Eterologa vietata in Italia fino alla legge
Niente eterologa in Italia fino a una legge ad hoc. Questa la situazione, secondo quanto appreso da fonti del ministero, alla luce della decisione del Consiglio dei ministri di sostituire al decreto urgente proposto dal ministro della Salute Beatrice Lorenzin proprio una legge, che necessariamente dovra' seguire i tempi dell'iter parlamentare. Questo perche', si fa notare, non basta la sentenza della Consulta che aveva dichiarato incostituzionale la fecondazione eterologa a dare il via automaticamente alle procedure: servono una serie di norme tecniche, che erano meticolosamente elencate nel decreto, dal registro dei donatori ai criteri e ai test per selezionare donatori e riceventi, senza le quali e' impossibile partire. Per questo l'indicazione emersa in CdM, a quanto si apprende, e' stata quella di essere molto rigidi nell'applicazione di questo divieto, anche attraverso i Nas, finche' appunto una legge non consentira' l'avvio dell'eterologa nel nostro Paese.
Il governo invia al Parlamento la questione fecondazione eterologa. Il decreto scritto dal ministro alla Sanità Beatrice Lorenzin e pronto già da martedì per l'approvazione non è arrivato al cdm. All'unanimità i ministri hanno deciso di cambiare strategia. E' probabile che a questo punto i tempi necessari a definire le varie questioni legate a questo trattamento si dilatino di molto, visto che entrano in ballo le due Camere. Nel provvedimento Lorenzin, tra l'altro, erano affrontati solo temi tecnici.
Dall'età dei donatori (20-35 anni le donne, 18-40 gli uomini), agli esami che avrebbero dovuto fare. Inoltre era sottolineato che questi ultimi dovevano restare anonimi ed essere identificati solo da un codice alfanumerico, da usare nel caso fossero state scoperte malattie nel figlio naturale. Soprattutto, però, il decreto stabiliva che l'eterologa è un lea, un livello essenziale di assistenza che deve essere assicurato a tutti i cittadini da tutte le Regioni. Con l'approvazione del decreto questo punto avrebbe obbligato i vari sistemi sanitari a avviare questo tipo di pma, procreazione medicalmente assistita, nelle strutture pubbliche praticamente da subito. Adesso si rischia una grande difformità di offerta. La Toscana, ad esempio, ha già fatto una delibera per autorizzare i suoi centri all'eterologa, altre Regioni sono molto più indietro ma cercano di preparare anche loro atti per poter partire. Altre ancora aspettano una disciplina nazionale. Poi ci sono i centri privati, che si muovono comunque sulla base alla sentenza della Consulta.
L'idea di coinvolgere il Parlamento era quella iniziale dello stesso ministro Lorenzin, che poi davanti a molte critiche aveva deciso di fare un decreto. Il governo ha però deciso ieri che il tema è troppo complesso e che devono esprimersi le Camere. I tempi così slitteranno, a meno che dal Parlamento non si inviti il consiglio dei ministri a non fare nulla, perché non c'è bisogno di alcuna nuova legge per andare avanti. Lorenzin intanto ha preparato una lettera da mandare a tutti i capigruppo per spiegare loro la questione.