Sante smentite/ "Beati pauperes!", l'enciclica più famosa e mai scritta (per ora) da Papa Francesco
di Antonino D'Anna

Allora, si farà o no questa nuova enciclica, anzi due secondo il vescovo di Molfetta Luigi Martella, firmata da papa Francesco? La Santa Sede, per bocca del portavoce vaticano Padre Federico Lombardi, si è affrettata a smentire un'enciclica sulla fede elaborata da Benedetto XVI e firmata da Jorge Mario Bergoglio (la famosa enciclica rimasta incompiuta all'atto delle dimissioni di Joseph Ratzinger il 28 febbraio scorso); eppure i rumors in Vaticano non mancano. Tanto che c'è chi parla con Affaritaliani e si lamenta del fatto che “se ne sta parlando troppo. E troppo, molto spesso, significa nulla. Ha ragione Lombardi quando dice che il Papa ci metterà il tempo che riterrà opportuno”.
FEDE ED ECONOMIA- Già, perché il vescovo di Molfetta alla fine di maggio si era lasciato scappare alcune confidenze ricevute – a suo dire – durante la visita ad limina (la visita che i vescovi devono rendere al Papa ogni 5 anni) dei presuli pugliesi a Bergoglio. In quell'occasione, secondo monsignor Martella, si sarebbe accennato anche al nome dell'enciclica numero due, quella sui poveri, dal titolo “Beati pauperes!”. Si tratterebbe di un testo dedicato alle condizioni degli ultimi e deboli nel mondo, che si inserirebbe – dicono Oltretevere ad Affari – nel filone delle encicliche sociali dei Papi, l'ultima delle quali è la “Caritas in Veritate” scritta da Benedetto XVI e pubblicata il 29 giugno 2009. Un testo che si riallaccia alla “Populorum Progressio” scritta nel 1967 da Paolo VI (e che al tempo costò non poche accuse di terzomondismo a papa Montini), che ha avuto due consulenti molto importanti per la stesura. Da un lato l'allora presidente dello IOR Ettore Gotti Tedeschi, poi defenestrato nel 2012; dall'altro invece l'economista bolognese Stefano Zamagni, che all'epoca della presentazione ha parlato della Caritas in Veritate come di un testo che – a differenza della Centesimus Annus di Karol Wojtyla, anno 1991 – si presentava in grado di giocare “all'attacco”.

FREYBERG PER BEATI PAUPERES?- Volendo stendere un testo sui poveri, certo – dicono Oltretevere - l'attuale presidente dello IOR Ernest Von Freyberg potrebbe essere a disposizione. Proprio lui che qualche giorno fa a Radio Vaticana confessava: “Credo che siamo un’istituzione finanziaria ben gestita e pulita. Possiamo migliorare in tutti gli ambiti, come tutti gli altri, e ci stiamo impegnando ad essere validi come lo sono istituti simili”. E ancora: “Poi, abbiamo bisogno di comunicare. Nel passato, non parlavamo con nessuno, a cominciare dai nostri interlocutori più prossimi. Non abbiamo parlato in maniera sistematica con i cardinali, non con la Curia, non con la Chiesa. E’ diritto di ciascun membro della Chiesa cattolica in ogni parte del mondo di essere informato dettagliatamente su questa istituzione”. Quindi: “Cosa faremo ora? Inizieremo a parlare con i media, parleremo nella Chiesa ed informeremo in maniera sistematica i nostri interlocutori fondamentali; presenteremo un rapporto annuale come farebbe ogni altra istituzione finanziaria e lo pubblicheremo in internet il 1° ottobre, sul nostro sito”.
LE CONFIDENZE SMENTITE- A proposito di “Beati pauperes!”, per monsignor Martella, che aveva rivelato le confidenze di Francesco sul settimanale diocesano Luce e Vita alcuni giorni fa, l'argomento dell'enciclica (smentita) sarebbe stato: “La povertà intesa non in senso ideologico e politico, ma in senso evangelico”. Per quanto riguarda l'enciclica sulla fede, smentita in toto da Lombardi come farina del sacco di papa Ratzinger, bisognerà vedere come Bergoglio sceglierà di agire.
BERTONE RESTA O SI DIMETTE?- A proposito di azione: inizia a circolare in questi giorni l'ennesima voce che parla di possibili dimissioni dell'attuale Segretario di Stato, cardinale Tarcisio Bertone. Come sempre, il cardinale – da due anni a questa parte almeno – viene dato in via di sostituzione. E naturalmente Oltretevere ci si spacca: andrà via quest'estate, dice la prima scuola di pensiero; no, resterà fino alla fine dell'anno, dice l'altra. Nel frattempo il cardinale tace. E probabilmente sorride degli ennesimi capitomboli attorno al suo timone del governo vaticano.