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Cronache
Gladio, eterna confusione: è ora di fare chiarezza

Rammarica molto vedere ed assistere a questo continuo fango nei confronti della Settima Divisione Sismi e soprattutto della struttura Stay Behind italiana denominata Gladio. Negli ultimi tempi escono redazionali ove si punta il dito sulla cosiddetta "nota” organizzazione. Ad essa vengono additate tutte le nefandezze della Prima Repubblica; le stragi, gli omicidi illustri, i rapporti con la Mafia e una serie di teorie spesso fuorvianti che non corrispondono affatto a quella che è la verità storica e soprattutto processuale.

Cosi facendo non si fa altro che calpestare anni, anzi, decenni di lavoro di: investigatori, polizia giudiziaria, magistrati e giudici che tanto hanno speso delle loro vite per tirar fuori luce e verità su gran parte delle stragi (mafiose e non) del secolo scorso. Esercizio di pura fantasia che danneggia l’operato di chi ha portato con sacrificio in Corte di Cassazione numerosi colpevoli e mandanti attribuiti a quel lungo e devastante periodo.
 

Parliamo per “tabulas” una volta per tutte poiché se carta canta villan dorme è bene dire le cose come stanno. Partiamo dalla commissione Stragi tanto citata. E’ falsa l’affermazione che la suddetta C. parlamentare accertò la verità sulla vera natura di quella misteriosa associazione. Essa non accertò nessuna verità inconfutabile ma si limitò a delle conclusioni solo durante la presidenza Gualtieri. Da quel gruppo di deputati e senatori riuniti per 13 anni vennero fuori, solo nel periodo della “Gualtieri”, teorie non del tutto condivisibili poiché si era ancora agli inizi del post scandalo. Dello stesso avviso non fu, difatti, neanche il secondo presidente Giovanni Pellegrino, il quale, ci sembra, non abbia avvallato completamente quanto affermato e scritto nelle relazioni conclusive inviate alla Camere (Spadolini e Iotti) il 22 aprile 1992 dall’Onorevole Libero Gualtieri.

In quelle carte, fondamentalmente, costui insiste con prepotenza sulla illegittimità dell’organizzazione e non tanto sulla colpevolezza di atti stragisti. La cosa è ben diversa, anzi, totalmente agli antipodi.

Confermando che: “In sostanza Gladio ha vissuto clandestinamente per quarant’anni, non per i servizi di informazione avversari, che ne hanno sempre conosciuto l’esistenza, ma per le istituzioni italiane”.

 

Ribadendo inoltre che “Non tutto ciò che è accaduto negli anni torbidi della nostra storia recente va addebitato a Gladio. Ma Gladio è stata una componente di quella strategia che, immettendo nel sistema elementi di tensione, ha giustificato la necessità di opportuni interventi stabilizzatori. Alla magistratura spetta di individuare quali di questi interventi abbiano avuto rilevanza penale”.

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Spetta alla magistratura dunque (come sostenne Gualtieri) e non alle Commissioni!!!!

Interessante è osservare ciò che il secondo Presidente della “Stragi” Pellegrino e lo scrittore saggista Giovanni Fasanella specificarono anni dopo nella prefazione del libro “La Vittoria del Gladiatori” del Generale Paolo Inzerilli (già Capo di Stato Maggiore Sismi e comandante Gladio per 12 anni): “alla luce degli avvenimenti successivi, in molti è rimasta la sensazione che la rivelazione della Gladio fosse il classico “osso gettato in pasto al cane”, un diversivo, per non parlare di un vero e proprio depistaggio, per distrarre l’attenzione da qualcos’altro. La magistratura e la sinistra lo azzannarono fameliche, per poi accorgersi che intorno all’osso non c’era neppure un grammo di polpa”.

E ancora: “la legittimità di Gladio è assodata. E anche la sua estraneità – come struttura – alla strategia della tensione”.

