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Cronache
Omicidio Pamela, i legali della famiglia: "Oseghale non ha agito da solo"
Pamela Mastropietro, la ragazza uccisa a Macerata

Quello che è accaduto a Pamela è stato uno spartiacque anche nella vita politica, certamente è servito a far capire a tanti che qualcosa si stava sbagliando nella gestione migratoria”. L’avvocato Marco Valerio Verni, legale della famiglia Mastropietro e zio di Pamela, è intervenuto ai microfoni della trasmissione “L’Italia s’è desta” condotta dal direttore Gianluca Fabi, Matteo Torrioli e Daniel Moretti su Radio Cusano Campus, emittente dell’Università Niccolò Cusano.

Sulla condanna all’ergastolo per Innocent Oseghale in primo grado. “La certezza che abbia fatto tutto da solo non c’è –ha affermato Verni-. Lo stesso procuratore ha dichiarato che al momento le prove erano contro Oseghale però possono anche aver sbagliato. Gli atti processuali fanno emergere più di semplici dubbi. Abbiamo forti sospetti su Lucky Desmond che inizialmente era stato indagato con Lima. Noi ci siamo opposti alla richiesta di archiviazione per Desmond, ci sono dichiarazioni che lo collocano in casa fino a un certo punto, quindi non escludono che possa essere stato sul luogo del delitto. In aula il consulente medico ha affermato che Pamela costituisce un unicum nella storia della criminologia mondiale degli ultimi 50 anni, anche nella ristretta casistica dei depezzamenti del corpo. Oseghale dice di non aver ucciso Pamela, dice che sia morta per overdose e che lui l’abbia depezzata dopo la morte. Oseghale dichiara di aver agito per timore che la compagna potesse scoprire il tradimento con Pamela. C’è un evidente contrasto tra due comportamenti. E’ possibile che una persona che ha paura di essere scoperto per un’eventuale tradimento, abbia poi la freddezza e la lucidità di ridurre un colpo in quel modo?”.

“La sentenza è il massimo che si poteva ottenere, però è solo una battaglia vinta, perché ci saranno appello e cassazione –ha aggiunto Verni-. Quello che è accaduto a Pamela è stato uno spartiacque anche nella vita politica, certamente è servito a far capire a tanti che qualcosa si stava sbagliando nella politica della gestione migratoria. Nel fascicolo di Pamela sono confluite diverse persone, tutte richiedenti protezione internazionale, che mentre aspettavano la risposta alla loro domanda venivano accolte in alcune strutture e si erano dedicate all’attività di spaccio. C’era sicuramente qualcosa che andava rivisitato, purtroppo Pamela è servita a far aprire gli occhi su un fenomeno che è stato gestito male”.

Le prime parole della mamma di Pamela dopo la sentenza

"Sì, giustizia per ora è stata fatta", ha urlato Alessandra Verni, la mamma di Pamela Mastropietro, uscendo dal tribunale di Macerata, poco dopo aver ascoltato la sentenza di condanna all'ergastolo di Innocent Oseghale, il pusher nigeriano che la corte d'assise di Macerata ha ritenuto responsabile di aver violentato, ucciso e fatto a pezzi la 18enne romana, i cui resti furono trovati all'interno di due trolley il 31 gennaio 2018 nella campagna di Pollenza. L'hanno accolta gli applausi della folla di amici e sostenitori che ha atteso per cinque ore il verdetto. "Giustizia per ora è stata fatta - ha aggiunto parlando ai giornalisti -: da lassù hanno ascoltato le nostre speranze e le nostre preghiere".  Quando il presidente della corte d'assise di Macerata ha pronunciato la parola 'ergastolo', la mamma di Pamela ha detto di aver provato "gioia". "Deve rimanere a vita lì dentro", ha aggiunto senza nominare Oseghale. "Il mio primo pensiero è stato per mia figlia, per Pamela - ha detto ancora, con gli occhi lucidi -. Gli direi 'ti amo' e che 'non vedo l'ora di riabbracciarti'". "Mi è venuta in sogno l'altro giorno - ha rivelato ai giornalisti la mamma di Pamela -, ma non vi dico di più" 

In un’intervista alla Verità i genitori di Pamela lanciano un messaggio forte che tocca il tema “rimpatri mancati” e dicono: “E’ uno degli argomenti più difficili da affrontare. Noi sappiamo che a Oseghale era stato rifiutato definitivamente il permesso di soggiorno, sappiamo che era stato condannato per spaccio e doveva essere espulso. La comunicazione dello stato di rifugiato dalla Corte di appello a Macerata ci ha messo mesi ad arrivare. Nel frattempo Oseghale ha potuto ammazzare Pamela. Questo delitto è anche frutto della gestione sbagliata dell’immigrazione e dell’ottusità della burocrazia".

 

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