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Cronache
Genitori Renzi cadono sulle cooperative. Ecco perché. Il settore va riformato

E i Renzi sono caduti sulle cooperative. 

Ma guarda il caso. 

Quelle che sono sempre accusate di essere la cinghia di trasmissione della sinistra sono diventate il principale inciampo della famiglia dell’ex premier Pd. 

Coop e sinistra a braccetto, ancora una volta. Ma non sarà il caso di riformare il settore inserendo dei veri controlli? 

Al centro dell’inchiesta che ieri ha portato agli arresti domiciliari i genitori dell’ex premier italiano Matteo Renzi ci sono Delivery Service, Europe Service e Marmodiv, tre coop in rapporti con la società di famiglia, la Eventi 6 (ex Chil Post poi andata in bancarotta). 

E il dubbio sorge: qualcuno, prima che intervenisse la magistratura, le ha mai controllate queste cooperative?

Vista le loro particolari agevolazioni fiscali le cooperative devono per legge essere controllate. Tanto più in un Paese dove gli imprenditori comuni vengono tartassati dalle tasse. 

Ma in questo caso è stato fatto? Così, per capire se rispettavano le norme che permettono di pagare meno tasse. 

Oggi è intervenuta la lente della magistratura ma questo è un evento estremo.

Per Matteo Renzi, che nulla c’entra formalmente con le cooperative del caso, l’attenzione sarebbe scattata per il suo cognome. Lo fa capire quando dice: “Da figlio sono dispiaciuto per aver costretto la mia famiglia e le persone che mi hanno messo al mondo a vivere questa umiliazione immeritata e ingiustificata. Se io non avessi fatto politica e non avessi cercato di cambiare questo Paese i miei oggi sarebbero tranquillamente in pensione”.

Sarebbero vittime. Onestamente è difficile vedere misure restrittive così dure, come quella degli arresti dei Renzi, quando si parla di cooperative.

Secondo i magistrati l’obiettivo di chi deteneva la regia delle tre coop dei Renzi era di risparmiare sugli oneri previdenziali: “di avere a disposizione lavoratori dipendenti senza dover sopportare i costi relativi all ’adempimento di oneri previdenziali ed erariali, tutti spostati in capo alle cooperative stesse”… “destinandole all’abbandono non appena esse raggiungevano uno stato di difficoltà economica”. 

Nessuno però si era accorto prima dei presunti sotterfugi contestati.

Per i pm i coniugi Renzi erano i reali controllori delle coop anche se “l’omesso versamento sistematico degli oneri previdenziali e tributari” sarebbe avvenuto “soltanto con riferimento al periodo successive all’abbandono della cooperativa da parte di Renzi Tiziano e Bovoli Laura in favore di Massone Mariano. Certo è che la fallimentare fine della Cooperativa era ben prevedibile al momento del suo abbandono”. 

L’accusa di aver svuotato le casse di tre cooperative provocandone il fallimento si intreccia con le deposizioni di persone informate sui fatti, sentite formalmente dagli inquirenti, che hanno sovrapposto i soggetti che operavano per la coop Marmodiv e per la Eventi 6.

Le coop dei Renzi, almeno due, erano iscritte a Confcooperative di Firenze, città dell’ex premier e dove questi è stato sia presidente della provincia che sindaco.

Chi esercita il controllo sulle cooperative sono le centrali cooperative. Ma le centrali (Legacoop, Confcooperative, Uecoop, ecc..), a cui bisogna essere iscritti se non si vuole aderire solo al Mise (ministero dello Sviluppo Economico), fanno solo un’attività di vigilanza formale sui documenti che volontariamente le coop aderenti inviano oppure esercitano un’attività di controllo sostanziale? 

Abbiamo chiesto spiegazioni gli uffici di Confcooperative Firenze. E abbiamo avuto conferma che sì, due delle coop, Delivery Service nel 2009 e Europe Service nel 2011, sono state iscritte a Confcooperative ma hanno cessato il loro rapporto con la centrale rispettivamente a metà 2010 e a metà del 2012. L’associazione vigila, come di prassi per tutte le centrali cooperative, attraverso le visure degli atti che la cooperativa invia volontariamente. Quindi i controlli non sono sostanziali ma solo formali (sulla carta) se non vi sono motivi straordinari.

Invito chiunque a verificare quanti controlli straordinari le centrali cooperative fanno in un anno. 

Delivery Service aveva sede allo stesso indirizzo di Confcooperative Firenze, in Piazza San Lorenzo, ma questa può essere una prassi quando si chiedono dei servizi alla centrale di adesione.

Ora qualcuno ricorderà lo scandalo di Mafia Capitale e di Salvatore Buzzi capo delle coop romane che si era proposto anche di pagare gli stipendi dei funzionari del Pd della capitale quando il partito era entrato in difficoltà economiche. Qualcun altro la miriade di cooperative implicate nelle gestione dei migranti che da fatturati di poche migliaia di euro sono passati a milioni di euro. E altri ancora i migliaia di casi, anche storici, in cui le coop vengono associate agli affari della sinistra. 

Indipendentemente dall’innocenza o dalla colpevolezza dei Renzi (lo stabilirà il processo), non sarà il caso, una volta per tutte, di riformare il settore con un intervento profondo? O il cambiamento vale per tutti ma non per le cooperative?

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