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Cronache
Polemica su Report, "Gladio - Falcone e trattativa Stato Mafia"
Sigfrido Ranucci (Lapresse)

Che Report (Rai 3) andato in onda lunedì 4 gennaio (con tanto di replica il sabato 9) avesse creato molti malumori lo si era capito già nei giorni scorsi. Piero Sansonetti su “Il Riformista” lo aveva definito “giornalismo spazzatura” e, a seguire, stessa testata, il collega Leonardo Berneri titolava sarcasticamente (ma non troppo) “la mafia è robetta e Falcone capiva poco. Per fortuna c’è Sigfrido…”.

Per chi non lo sapesse Sigfrido Ranucci è il conduttore della trasmissione. 24 ore dopo a fargli eco è Pietro Mancini proprio qui, su Affari, definendo “vergognoso” il trattamento a Mannino e come fossero prese per “oro colato le esternazioni di boss come Graviano”. Tra quelli che non hanno per niente gradito ci sono anche gli “addetti ai lavori” o gli ex di Torre Poglina, maldestramente chiamati in causa dall’inviato di Ranucci. Tra questi il Generale Paolo Inzerilli, già Capo di Stato Maggiore del Sismi, direttore della 7ª divisione, consulente tecnico per la Commissione Bicamerale Mitrokhin e – soprattutto - comandante per 12 anni dell’Organizzazione Gladio.

Ed è proprio in veste di responsabile militare della Stay-Behind italiana che Inzerilli viene chiamato in causa da Report. Nonostante l’ufficiale faccia parte degli intervistati, e quindi in teoria di una visione almeno non diciamo condivisa, ma logica, più di qualcosa lo ha evidentemente disturbato. E a sentire il diretto interessato (e gran parte dei gladiatori), il coro - piuttosto agitato all’interno della ex struttura del Sismi – è unanime. “Tirati in ballo in maniera subdola e meschina. GLADIO non c’azzecca nulla con la vicenda Falcone, mafia e trattativa”. Ma Inzerilli fa di più. Raggiunto dai nostri microfoni mette nero su bianco il suo aspro dissenso che ora – in forma integrale – vi alleghiamo di seguito.

Ascoltiamolo con attenzione:

“Ho visto quasi per caso la trasmissione Report del giorno 4 come la ripetizione della stessa sabato pomeriggio 9 gennaio. Sottolineo il QUASI PER CASO perché è stata la prima scorrettezza nei miei confronti da parte di Paolo Mondani (l’intervistatore) che, non solo ha mandato in onda 35 secondi su oltre un’ora di colloquio/intervista, ma mi aveva anche assicurato che sarei stato avvisato quando il servizio sarebbe andato in onda. Quisquilie.

Quando ho visto la trasmissione sono rimasto a dir poco basito, poi sconvolto, ed infine ultraincazzato. Da canale pubblico ad inquisizione pubblica. Neanche il KGB dell’epoca Unione Sovietica è mai stato capace o ha avuto il coraggio di fare una campagna di disinformazione basata sulla falsificazione di dati reali come il servizio di Report.

Ovviamente parlo della Gladio (con annessi e connessi) visto che l’ho diretta personalmente per 12 anni.

Sugli altri temi non metto lingua perché sono abituato a parlare solo di quello che conosco, in presa diretta, e di cui ho i riscontri documentali e non di chiacchiere riferite.

E vengo al dunque.

FALCONE, “gli è stato proibito…”

BALLE!  

Falcone, col suo collega Pignatone (all’epoca sostituti PM della Procura di Palermo), sono stati ricevuti, se non ricordo male a fine 1990, a Palazzo Baracchini dal Capo Servizio Amm. Fulvio Martini perché volevano verificare se negli elenchi dei gladiatori potevano esserci persone di interesse diretto o indiretto nelle indagini che stavano svolgendo sull’omicidio Insalaco. Come Capo di Stato Maggiore gli ho fornito tutta la documentazione che gli poteva servire. Hanno realizzato che nessun soggetto poteva essere di interesse per le loro indagini, hanno ringraziato e se ne sono andati. Visita, controllo documentazione, scambio di idee, senza alcun bla bla bla mediatico su stampa o TV, a differenza di molti altri loro colleghi.

