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Cronache
Lombardia, sono 300mila i lavoratori dello Spettacolo rimasti senza lavoro

Solo in Lombardia sono 300mila i lavoratori dello spettacolo senza lavoro. “Da tempo i lavoratori della musica e dello spettacolo sono riusciti a richiamare giustamente l’attenzione dei media”, osserva il presidente di Cna Lombardia, Daniele Parolo, “ma una serie di azioni a supporto del comparto, una strategia di gestione dell’emergenza, insomma, manca tutt’ora all’appello”.

Le misure di contrasto alla diffusione del Covid-19 impattano in modo inevitabilmente drammatico su un settore più colpito di altri, probabilmente il più duramente colpito.

Da questo punto di vista, i numeri di Cna Lombardia parlano chiaro: dati 2019 alla mano, la pandemia sta togliendo totalmente lavoro a 300 mila persone in un comparto che, preso in senso lato come filiera dell’“event industry”, in Italia impiega 416 mila persone, totalizzando 5 miliardi di euro di fatturato e il 16% del Pil.

Nel 2019 i concerti di musica classica sono stati oltre 16 mila, oltre 18 mila quelli di musica leggera, con il Jazz che sfiora i 5 mila eventi l’anno. Lo scorso anno le sagre in Italia sono state 42 mila (5 in media per ogni comune).

“Questi numeri sembrano appartenere ad una storia diversa”, dice amaramente Luca Morandi, imprenditore musicale lombardo al lavoro con il sistema regionale Cna per contrastare la crisi del settore insieme a numerosi Colleghi. Morandi prosegue: “Ciascuno di noi ha perso decine di migliaia di euro di fatturato, l’equivalente di centinaia di serate già programmate prima di marzo. Siamo musicisti, tecnici, imprenditori, persone: siamo concordi nella lotta al Covid 19 ma economicamente siamo oltre il punto di rottura, oltre la soglia di sopravvivenza che avevamo messo in conto di poter sostenere”.

Cna Lombardia rammenta con soddisfazione l’inserimento dei Codici Ateco relativi alle attività culturali, musicali e dello spettacolo nella platea di beneficiari del pacchetto di misure di indennizzo a fondo perduto chiamate “Sì Lombardia”.

Ma è tempo di una ricognizione più accurata dei danni prodotti dal blocco delle attività su un comparto di rilevanza economica e culturale sensibilissima; è soprattutto tempo di mettere intorno ad un tavolo ministero competente, Regione e stakeholder al fine di articolare insieme una strategia concreta di rilancio che, partendo da regole condivise, possa traguardare la ripartenza delle attività per quasi mezzo milione di persone.

 

 

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