Stato-mafia/ Riina, deve succedere un manicomio con Di Matteo
Toto' Riina, il 17 ottobre, nei dialoghi intercettatti nel carcere di Opera con il boss pugliese Alberto Lo Russo e' incontenibile: "Se io restavo fuori, io continuavo a fare un macello, continuavo, al massimo livello. Ormai c'era l'ingranaggio, questo sistema e basta. Minchia, eravamo tutti, tutti mafiosi". Ma Riina, aggiornato in tempo (quasi reale) da Lorusso, apprende della richiesta di testimonianza del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, al processo sulla trattativa. Lorusso lo informa che le tv rilanciano le dichiarazioni del vice presidente del Csm (Vietti) e di altri politici che ritengono che il capo dello Stato non debba testimoniare. Riina approva: "fanno bene, fanno bene... ci danno una mazzata... ci vuole una mazzata nelle corna... a questo pubblico ministero di Palermo". Al che Lorusso dice: "sono tutti con Napolitano dice che non ci deve andare. Lui e' il presidente della Repubblica e non ci deve andare". Riina afferma: "Io penso che qualcosa si e' rotto..." E poi i primi (cronologicamente) riferimenti riconducibili al pm Nino Di Matteo: "Di piu' per questo, per questo signore che era a Caltanissetta, questo che non sa che cosa deve fare prima. E' un disgraziato... minchia e' intrigante, minchia, questo vorrebbe mettere a tutti, a tutti, vorrebbe mettere mani... ci mette la parola in bocca a tutti, ma non prende niente, non prende...".
"Ve l'ho detto tannu (l'altra volta): io ve l'ho detto ieri... deve succedere un manicomio, deve succedere per forza, perche' vedete deve succedere per forza. Organizziamola questa cosa, facciamola grossa, una esecuzione come eravamo a quel tempo a Palermo". Cosi' il boss Toto' Riina conversando, durante l'ora d'aria con il mafioso Alberto Lo Russo, lancia il suo ordine di morte contro i pm del processo Stato-mafia e in particolare contro di Nino Di Matteo. E' uno stralcio dei dialoghi intercettati il 30 ottobre, tra le 13 e le 14, nel carcere di Opera, depositati dall'accusa e notificati alle parti.
E come se non bastasse Riina ribadisce: "Io facevo le cose pulite, ah? Pulito! Acchiana (sali)". E ancora, vantandosi delle stragi: "Quelli si meritavano questo e altro! Questo e' niente quello che gli feci io! Gli ho fatto, pero' meritavano. Se ci fosse stato qualche altro avrebbe continuato e non hanno continuato e non hanno intenzione di continuare, nessuno". E il boss corleonese, sempre il 30 ottobre, rivendica le sue gesta e sembra che nessuno in Cosa nostra riesca a seguire le sue orme. Tanto che Lorusso dice: "E cosi' subiscono sempre, cosi' subiscono, subiscono, subiscono e continueranno a subire". Sono una ottantina le pagine di trascrizioni di dialoghi intercettati.