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Cronache
Superbonus 110% da tagliare. No del M5S. Prima tegola per il governo Draghi

Con il superbonus 110% lo Stato ti regala intorno ai 60.000 euro

Con il superbonus 110% lo Stato ti regala intorno ai 60.000 euro per la ristrutturazione del tuo appartamento ma in questo momento potrebbe ripensarci. Con una certa insistenza si sta facendo largo l’idea di una riduzione del contributo al 75%-85% e un cambio del meccanismo di finanziamento delle opere. Il nuovo ministro dell'Economia, Daniele Franco, per gravare meno sulle casse dello Stato, starebbe valutando di muoversi in questa direzione.

Come funziona il superbonus 110% e perché non paghi niente

Nato sotto il governo Conte Bis con il “Decreto Rilancio” il superbonus 110% prevede un meccanismo in cui la ristrutturazione è praticamente a costo zero per i privati, vista la mancanza di liquidità. Avviene attraverso la cessione del credito, legata al progetto che verrà poi approvato. Il credito viene ceduto alla banca che in cambio anticipa all'impresa, che esegue i lavori, la liquidità per gli stessi. Un'operazione conveniente anche per gli istituti di credito poiché oltre a rimborsare il 100% della ristrutturazione lo Stato restituisce un 10% in più che incassa proprio la banca, anticipatrice della liquidità utile. Una forzatura per incentivare il settore edilizio in crisi e ristrutturare, sotto il profilo dell’efficientamento energetico e sismico, il patrimonio privato italiano che per motivi anagrafici non solo è lontano dalle caratteristiche green richieste dal mercato ma è anche non adeguato ai parametri antisismici. Ne possono usufruire case singole, condomini, eccetera, ma data per la complessità della materia e la burocrazia che c’è dietro, l’abitazione deve almeno fare un salto di due categorie energetiche, meglio usufruire di imprese affidabili che non facciano soprese sotto il profilo dei lavori e della qualità dei materiali (sta lì la possibilità di racimolare guadagni ulteriori con la non esecuzione a regola d’arte dell’opera).

I numeri del superbonus 110%

Valido fino al 30 giugno 2022, si stima che il settore di sviluppo del superbonus 110% muova oltre i 140 miliardi di euro. Da dicembre dell'anno scorso ad oggi si è passati da 537 cantieri aperti a 4391, per 491,5 milioni di euro di lavoro finanziati (dati Enea). Una crescita imponente per un settore, quello edilizio, affossato dalla precedente crisi economica. Ora però nella riscrittura del Recovery Plan da presentare all'Unione Europea il superbonus potrebbe essere azzoppato. Lo sgravio rischia di essere valutato, dal nuovo governo Draghi, troppo oneroso per le casse pubbliche. Una riduzione al 75-85% prevede che il resto della somma la anticipi il privato.

“Il MoVimento 5 Stelle non può accettare un ridimensionamento del superbonus”, ha spiegato ad Affaritaliani il sottosegretario alla presidenza del Consiglio del governo Conte Bis Riccardo Fraccaro, “sarebbe un attacco a tutte le associazioni di categoria che, in questi mesi, hanno sostenuto il provvedimento. Parliamo di una misura che ha creato posti di lavoro, fatto aprire nuove imprese nel settore e migliorato la qualità della vita degli italiani, facendo risparmiare ai cittadini con i tanti interventi a costo zero e la riduzione delle bollette energetiche fino al 60-70%”.

Infatti una riduzione del superbonus da 110% a 75%-85% darebbe un colpo al tentativo di crescita del settore, con un danno anche a tutto il meccanismo amministrativo di esperti, tecnici e operatori che si sono mossi per adeguare la progettazione ai requisiti richiesti dal superbonus. Ma quando la coperta è corta e si deve fare i conti con i soldi dello Stato il problema si pone.

“Noi piuttosto vogliamo estendere il superbonus 110% almeno fino al 2023”, rimarca Fraccaro, “e chiediamo che lo possano utilizzare anche le strutture turistico-ricettive, messe a dura prova dalle restrizioni imposte dalla pandemia. Una misura fondamentale per la transizione ecologica del Paese e che fa bene ai cittadini, oltre ad essere un investimento che si ripaga con i posti di lavoro e le imposte versate dalle imprese che ripartono. Tornare indietro, inoltre, significherebbe negare lo spirito ecologista annunciato dal presidente Draghi dato che la riqualificazione energetica degli edifici è uno dei fattori con maggior potenziale nella lotta alla riduzione delle emissioni climalteranti”.

Al ministero dell’Economia si stanno facendo i conti. In attesa del risultato il tema potrebbe rappresentare un primo tassello di frizione tra le anime del governo.

 

 

 

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