari non hanno neanche al loro fianco i figli in grado di poterli aiutare e sostenere.

UN DRAMMA DIETRO L'ALTRO - Per fortuna Elvira in questo non è sola, ma anche i figli hanno i loro problemi, il che rende ancora più difficoltosa la questione. «Mia mamma – racconta Sergio Porcarelli, uno dei figli – è nata in Libia e da poco è stata riconosciuta profuga bengasina. Sfollata nel 1941, ha un'invalidità civile riconosciuta dallo stato italiano. Anche io sono invalido: quando avevo 5 anni mi hanno asportato la milza per errore. Ho una figlia piccola e dunque vivere in queste condizioni è molto dura. Infatti sono dovuto ritornare a casa con mia mamma non potendo più sostenere certe spese. Viviamo quindi con la pensione di mia mamma di circa 600 euro. Ho fatto tutto il percorso di collocamento per gli invalidi civili ma non ho trovato niente. Il problema per mia madre più grande è che in sostanza le viene negato l'accompagnamento. È portatrice infatti di gravi handicap e mutilazioni, pur avendo presentato tutte le istanze di aggravamento presso la commissione medica di appartenenza. Non le hanno dato nemmeno il pass per gli invalidi. Oltre ad avere difficoltà ad un arto per un carcinoma mammario mutilante, soffre di reumatismi, prolasso uterino, colecisti. Nel luglio del 2012 è stata colpita da un ictus, cosa purtroppo capitata anche a mio fratello Giorgio. Dimentica le luci accese, il frigo aperto. Dobbiamo arrivare a qualcosa di più grave prima che si muova qualcuno? Ci viene mandato un pacco alimentare e il comune di San Gregorio (Catania) ci invia un aiuto per le pulizie di casa per tre ore alla settimana. Ma mia madre necessita di ben altra assistenza e accompagnamento. È giusto, mi chiedo, che per ingiuste percentuali di invalidità concesse a moltissime persone nel corso degli anni si neghino adesso a chi ne ha un effettivo bisogno?».

COME DURANTE LA GUERRA - Nel corso degli anni alla signora Elvira sono accaduti altri incredibili imprevisti, una sorta di accanimento verso chi è stato già duramente provato dalla vita. Non solo per un cavillo tecnico le è stato negato il diritto di accompagnamento ma lo stesso Inps le ha richiesto 5000 euro di tasse risalenti agli anni '80, che il marito artigiano non avrebbe pagato quando era ancora in vita. Pur non avendo in sostanza ereditato niente come vedova si ritrova questo debito da pagare, esteso ai figli nel caso non venga saldato. Non solo. La casa in cui vive si ritrova senza fornitura di gas: «Tutto – prosegue Sergio – è cominciato quando avevamo inviato alla società che detiene una sorta di monopolio nella nostra zona, alcune rimostranze per bollette a nostro giudizio eccessive. Erano calcolate sempre sulla stima e non si può certo pretendere che una donna anziana vada a fare l'autolettura del contatore. Le somme pagate in eccesso non venivano mai restituite. Ogni bolletta arrivava anche a 200 euro: per una persona anziana, che viveva da sola, era una cifra davvero eccessiva e spropositata al consumo. Da quel momento non solo ci hanno staccato la fornitura ma in sostanza ci viene impedito il passaggio ad altre compagnie. Il gas fu sospeso il 21 dicembre del 2010, a pochi giorni da Natale, in pieno inverno. Come si può lasciare una signora anziana in queste condizioni? Solo grazie al contributo della fondazione laica Castellini di Roma ci è stato concesso un contributo economico con il quale poter utilizzare lo scaldabagno. Il riscaldamento è sempre assente e ci si deve scaldare con delle stufette. Spendiamo un sacco di soldi di elettricità e per cucinare teniamo in casa una bombola del gas da 15 kg. Una condizione di povertà molto simile a quelle che mia mamma ha vissuto durante la seconda guerra mondiale in Libia».

SOLIDARIETA' INTERMITTENTE - Senza lavoro e con l'auto in stato di fermo da parte del giudice di pace il figlio vive con la scarna pensione della madre, le cui condizioni si stanno aggravando sempre di più e che necessiterebbe di ben altra esistenza. Sergio in questi anni si è rivolto a tutte le figure istituzionali possibili ed inimmaginabili. Ha ricevuto varie risposte di sensibilizzazione dalla presidenza della Repubblica e dalla prefettura di Catania. Altre istituzioni locali invece vengono sentite da questa famiglia molto lontane. «Anche la Chiesa non ci ha aiutato, solo messaggi di auguri. Nonostante abbia anche fatto volontariato. Tra i gesti che ci hanno più fatto piacere quello dell'Arma dei Carabinieri che ci ha donato un anno della sua rivista: mia madre ama molto leggere, riesce così ad evadere almeno con la mente ed a ricordare la sua giovinezza. Viviamo barricati in casa, non oso pensare come farò quando verrà a mancare mia madre. La mia unica evasione è rappresentata da internet. Chiedo solo di poter lavorare e di non lasciare una donna anziana in queste condizioni. Non percepisco alcuna pensione di invalidità o sussidio del comune. Fin qui sono riuscito a vivere sono con i risparmi del lavoro fatto in tanti anni».

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