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Cronache
Guerra, il cardinale Zuppi è di sinistra ma contro Hamas. Ira dei militanti
Cardinale  Matteo Zuppi

Guerra Israele/ Torna l’ambiguità in politica estera di Bergoglio, un papa peronista, che non è nuovo a improvvisi e clamorosi ribaltamenti di campo

Ormai abbiamo tutti conosciuto questo prete segaligno, Matteo Zuppi, romano testaccino che pare il figlio di Carletto Mazzoni o un protagonista di un film pasoliniano. Uomo di sinistra, ha fatto tutta la sua carriera proprio nel sociale trovando ampia sponda nella Chiesa postconciliare. Potentissimo capo dei vescovi italiani, regge e manovra la diplomazia vaticana, avendo fatto fuori il titolare del dicastero competente.

Infatti il cardinal monsignore capo della Cei, consigliere spirituale di Sant’Egidio, Matteo Zuppi, ha fatto fuori il Segretario di Stato ufficiale, il cardinale Pietro Parolin che è letteralmente scomparso dai radar con la guerra in Ucraina ed ora con quella in Palestina, ma non è che prima si notasse molto.

Il Papa si fida solo di Zuppi che manda in giro per il mondo in sua vece. E il porporato romano, arcivescovo di Bologna, non se lo fa ripetere due volte e percorre indefesso l’intero globo terracqueo e sotto sotto il pensiero di fare il Papa ce l’ha, anche perché Bergoglio di altri non si fida molto e più guerre ci sono in giro e più il potere del porporato romano sale, diciamo pure di colle in colle.

Tuttavia Zuppi significa Comunità di Sant’Egidio e come Putin ha appaltato alla Wagner varie missioni nel mondo così Papa Francesco ha appaltato la guerra ucraina ed ora quella palestinese a Sant’Egidio che però, e questo è il punto saliente, è in ottimi rapporti con la Cina. 

LEGGI ANCHE: Francesco scommette sulla Comunità di Sant'Egidio: Zuppi pigliatutto

Tuttavia la politica di Sant’Egidio è stata sempre una politica terzomondista, frutto di un clima storico legato al Concilio Vaticano II, che ha impregnato da decenni tutto l’agire dei Papi sullo scenario internazionale. E se nella guerra russa la cosa ci poteva ancora stare non ci sta più in quella palestinese e le contraddizioni stanno venendo al pettine. Perché la situazione vaticana è lo specchio fedele di quello che sta accadendo nella sinistra non solo italiana ma mondiale.

Il tema ebraico è un tema estremamente divisivo ed infatti anche nei progressisti mondiali ci si divide tra chi sta con Hamas e chi sta con Israele. Anche la destra è divisa, purtuttavia se in maniera meno netta. A livello istituzionale è per Israele ma i militanti, soprattutto chi ha conosciuto e condiviso i valori del Movimento Sociale Italiano di Giorgio Almirante, non lo sono affatto, e “tifano” anche loro per Hamas. Ma torniamo al Vaticano. Con chi si è schierato Zuppi? Qualche giorno fa l’arcivescovo di Bologna intervenendo all’assemblea annuale dell’Anci- quindi in un contesto istituzionale- ha dichiarato:

"Hamas è il peggiore nemico del popolo palestinese. C'è bisogno di una leadership palestinese autorevole che sappia difendere il proprio popolo ed occorre trovare una soluzione che garantisca i diritti delle due parti. Bisogna vincere la violenza perché non ci si può mai abituare alla guerra. Le parole e lo sguardo di Papa Francesco e della Chiesa vanno nella direzione di cercare le vie di uscita, di evitare la polarizzazione che spesso nutre il conflitto che deve finire nel dialogo che prima comincia prima fa sì che si affrontino le cause e si cerchi di risolvere".

Insomma ha sparato un bel siluro su Hamas rifugiandosi nella narrazione che non rappresenterebbe lo stato Palestinese, come invece è, almeno per la Striscia di Gaza. L’uscita di Zuppi, e quindi del Papa, ha indispettito ulteriormente la sinistra ufficiale i cui militanti, come noto, sono invece per capire le ragioni di Hamas. Dunque torna l’ambiguità in politica estera di Bergoglio, un papa peronista, che non è nuovo a improvvisi e clamorosi ribaltamenti di campo.

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