Pellegrino, con saggezza, fornisce una versione particolare e soprattutto attenta del quadro complessivo. Sembra staccarsi dal singolo soggetto e alzarsi in volo osservando la questione con una prospettiva più ampia. Non andava in alcun modo creato il “mostro” per la sola necessità ideologica e quindi si doveva evitare assolutamente l’errore di individuare in Gladio la chiave interpretativa di tutte le vicende della strategia della tensione e delle stragi in Italia, onde evitare di incorrere in un involontario, quanto grave, autodepistaggio.

Ciò che il Presidente sostenne in merito agli “anni di piombo” non solo è condivisibile sotto tanti punti di vista ma anche verosimile. Dice che: “In realtà lo stragismo fu un momento di una storia più complessa, svelarne le cause ed i fini – che coincide con l’investigare sulle ragioni che hanno ostacolato l’individuazione delle relative responsabilità – può essere possibile soltanto se si riesce in maniera completa o quasi completa a ricostruire un mosaico, di cui Gladio costituisce un tassello importante, ma pur sempre un tassello”.

Allora la domanda sorge spontanea. Di quale commissione stiamo parlando? Della Gualtieri o della Pellegrino? Perché le cose non sembrano collimare. Poi, di non meno importanza ovviamente, sono la sentenza della II Corte di Assise di Roma, le lunghe indagini del bravissimo Giudice milanese Guido Salvini (che per quasi tutta la sua vita si è dedicato allo stragismo italiano), dello storico Aldo Giannulli e di tanti altri magistrati che hanno scavato e poi prosciolto la struttura segreta di Forte Boccea e Alghero.

Appena 40 giorni prima della Gualtieri, il Copaco (comitato di controllo parlamentare sui servizi segreti) a firma Gitti (il Presidente), (poi divenuto Copasir), sostenne tutt’altra cosa rispetto a Gualtieri.

Era totalmente legittima!!!

Sulle pagine del Corr. della Sera 24 ore dopo esce la clamorosa notizia:

Gladio “legittima”, non c’entra con le stragi

“Di deviazioni verificatesi, o che si sarebbero verificate, nell’ attività di settori dei Servizi di informazione e sicurezza in corrispondenza di gravissimi, luttuosi avvenimenti che hanno segnato a più riprese la vita civile del Paese (cioè le stragi, ndr) non appare traccia evidente o concreto indizio nè in riferimento a Gladio nè con riferimento ad altre attività del Servizio”.

Il Tribunale dei Ministri e l’Avvocatura generale dello Stato sono praticamente dello stesso avviso del Copaco. Altra domanda giunge automatica: perché Gualtieri dunque sarebbe l’unico accusatore e l’unico “investigatore” con la verità in tasca? Gli altri sopra citati (organi istituzionali o singole persone)…sono tutti “malfattori e corrotti??

Peccato che la storia non è questa. Esistono sentenze e aule di tribunali che danno esiti incontrovertibili. Sulla illegittimità della struttura (di cui tanto parla Gualtieri), il Gen. Inzerilli risponde a Crocoli sul libro in questi precisi termini: Affermazione falsa e fuorviante.

L’accordo è stato giudicato legittimo e costituzionale dalla Avvocatura dello Stato nel marzo ’91, un anno prima della relazione Gualtieri.

Il COPACO nella sua relazione del febbraio 92 sulla base della stessa documentazione in possesso della Stragi riporta la tesi dell’Avvocatura dello Stato sulla liceità dell’accordo e riporta le dichiarazioni di Taviani sull’organizzazione, sulla sua liceità, sulla opportunità che l’accordo non venisse presentato in Parlamento con i pareri concordi del Presidente del Consiglio dei Ministri, del Ministro della Difesa e del Ministro degli Esteri dell’epoca.

Fondamentale è la sentenza inappellabile del Tribunale dei Ministri del luglio 94 nel procedimento contro Cossiga, Martini, Inzerilli, messi sotto accusa dal GI di Venezia Casson, nella quale viene sottolineato che “l’accordo fra i due Servizi non fu comunicato al Parlamento per la ratifica in quanto rientrante tra gli accordi bilaterali di collaborazione e assistenza previsti dall’articolo 3 del Trattato del Nord Atlantico del 4/4/49, approvato con legge 1/8/49 n. 465 e, non secondariamente, in quanto ritenuto inconciliabile con la particolare riservatezza della materia”.

