Il Papa in Laterano: non siamo numeri, Dio ci aspetta sempre
di Antonino D'Anna

Agli occhi di Dio “non siamo numeri” e “non c'è peccato che il Signore non potrà perdonare”. Francesco ha così preso possesso ieri, in San Giovanni in Laterano, della cattedra episcopale di Roma. Una giornata in cui il vento ha “giocato” a rubargli la papalina nelle sue apparizioni in pubblico (prima, all'arrivo in jeep, e dopo all'affaccio dalla Basilica), ma non ha impedito al Papa argentino di compiere alcuni gesti. A partire dalla benedizione della targa che da ieri denomina lo spiazzo davanti al Vicariato come “Largo Giovanni Paolo II – Pontefice dal 1978 al 2005”. questo pezzo di Piazza S. Giovanni in Laterano è così dedicato alla memoria di Karol Wojtyla. La targa è stata scoperta dal sindaco di Roma, Gianni Alemanno.
L'ARRIVO IN SAN GIOVANNI- Sceso dalla jeep (è da notare che ancora Jorge Mario Bergoglio non si è servito della Papamobile, che permette la visione del Papa, il quale però viaggia al coperto e dietro vetri blindati), il pontefice è stato accolto dai canonici del Laterano. Nell'atrio della Basilica il primo gesto della presa di possesso: ha baciato la croce e fatto un segno di croce sulla propria fronte e sue quella del Vicario di Roma, il cardinale Agostino Vallini. Un gesto “fuori copione” che viene letto come una conferma di Vallini al suo posto. Il cardinale ieri ha confessato all'Osservatore Romano che al momento dell'obbedienza manifestata in conclave al neoeletto Pontefice, Bergoglio gli ha chiesto: “Lei è il cardinale vicario: accetta di starmi vicino?”. Una vicinanza che è cominciata prima con l'affaccio alla loggia delle Benedizioni in San Pietro e che continua anche in Laterano.
IL PASTORALE DI MONTINI E L'OBBEDIENZA- Un altro elemento di novità, o di ritorno all'antico se preferite. Francesco ha preso possesso della cattedra romana munito del pastorale (il bastone simbolo dei vescovi, anche se più correttamente dovrebbe essere chiamata croce astile) che fu di Paolo VI e venne poi utilizzato da Giovanni Paolo II per tutto il suo papato. Il pastorale era stato usato anche da Benedetto XVI nei primi anni di pontificato, poi aveva ripreso l'uso della ferula (il bastone simbolo del ministero petrino). Del resto, Bergoglio si è presentato come Vescovo di Roma, per cui continua ad essere coerente con la sua visione del pontificato. Ecco allora il pastorale: ma questo non toglie l'atto di obbedienza che il Vescovo riceve dalla sua diocesi. A compierlo per il clero romano Vallini, il viceregente Filippo Iannone, alcuni rappresentati di sacerdoti e diaconi. Per i fedeli è arrivata la famiglia Curzi, con quattro figli, più due giovani del servizio per la pastorale giovanile, Sofia Presciutti e Massimo Presti.
(Segue: E nell'omelia il Papa rassicura i fedeli: Dio non ci considera numeri. La telefonata al direttore del Centro Astalli per i rifugiati...)