ELENCHI, “mancano 390 nominativi”                 

ANCORA BALLE

E’ stato chiarito a suo tempo in tutte le salse. La prima bozza dell’elenco degli “Esterni” è stata fatta di getto senza che nessuno a livello politico avesse chiarito cosa si voleva. Per cui sono stati inseriti nominativi di persone a suo tempo attenzionate, ma mai reclutate. Contemporaneamente l’Amm. Martini aveva chiesto alla 1ª Divisione di fare un elenco con le informazioni aggiornate di tutti i componenti della Gladio. La 1ª Divisione ha prodotto un suo elenco errato per eccesso in quanto sapeva quali erano i nominativi sui quali la 2ª e poi la 7ª Divisione avevano chiesto le informazioni, ma non era al corrente di chi era stato reclutato e di quanti erano stati scartatati per motivi vari pur avendo avuto informazioni positive. Questo è stato chiarito sia a livello giudiziario sia a livello di Commissioni di inchiesta parlamentari. Ritornare a parlare di questo errore commesso in buona fede è veramente pura disinformazione.

LA FALANGE ARMATA. Altra schifosa disinformazione!

Fulci è sempre stato un ipocondriaco della sua sicurezza personale almeno da quando l’ho conosciuto personalmente nella sua veste di rappresentante italiano (Ambasciatore) a Bruxelles presso la NATO.

Quando ha lasciato l’incarico di Segretario Generale del CESIS si è inventato questa frottola redigendo l’elenco degli OSSI (Operatori Speciali del Servizio Informazioni) della 7ª Divisione al quale ha aggiunto il nominativo del Col CC Comandante del Raggruppamento CS (reparto responsabile dell’attività CS nella Capitale dislocato in una palazzina autonoma nello stesso comprensorio) perché gli stava decisamente antipatico. Il successore di Fulci nell’incarico, Gen. CC Tavormina, rilasciò una dichiarazione definendo quell’elenco una lettera anonima e quindi da cestinare.        Ma c’è di più. La Procura di Roma aprì un fascicolo su quelle accuse. L’inchiesta venne affidata al Sostituto Saviotti (che sarà poi uno dei tre PM dell’accusa nel processo contro il sottoscritto e l’Amm. Martini). L’inchiesta venne archiviata per manifesta infondatezza di notizie di reato.

CASSON… Crede di essere ancora nel 1990!

Ha ridetto le stesse cose che sosteneva 31 anni fa dimenticandosi che:

  • È stato smentito dalla relazione del COPACO del ‘92                                                         
  • E’ stato smentito dal Prof. Aldo Giannuli, perito della Commissione Stragi presieduta da Libero Gualtieri, che ha depositato in Commissione un elaborato che escludeva categoricamente il coinvolgimento di Gladio in qualsivoglia attività della strategia della tensione.
  • E’ stato smentito dalla sentenza ordinanza del Giudice Istruttore Guido Salvini che ha svolto le indagini sulla strage di Piazza Fontana, la quale ha evidenziato tutti gli “errori” commessi da Casson.
  • E’ stato smentito dalla sentenza della Corte di Assise nel procedimento contro il sottoscritto e l’Amm. Martini (processo durato dal ‘97 al 2001) che ha assolto gli imputati al 50% per non aver commesso il fatto e per il restante 50% perché i fatti non costituivano reato, sentenza passata in giudicato nel 2002 senza ricorso in appello.

Questo non è uno sfogo di un vecchietto con la sindrome del reduce, ma un tentativo di ristabilire la Verità Negata sulla base di fatti e documenti e non di illazioni”.

Gen. Paolo Inzerilli

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