L'odissea di una mamma in Tribunale. Così la Giustizia tratta i cittadini comuni
Quando si parla di magistratura e di giustizia si tende sempre a fare tanta confusione e a mettere tutto insieme nello stesso calderone. Stipendi, ferie, responsabilità civile dei magistrati, libertà o ingerenze politiche, guerre contro questo o quell'altro premier o movimento. Ma poi si va poco a guardare quello che concretamente succede nei nostri palazzi di Giustizia e le esperienze che si ritrovano a vivere i cittadini comuni. La lettera che pubblichiamo qui sotto è di una nostra lettrice e chiarisce bene che cosa significa il concetto di "odissea giudiziaria". La legge sarà pure uguale per tutti ma non si sa mai quando arriva...
Gentile Direttore,
le scrivo per raccontare la mia recente esperienza: un cittadino comune che per la prima volta sale la scalinata del Palazzo di Giustizia di Milano, primo piano, Ufficio Tutele. Sono la mamma di un ragazzo affetto da disabilità motoria e nessun problema di tipo cognitivo che ha la necessità di spostare quanto a lui intestato da un conto deposito titoli a un conto corrente, sempre a lui intestato. La nostra Giustizia prevede che, in questi casi, venga nominato l'amministratore di sostegno che avrà il ruolo ufficiale di “prestare il proprio braccio” al ragazzo maggiorenne affetto da disabilità e firmare in sua vece qualsiasi documento.
Ecco la nostra odissea 2013. Nel giugno del 2013 chiedo supporto ad uno studio legale e, dopo 8 mesi, ottengo il decreto di nomina: nel frattempo...certificato di nascita in carta pergamenata, notifiche, rinvii, giuramento, timbri, bolli, vacanze di natale del magistrato ecc. Ottenuta la nomina si dovrebbe riuscire a spostare quanto intestato a mio figlio, da un libretto deposito titoli ad un conto corrente, sempre a lui intestato? Troppo facile. Si tratta di un'operazione di straordinaria amministrazione, quindi è necessario richiedere l'autorizzazione del giudice. Sono a costretta, (così mi ha richiesto l'impiegato della Unicredit e così ha confermato l'ufficio legale Anmic), a presentare regolare istanza all'”Illustrissimo Magistrato”; ho dovuto presentarla di persona, ma siamo fortunati: ci viene “concessa” la procedura urgente.
E ora? A 3 mesi (un quarto di anno) dalla presentazione dell'istanza, decine di timbri e gli immancabili bolli, tutto è fermo: non possiamo telefonare e non possiamo mandare mail per chiedere informazioni, così è scritto sul sito del Tribunale; possiamo solo aspettare che sulla pagina web, sezione volontaria giusdizione, qualcosa si muova. Ultima tappa di un'odissea ancora in corso, ieri. Un avvocato che sembrava di casa, in coda insieme a me davanti alla cancelleria, cerca di darmi conforto: devi abituarti, qui dentro è tutto normale, siamo in un altro mondo, prima lo capisci e prima otterrai quello che vuoi.
A questo punto, la domanda è: il mio primo approccio con la Giustizia è un caso isolato e quell'avvocato è pessimista?
E purtroppo, aggiungiamo noi, la risposta è piuttosto pessimista. Questo è ovviamente solo uno dei tanti casi di giustizia lenta, introvabile, persino kafkiana. Quando il governo, questo o un altro, riuscirà a intervenire sul tema e ridurre i tempi di questa elefantiaca macchina sarà sempre troppo tardi...