Poi, in alcuni redazionali online, si parla di coinvolgimenti di Gladio con gli omicidi di Rosario Livatino, Piersanti Mattarella, dell’onorevole Pio La Torre, del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa e sua moglie Emanuela Setti Carraro. E’ proprio così o ci stiamo avvicinando alla pura fiction?

Rosario Livatino:

Ucciso dall’organizzazione agrigentina denominata Stidde, il testimone oculare Pietro Nava individuò gli esecutori materiali.

Piersanti Mattarella e Pio La Torre:

Anno 1995, condannati all'ergastolo quali mandanti di entrambi gli omicidi Mattarella e La Torre i boss mafiosi: Salvatore Riina, Michele Greco, Bernardo Brusca, Bernardo Provenzano, Giuseppe Calò, Francesco Madonia e Nenè Geraci.

Carlo Alberto Dalla Chiesa e Emanuele Setti Cararro:

Condannati all'ergastolo come mandanti i vertici di Cosa Nostra, ossia i Boss: Totò Riina, Bernardo Provenzano, Michele Greco, Pippo Calò, Bernardo Brusca e Nenè Geraci. Nel 2002 arriva la condanna in primo grado, quali esecutori materiali dell'attentato, Vincenzo Galatolo e Antonino Madonia, entrambi all'ergastolo, Francesco Paolo Anzelmo e Calogero Ganci a 14 anni di reclusione ciascuno.

Capaci e Via d’Amelio:

Non risulta in nessuna inchiesta che Gladio sia stata tirata in ballo.

Vogliamo discutere anche su queste (ed altre) sentenze passate in giudicato? Ma andiamo ora alla strategia della tensione e alle ennesime accuse nei confronti di Gladio. Le ultime affermazioni uscite sempre su alcune testate sostengono che la Nato era l’entità da cui provenivano gli esplosivi usati per tutte le stragi commesse in Italia. Parole forse un tantino gravi e, considerata l’importanza del PATTO ATLANTICO, estremamente generalizzanti.

Peteano, Piazza Fontana, Piazza delle Loggia ecc. ecc. non risulta agli atti che il materiale sia stato di provenienza NATO o GLADIO. Per Peteano sappiamo con certezza che era esplosivo da cava sottratto dal terrorista reo-confesso Vinciguerra tempo prima dell’attentato. Piazza Fontana furono 7 kg di tritolo (non provenienti da depositi Cia, Nato o Gladio), mentre la bomba a mano nel cassonetto di Brescia era di fabbricazione israeliana, composta da un mix di gelignite, dinamite e tritolo.

Per Portella della Ginestra, anch’essa “curiosamente” tirata in ballo con Gladio, si arriva poi all’inverosimile. La tragedia messa in atto dalla Banda Giuliano è avvenuta il 1 maggio 1947, ovvero, quando ancora non si era nemmeno costituita la NATO (4 aprile ’49), la CIA (18 settembre ’47), il Sifar (30 marzo ’49) per non parlare della GLADIO, nata tramite accordo tra il Servizio Segreto Statunitense e quello Italiano il 26 novembre del 1956.

Infine (si fa per dire) si tira fuori il famigerato gruppo OSSI, il noto Nucleo “K”…che tanti appassionati hanno apostrofato con “Killer”. Anche qui alla domanda di Crocoli a Inzerilli su questi particolari soggetti l’ex Capo di Stato Maggiore sul libro risponde categorico: Gli “Ossi” (Operatori Speciali del Servizio Informazioni) erano un gruppo della 7ª divisione costituito nel 1986 su imput dell’Ammiraglio Martini. Dovevano avere le stesse caratteristiche psicofisiche e di formazione del personale delle Forze Speciali (battaglione Col Moschin della Folgore o Comsubin) per poter far fronte a qualsiasi necessità dal punto di vista operativo del Servizio come le Special Forces Usa nei confronti della CIA o il SAS inglese.

