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Nucleare di nuova generazione, una risorsa strategica per l’industria italiana e motore della transizione green
Secondo le proiezioni del piano energetico nazionale, un mix energetico che includa gli SMR potrebbe garantire fino al 20% del fabbisogno elettrico del Paese entro il 2050

Centrale Nucleare
Come il nucleare può ridurre la dipendenza energetica dell'Italia
In un Paese dove il costo dell'energia rischia di frenare la competitività delle imprese e i distretti industriali sono soffocati dai rincari, la produzione di energia nucleare si prospetta come una soluzione indispensabile per il rilancio economico. L’energia nucleare di nuova generazione rappresenta molto più di una semplice scelta tecnologica o ambientale: è una decisione strategica per garantire un futuro stabile e competitivo al sistema produttivo italiano ed europeo. In un contesto globale in cui i prezzi dell’energia continuano a salire, il nucleare può essere la chiave per evitare che il tessuto industriale nazionale perda ulteriore terreno rispetto ai concorrenti internazionali. I piccoli reattori modulari, noti come SMR, si candidano a essere il pilastro di un sistema energetico sostenibile, affidabile e conveniente.
La loro capacità di produrre energia a costi ridotti e senza le fluttuazioni tipiche dei combustibili fossili rappresenta un vantaggio fondamentale per le imprese italiane, che potrebbero così beneficiare di una maggiore prevedibilità nei costi di produzione. La possibilità di posizionare queste unità vicino ai centri di consumo contribuisce inoltre a ridurre le dispersioni e a migliorare l’efficienza complessiva del sistema. Secondo le proiezioni del piano energetico nazionale, un mix energetico che includa gli SMR potrebbe garantire fino al 20% del fabbisogno elettrico del Paese entro il 2050, una percentuale significativa per sostenere i settori industriali più energivori.
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In questa prospettiva, il nucleare non è solo una soluzione per il presente, ma anche un investimento strategico per il futuro. La produzione di energia stabile e programmabile offerta dai reattori di nuova generazione è essenziale per supportare la crescita economica e le esigenze delle imprese, garantendo al contempo una base solida per la transizione ecologica. L’integrazione di questa tecnologia con le fonti rinnovabili, che già coprono il 41,2% del fabbisogno nazionale, permetterebbe di ridurre la dipendenza dalle importazioni di gas e petrolio, aumentando l’autonomia energetica del Paese.
Il ritorno al nucleare offre inoltre l’opportunità di valorizzare il know-how tecnologico che l’Italia aveva sviluppato fino agli anni ’80, quando era tra i leader europei in questo settore. Con una visione strategica chiara, il Paese potrebbe tornare a ricoprire un ruolo di primo piano nella ricerca e nello sviluppo industriale legato agli SMR, creando sinergie tra grandi aziende italiane come Ansaldo Nucleare, Leonardo, Enel e Fincantieri. Questo approccio non solo rafforzerebbe la competitività internazionale dell’Italia, ma contribuirebbe anche alla creazione di posti di lavoro altamente qualificati e allo sviluppo di competenze cruciali per il futuro. Un aspetto fondamentale è rappresentato dalla sicurezza energetica. Gli SMR, grazie alla loro tecnologia avanzata, offrono una riduzione significativa dei rischi operativi rispetto ai reattori tradizionali e producono quantità minime di scorie. Alcuni modelli di quarta generazione potrebbero addirittura riutilizzare i rifiuti radioattivi già presenti nel Paese come combustibile, risolvendo in parte il problema dello smaltimento e trasformando una criticità in risorsa. I vantaggi per il settore industriale sono evidenti.
Con un sistema energetico meno esposto alle oscillazioni dei mercati globali e con costi più competitivi, le aziende italiane avrebbero la possibilità di migliorare la propria efficienza produttiva e di pianificare investimenti a lungo termine. I distretti industriali, da sempre motore del Made in Italy, beneficerebbero di una fonte energetica affidabile per sostenere la transizione digitale e la decarbonizzazione, rispondendo così alle crescenti richieste di sostenibilità dei mercati internazionali. Secondo uno studio del Centro Comune di Ricerca della Commissione Europea, il nucleare potrebbe arrivare a coprire fino al 25% della produzione energetica dell’Unione entro il 2050, riducendo la dipendenza dalle importazioni e sostenendo al contempo la crescita economica. Per l’Italia, questa prospettiva rappresenta una possibilità concreta di consolidare la propria posizione strategica in Europa. Lo sviluppo di una filiera integrata per gli SMR permetterebbe di attrarre investimenti, rafforzare la resilienza del sistema energetico e contribuire agli obiettivi climatici europei in modo pragmatico ed efficace.
Certo, il percorso non è privo di sfide. I costi iniziali elevati e le preoccupazioni ambientali legate alla gestione delle scorie restano temi centrali del dibattito. Tuttavia, affrontare questi aspetti con trasparenza e attraverso un approccio razionale potrebbe favorire l’accettazione pubblica e il superamento delle resistenze culturali, soprattutto se il nucleare sarà presentato come una risorsa destinata a supportare principalmente il comparto produttivo, lontano dai centri abitati. Il nucleare di nuova generazione non è una panacea, ma un tassello imprescindibile per il futuro energetico italiano. Per l’industria, rappresenta stabilità e innovazione; per il Paese, una risposta concreta alle sfide della decarbonizzazione e dell’indipendenza energetica. L’Italia ha l’opportunità di scrivere una nuova pagina della sua storia energetica, basata sulla sicurezza, sulla sostenibilità e sul progresso industriale. Il momento di agire è adesso.
*Già Direttore Generale dell’Istituto Italiano di Tecnologia