Cronache
Legalità e scuola, Cantone: "Nei quartieri più maestri con i poliziotti"

Intervista collettiva al magistrato intellettuale napoletano
1700 cittadini collegati su YouTube, 30 scuole, oltre 6.000 tra ragazzi e insegnanti via piattaforme digitali dalla Provincia di Verona, di Mestre, Pistoia e Prato, di Terni collegati in streaming per l'intervista collettiva al magistrato intellettuale napoletano Raffaele Cantone.
Un successo di partecipazione, dei ragazzi delle scuole superiori e medie inferiori, per il primo appuntamento del programma "Viva la Costituzione" promosso da Rete Scuole e Territori e sponsorizzato dalla
De Agostini Planeta Libri nell'ambito dei piani educativi per la didattica a distanza e digitale.
Sono tante le domande raccolte dagli studenti della provincia di Verona che da due anni attendono di incontrare Raffaele Cantone; lui fa subito suo l'auspicio "di tornare da voi ragazzi in presenza dalla prossima primavera, perché l'empatia che si crea di persona è qualcosa di insostituibile... " e si lascia andare a racconti, esperienze e riflessioni anche sull'attualità, su come cambia la vita di ciascuno nell'era della pandemia.
La corruzione è un reato da grandi, ma fa male innanzitutto ai giovani, ruba loro il futuro - esordisce l'intellettuale napoletano - perché se per avere un appalto uno corrompe, poi cercherà di risparmiare sulla qualità dei materiali utilizzati e farà peggio, le persone che lo hanno aiutato non lo sorveglieranno dunque avremo lavori fatti male; ancora chi corrompe cercherà di risparmiare sulla competenza delle maestranze perché assumerà chi gli viene raccomandato e non i migliori.
Ecco perché la cultura della legalità sulla corruzione è importante: pensiamo solo che cosa significhi la corruzione nella sanità per esempio, e cioè meno posti letto, meno culle nei reparti di nascita, in questo momento meno posti di terapia intensiva.
Sprechi, la corruzione genera sprechi dei cui disastri oggi ci rendiamo palesemente conto.
Gli effetti della corruzione, infine, danneggiano molte persone innocenti, penso alla Terra dei Fuochi, alle mie terre dove ancora continuo pervicacemente ad abitare... E tuttavia ragazzi, dobbiamo dircelo, diversi innocenti hanno girato la testa dall'altra parte.
Ed è questo uno dei principali problemi.
So anche io che in passato girava tra i ragazzi la frase "chi fa la spia non è figlio di Maria", ma l'atteggiamento culturale che nasconde non la marachella scherzo, bensì qualsiasi possibilità di collaborazione con chi svolge indagini è esattamente il terreno fertile nel quale cresce l'omerta'.
Si stoppa Cantone e i ragazzi iniziano con le domande: non pensa che la corruzione sia un fatto culturale insito nella società umana da sempre, come prevenire la corruzione, quando ha scelto di fare il magistrato, non ha mai pensato che il suo mestiere potesse mettere in difficoltà la sua famiglia, quale la pazzia più grande che ha compiuto, che cosa serve ai quartieri difficili attorno le scuole per favorire la cultura della legalità?
L'intellettuale magistrato napoletano risponde diretto e in modo semplice "avete citato episodi storici ragazzi, pure la Divina Commedia descrive i barattieri, quei soggetti che vendevano cariche o attività in cambio di vantaggi. Dante li colloca in un girone bruttissimo con la testa sotto la pece e le Malebranche a punzecchiarli sulla testa.
L'Italia è vero vive episodi di corruzione, ma non è il Paese più corrotto, anzi! Passi avanti e molti ne sono stati fatti. Tuttavia dobbiamo insistere soprattutto sul piano culturale perché in fondo la corruzione non è altro che la vittoria della cultura del favore, intesa come la scorciatoia per ottenere qualcosa, la scorciatoia per fare meno fatica, per applicarsi di meno nelle cose.
Per questo è importante la lettura, le biblioteche e le librerie popolari, la scuola. Ecco io credo che dobbiamo investire maggiormente nel tenere aperte vetrine nei quartieri, luci nei quartieri, trasparenza dunque, ma soprattutto abbiamo bisogno di investire su un punto: più maestri nei quartieri accanto ai poliziotti.
Cantone conclude il suo dialogo coi ragazzi parlando di sé, raccontando di aver iniziato da avvocato, poi da pubblico ministero, infine da da magistrato "mi ha mosso la curiosità, se non sei curioso non puoi fare il pubblico ministero e nemmeno il giudice; certamente mi sono domandato molte volte se le mie scelte professionali hanno tolto qualcosa ai miei figli, limitandone la libertà... Devo essere sincero non mi sono dato risposte, tuttavia oggi a distanza di anni, con i miei figli grandi, penso che abbiano ben compreso che era l'unica cosa possibile da farsi. Se ho fatto pazzie? Solo qualche marachella - sorride vagamente timido - credo di esser stato un discreto figlio di famiglia".