La sigla “K”, che qualcuno ha voluto trasformare in “Killer”, era semplicemente, come dimostrato per tabulas, la sigla distintiva del numero di protocollo assegnato al gruppo, poi Sezione (ogni gruppo – Sezione della 7ª aveva un lettera distintiva nel proprio numero di protocollo).

Dovevano essere pronti a svolgere qualsiasi compito di carattere operativo- informativo sia in territorio nazionale che all’estero.

In tempo di guerra sarebbero stati infiltrati dietro le linee nell’ambito dell’Stay Behind. In tempo di pace dovevano anche fare da istruttori nell’ambito della Gladio. Sono stati impiegati in servizi di protezione di personalità politico-istituzionali (per esempio il Presidente del Consiglio Bettino Craxi, il Ministro degli Esteri Gianni De Michelis, Susanna Agnelli, sottosegretario del MAE in missione fuori confine) o come istruttori di personale di Servizi collegati in funzione antiterrorismo, per controllo delle misure di sicurezza dei cantieri di ditte italiane nei Paesi del continente africano. Nulla di particolarmente eccitante!

Ma andiamo ora alle cose certe, alle carte giudiziarie.

Le sentenze riguardanti i due veri processi nei confronti di Gladio, ovvero il “Caso Stoppani” e - quello forse più importante - tenutosi nell’aula bunker di Rebibbia (per le accuse di soppressione, occultamento o distruzione della documentazione concernente i rapporti con i centri periferici e di soppressione o occultamento di microfilms di materiale documentale) parlano chiaro.

Stoppani (una sorta di caso Abu Omar al rovescio):

Il reato contestato è quella di avere costituito una banda armata per progettare e compiere attentati con la denominazione Mia (Movimento Italiano Adige). Il gruppo – secondo il castello accusatorio - avrebbe anche preparato, senza tuttavia mai compierlo, il rapimento del terrorista latitante Peter Kienesberger, rifugiatosi in Austria e successivamente in Germania.

Il 19 novembre sopraggiunge l’assoluzione per Paolo Inzerilli, Francesco Stoppani e Francesco Mura. I giudici applicano nei confronti dei tre imputati la norma dell’articolo 309 del codice penale il quale prevede che le ipotesi accusatorie di banda armata non siano punibili quando coloro che “prima che sia commesso il delitto per cui la banda armata venne formata, e prima dell’ingiunzione dell’autorità o della forza pubblica, o immediatamente dopo tale ingiunzione, si ritirino dalla banda stessa”

PROCESSO ROMANO SVOLTOSI A REBIBBIA:

CORTE DI ASSISE DI ROMA

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

L’anno duemilauno, il giorno 3 del mese di luglio, in Roma

LA II CORTE DI ASSISE DI ROMA

Visto l’art. 530 c.p.p.;

assolve Martini Fulvio e Inzerilli Paolo dai reati loro ascritti al capo a), relativamente alle ipotesi di soppressione, occultamento o distruzione della documentazione concernente i rapporti con i centri periferici e di soppressione o occultamento di microfilms di materiale documentale per non aver commesso il fatto;

assolve Invernizzi Gianantonio dal reato di cui al capo e) e gli stessi Martini e Inzerilli dalle altre imputazioni loro rispettivamente ascritte perché il fatto non sussiste.

Ordina il dissequestro e la restituzione al SISMI della documentazione in sequestro.

Fissa in giorni 90 il termine per il deposito della motivazione. Roma 3 luglio 2001.

II Presidente (dott. Mario Lucio D’Andria)

Il giudice estensore (dott. Stefano Petitti)

Questo accanimento è – secondo Crocoli – un’offesa non soltanto ai 622 gladiatori, a tutto il comparto dell’intelligence italiana e ai vertici militari ma a tutti quei giudici che hanno emesso condanne definitive per tutte le stragi italiane (mafiose o politiche) e, per tutti gli altri colleghi che hanno indagato sull’organizzazione per quasi trent’anni!

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