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Cronache
Spes contra Spem, per fermare l'introduzione della pena di morte civile

E fa un certo effetto, confrontare il "quarantotto" che fecero i giovani nel '68, con la rassegnazione della stragrande maggioranza dei giovani d'oggi, di fronte a una tragedia che ci riguarda da vicino, avendola in casa. Partita negli Usa la ribellione inizialmente contro la guerra in Vietnam, in Italia sfumò quella caratterizzazione e i vari Capanna, i fortunati studenti benestanti, si annoiavano nello  stare abbastanza bene e facevano allora barricate, tiravano sassi, facevano a botte contro  i proletari carabinieri, poliziotti, difesi invece, coraggiosamente, da Pasolini.

Quasi tutti zitti e buoni, anche ora, di fronte all'incredibile introduzione in Italia, della pena di morte civile!

Perché, dopo tutte le esclusioni dalla vita sociale, dei non vaccinati o vaccinati non in regola col super green paz, esclusioni che superano il ridicolo col divieto di prendere un caffè seduti a un tavolo fuori del locale (chissà se qualcuno ha scritto nel cartello "Ingresso vietato a quadrupedi e bipedi senza green paz"), dopo aver vietato l'ingresso agli uffici, alle poste, toglirndo anche lo stipendio, non si condanna, intanto alla morte civile? A proposito di poste, visto il casino messo su dal giurista Ugo Mattei, perché non poteva ritirare una raccomandata? Incrollabile quest'uomo, continuamente oggetto d'insulti e derisioni. Il peggiore trattamento, l'ha subito da un irriconoscibile e stupidamente provocatore tipo iena ridens, Gianni Riotta. Un signore educato, il giurista. Un cafone dozzinale a cui il giuista ha detto infine "Con queste risatine imbarazzanti, sta dando la misura di sé." Bravo, sempre con classe e calma! 

Oggi la stampa riportava la notizia d'un appello a Draghi contro il green-paz, firmato da più di mille universitari. C'è la mia firma, come in quello ai Rettori di cui ho parlato recentemente. Il massimo sforzo per questo secondo appello l'ha sostenuto il matematico di cultura enciclopedica Marco Mamone Capria, autore di studi su questa pandemia, tra i più completi e documentati. Anche lui, ovviamente, è pronto a continuare la battaglia culturale e civilissima, contro chi gli risponde togliendogli "democraticamente" i viveri, pronto a presentarsi come il vinvitore che urlava dall'inizio VAE  VICTIS.

L'Italia non è la patria del famoso Cesare Beccaria, autore del celebre Dei delitti e delle pene (1764)?
Non è la terra dove è nata la splendida espressione "Né pena di morte, né morti per pena"? (Palermo, Nessuno tocchi Caino, Spes contra Spem, 4/12/21)

E, sbaglio, o nel caso di studiosi ultrapacifici come il Prof. Marco Mamone Capria, che ringraziano Speranza per la sua eccessiva preoccupazione nel caso non sapessero farsi curare, ora che il protocollo cure domiciliari è stato accettato e ora che trivaccinati e non vaccinati possono essere infettati ed infettare e, per finire, ora che le statistiche dicono che il guarito naturalmente dal Covid o varianti, ha una copertura dieci volte più durevole di quella dei vaccini, sbaglio a dire che queste persone pacifiche e razionali, al contrario della  bella affermazione "né pena di morte, né morti per pena", sono condannati alla pena di morte civile e anche alla morte per pena?

E che dire dei motivi per cui Cesare Beccaria credo sia noto, ai più, come un sensibile settecentesco, contrario alla brutalità della pena di morte? Niente di tutto così romantico. Il nostro catastrofico Speranza, Asino d'Oro 2020 e quindi ignorante come la citatissima capra di Sgarbi, farebbe bene a farsi spiegare, proprio da Sgarbi, perché Beccaria ammettesse la pena di morte solo nel caso in cui uno, anche se in carcere, poteva costituire un pericolo contro la società. Speranza, volendolo imitare Beccaria, essendo coerente con Speranza, dovrebbe condannare a morte tutti quanti e, sempre per coerenza, suicidarsi.
In tutti gli altri casi, Beccaria era contro la pena di morte, solo perché la riteneva inutile! 

Conclusione: l'introduzione in Italia, di fatto, della pena di morte civile (tipo ergastolo) in attesa della soluzione finale, la storia insegna che si sa da dove si parte e non si sa dove si finisce, ci rispinge a riconcludere, fino a quando assisteremo all'impotenza del governo a modificare il solco tracciato dallo stratega Speranza nel 2020, che solo Speranza contro Speranza, potrebbe fermare la corsa verso il baratro in cui economicamente, civilmente, moralmente stiamo precipitando.

I possibili vincitori di una delle guerre più incivili, squilibrate e assurde, dovrebbero però, nel gloriarsi, cosa che hanno iniziato a fare, tenere ben presente, che i tempi del Vae victis e in cui la storia la facevano i vincitori con metodi collaudati, non ci sono più. Ora i tempi sono profondamente cambiati: troppi documenti di  ogni tipo, collezionati e custoditi dai vinti, col senno del poi che prima o dopo arriva, faranno vedere da quale parte stava la Verità e la Scienza.  Parola, questa, perennemente in bocca a Mattarella e Speranza, facendo accapponare la pelle per effetto della freddura o ridere a crepapelle, a seconda dell'umore del momento.
 

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