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La giustizia morta sotto la sabbia di una spiaggia
L'indagine per omicidio colposo a carico del padre del 17enne morto in spiaggia - atto dovuto per poter effettuare l'autopsia - è la perfetta dimostrazione che l'avviso di garanzia non è una garanzia per l'indagato ma una condanna. Il commento

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La giustizia morta sotto la sabbia di una spiaggia
Mi ha molto colpito una notizia. Il papà del ragazzino morto sotto la sabbia mentre stava scavando una buca per far divertire i fratellini minori è stato indagato per omicidio colposo. La procura ha usato ogni tipo di premura e delicatezza nel far sapere che è un atto dovuto, un atto dovuto dalla legge. Perché senza quell'atto non avrebbero potuto fare l'autopsia, non avrebbero potuto fare nessun rilievo o indagine per capire esattamente che cosa sia successo alla povera vittima. Però, il padre è stato indagato per omicidio colposo.
Un padre che - sui social - è stato già ampiamente crocifisso da una orda di sciacalli e bestie, che lo hanno criticato perché non si era preoccupato di dove fosse finito, per un'oretta, il figlio di 17 anni. Come se i figli dovessero essere tenuti a guinzaglio fino alla maggiore età. Come se un padre - ed è questa la cosa più bestiale di tutti - potesse davvero volere la morte di un figlio. Immagino che tutti quelli che hanno commentato non abbiano mai tenuto in braccio un bimbo per poi vederlo crescere, con le notti svegli, gli straordinari al lavoro per garantire un futuro migliore, i baci dati sul divano. Ecco, queste bestie hanno letto anche che lui è stato indagato per omicidio colposo del figlio. Perché - di fatto - non avrebbe controllato. La procura ha spiegato la motivazione: il padre è innocente, ma per sapere che cosa sia successo, l'unico modo era questo.
L'avviso di garanzia è una condanna
Mi chiedo come si possa dimostrare, meglio di così, che l'avviso di garanzia non è una garanzia per l'indagato ma una condanna. Mi chiedo come si possa dimostrare, meglio di così, che l'impianto del codice di procedura penale debba essere modificato. Mi chiedo come si possa dimostrare, meglio di così, che in Italia il problema non è solo la giustizia e la sua lentezza, ma la percezione di essa: quando ci finisci in mezzo, anche nel dolore di una perdita così, sei comunque già condannato senza appello.
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