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Cronache
Immigrazione, rapporto Caritas-Migrantes: calano i musulmani, 2 mln vaccinati

Immigrazione, rapporto Caritas-Migrantes: "Basta stereotipi sugli stranieri sui media, non sono 'untori'"

Il Rapporto Caritas-Migrantes denuncia una narrazione fatta di stereotipi sui migranti da parte di certi media. "L'emergenza sanitaria ha per certi versi soppiantato le 'emergenze' riconducibili alla mobilità: 'emergenza sbarchi', 'emergenza Lampedusa', 'emergenza umanitaria'; ma ha anche nuovamente risucchiato i migrati entro questa cornice, collegandoli all'aumentato rischio di diffusione del contagio e presentandoli come possibili 'untori'", denuncia il Rapporto presentato oggi.

"L'immigrato - osserva il Rapporto degli organismi Cei - diventa degno di notizia solo quando accade un fatto specifico, per lo più violento o di sopraffazione; mentre ha avuto ed ha pochissimo spazio se si parla dell'impatto del Covid-19 sulla vita. La sua descrizione si sbilancia più verso le categorie professionali con le quali l'immigrato viene identificato: ovvero, il bracciante agricolo, il badante o il rider. Categorie di cui, tra l'altro, dall'inizio della pandemia si è avuto sempre più bisogno, ma non certo le uniche in cui gli immigrati rappresentano forza lavoro nei settori produttivi interni". "Quando, poi, si e parlato di immigrazione e pandemia si è più che altro collegato ciò alla diffusione del coronavirus: sia per gli sbarchi di migranti che non hanno mai smesso di approdare sulle nostre coste, sia come possibile veicolo di 'varianti' provenienti dai loro Paesi di origine.

Nell'ambito della crisi sanitaria, mentre gli operatori dei media hanno tenuto alta l'attenzione sulle difficoltà e sulle sofferenze degli italiani, dall'altra parte - lamenta il Rapporto- hanno in generale preferito non addentrarsi in quelle dei non autoctoni: come se parlare anche delle problematiche dello straniero legate alla pandemia potesse togliere qualcosa ai cittadini italiani o urtarne la sensibilità. Questa sorta di timore nel documentare l'immigrazione ha reso la narrazione che i media italiani ne fanno ancora meno esaustiva di quanto non lo fosse prima della pandemia e, se possibile, più stereotipata. Come è stato evidenziato dall'Associazione Carta di Roma «in generale la narrazione sulle migrazioni è crollata perché è arrivato un altro nemico".

Immigrazione, rapporto Caritas-Migrantes: "In Italia calano musulmani, 461mila sono atei e agnostici"

Il Rapporto Caritas-Migrantes 2021 offre infine uno spaccato delle religioni nel nostro territorio. La stima aggiornata sulle appartenenze religiose dei migranti, nel dettaglio, fotografa al 2021 un calo della componente religiosa musulmana (che con 2 punti percentuali in meno dall'anno precedente si attesta sul 27,1% del totale, con poco meno di 1 milione e 400 mila fedeli) e un aumento, invece, della componente cristiana (che, con una stima di 2,9 milioni di fedeli, arriva al 56,2% a inizio 2021, a fronte del 53-54% degli anni precedenti). La componente cristiana risulta composta al suo interno soprattutto da ortodossi (57,5%), in crescita nel tempo e pari ad oltre 1,6 milioni.

Gli stranieri di religione cattolica sono la seconda confessione quantitativamente più rilevante tra gli stranieri cristiani residenti in Italia (866 mila individui, pari al 30,3% degli stranieri cristiani). Gli stranieri evangelici, infine, una delle tre principali confessioni cristiane, sono circa 166 mila, pari al 5,8% di quelli con appartenenza religiosa cristiana. Per quanto riguarda le altre appartenenze religiose, le stime della Fondazione Ismu al 1° gennaio 2021 segnalano sul territorio nazionale 144 mila stranieri di religione buddista (pari al 2,8% degli stranieri residenti in Italia), 102 mila di religione indù (il 2,0%), 98 mila sikh (l'1,9%) e 47 mila persone appartenenti ad altre religioni (lo 0,9%). Gli atei e gli agnostici sono invece circa 461 mila, pari al 9,0% del totale degli stranieri residenti in Italia al 1° gennaio 2021.

Circa un terzo dei musulmani residenti in Italia è di nazionalità marocchina; seguono, a grande distanza, gli albanesi (pari al 9,9% del totale dei musulmani stranieri in Italia) e poi - dall'Asia - i pakistani (8,6%) e i bangladeshi (7,9%). Per quanto riguarda i cristiani cattolici, invece, sono necessarie quasi il doppio delle nazionalità dei musulmani, ben tredici, per rappresentare i tre quarti del totale degli stranieri con tale appartenenza religiosa. I filippini, che sono i più numerosi da questo punto di vista, concentrano solo il 14,4% del totale delle persone straniere cattoliche in Italia. Seguono romeni, peruviani, polacchi e albanesi. Tra i romeni, inoltre, che si collocano al secondo posto tra i gruppi nazionali cattolici, prevalgono invece nettamente gli ortodossi, tanto che la maggioranza assoluta degli stranieri ortodossi in Italia ha tale nazionalità, per la precisione il 57,8%, per un totale stimato di ben 951 mila persone.

Molto a distanza, sempre per quanto riguarda gli stranieri ortodossi, troviamo gli ucraini (11,5% del totale) e i moldavi. "Per rappresentare i tre quarti del fenomeno migratorio ortodosso in Italia, bastano le prime tre cittadinanze in graduatoria, non sei come tra i musulmani o tredici come tra i cattolici, altro segno - annota il Rapporto - di una fede religiosa ortodossa che è geograficamente molto più concentrata in poche nazionalità, oltre che resa particolarmente importante a livello quantitativo dalla rilevantissima presenza numerica dei romeni in Italia".

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