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Cronache
Salis: il padre ha sbagliato strategia, ora tira Mattarella per la giacchetta

Ilaria Salis resta in carcere, ecco perchè la strategia del padre è fallimentare. Ora chiede l'intervento di Mattarella

Ilaria Salis resta in carcere. Detenuta nelle carceri ungheresi, non ha ottenuto né i domiciliari né le dismissioni delle manette. Ieri a Budapest il tribunale le ha negato i domiciliari e la cauzione di 40.000 euro e dovrà restare in cella almeno altri due mesi ma quasi certamente fino alla fine del processo. Prima di entrare nell’aula del palazzo di Giustizia la Salis aveva firmato la dichiarazione che autorizza “la stampa italiana a pubblicare immagini che mi ritraggono con le manette e tutte le catene che eventualmente decideranno di mettermi”.

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Al giudice che le rivolgeva domande ha dichiarato: “Ho una laurea magistrale in lettere classiche non sono sposata e non ho figli. Prima di entrare in carcere ho insegnato in un liceo e guadagnavo 1.400 euro al mese. Vivevo da sola, e stando qui ho dovuto rinunciare a offerte di lavoro e a un concorso per un posto a tempo indeterminato. Ho piccoli precedenti penali in Italia con pena sospesa, ma si tratta di condanne per reati di più di dieci anni fa, talmente lievi che non è previsto il carcere”. I “piccoli precedenti” e il pericolo di fuga sono proprio i motivi per cui il giudice ha negato i domiciliari insieme alle accuse per le lesioni gravissime che avrebbe inferto in una aggressione, come ha fatto notare con veemenza la pm donna, e i sospetti di fare parte di una associazione criminale transnazionale. Il giudice illustra la propria decisione e cioè: “richiesta respinta”, come dice il traduttore.

L’ingegner Roberto Salis ha allora un moto di stizza e lascia l’aula. Non sempre l’attacco diretto allo Stato e al governo funziona. Roberto Salis non c’ha l’opinione pubblica che lo sorregge, anzi c’ha solo una sinistra che sta tentando di politicizzare il caso per averne vantaggi elettorali alle Europee e che sta facendo danni alla figlia. In qualche modo il ministro della Giustizia Nordio, di solito pacato e riflessivo, glielo ha tentato di far capire nuovamente in una intervista al Corriere della Sera:

“Umanamente mi dispiace e rinnovo la mia vicinanza. Ma la giurisdizione di un Paese è sovrana, e le polemiche politiche non aiutano…Il nostro governo ha fatto e farà il possibile per far mitigare le condizioni di detenzione. Per il resto continueremo a lavorare, preferibilmente in silenzio”, che poi è la linea seguita dal ministro Tajani che ha dichiarato: “Certamente non è un bel modo (manette e catene, ndr). Non mi pare che ci sia pericolo di fuga. Eviterei di politicizzare il caso”. Si riferiva alle uscite a raffica del padre Roberto Salis, l’ultima nel programma di Corrado Formigli, in cui ha chiesto addirittura che il governo si scusi con la ragazza. Né ha aiutato la querela al ministro e vicepremier Matteo Salvini per diffamazione e non aiuta, appunto come hanno detto Nordio e Tajani, la politicizzazione della vicenda, con il solito Pd che ha proposto di candidarla alle Europee per fare cassa non capendo che potrebbe rimanere in galera anche se eletta a Strasburgo, basti vedere il precedente del governo autonomo della Catalogna con Oriol Junqueras Vies arrestato ed eletto in Europa nel 2019 ma a cui la Cassazione spagnola negò la scarcerazione.

Il padre dice di volersi rivolgere direttamente al Quirinale cercando di tirare per la giacchetta il Presidente Mattarella che non ha alcuna voglia di farsi trascinare in un contenzioso internazionale, visto che l’Ungheria è una nazione sovrana.

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