Riina: "Di Matteo deve morire". Ma per il pm niente bomb jammer

"Di Matteo deve morire. E con lui tutti i pm della trattativa, mi stanno facendo impazzire". Le perentorie parole di Totò Riina fanno suonare l'allarme per un possibile ritorno alle stragi, come lo stesso pm di Palermo aveva anticipato in un'intervista ad Affaritaliani.it. Ora, come spiega Repubblica, le minacce sono state chiare. Nel mirino tutti i magistrati del processo Stato-mafia. Si valuta l'opzione di trasferire Di Matteo in una località segreta. Ma intanto il magistrato e la sua scorta non sono ancora stati dotati, come richiesto, del dispositivo bomb jammer che potrebbe salvargli la vita...
Le minacce di Totò Riina sono arrivate direttamente dal carcere dove il boss di Cosa Nostra è detenuto in regime di 41 bis. Si tratta di frasi addirittura urlate, riporta Repubblica, direttamente a un compagno di cella. Minacce che sono state captate e trasmesse ai superiori da un agente della polizia penitenziaria.
Nel mirino della mafia siciliana ci sarebbero anche gli altri magistrati dell'inchiesta sulla trattativa Stato-mafia, vale a dire l'aggiunto Vittorio Teresi e i sostituti Roberto Tartaglia e Francesco Del Bene. Per Di Matteo si sta pensando addirittura a una soluzione estrema, vale a dire trasferirlo in una località segreta. Sono infatti diversi mesi che il pm riceve senza sosta lettere di minaccia e il livello di sicurezza è stato innalzato al "livello uno" negli scorsi mesi.
LA QUESTIONE BOMB JAMMER - Ma la protenzione di Di Matteo potrebbe essere migliorata. Da diversi mesi si parla dell'opportunità di dotare lui e la sua scorta di un dispositivo bomb jammer, vale a dire il dispositivo anti bomba che blocca i segnali radio telecomandati nel raggio di 200 metri. Un dispositivo che però non è mai arrivato, almeno per ora. Ora si vocifera di una richiesta ufficiale al ministero. Nel frattempo sul web e sui social network sono in tanti i gruppi e le associazioni che chiedono di proteggere Di Matteo: "Non vogliamo più martiri". Forse è tempo che lo Stato si accorga del pericolo.