Thyssen/ La Cassazione: "Nuovo processo per rideterminare le pene"
Ci sara' un nuovo processo sul rogo scoppiato nello stabilimento torinese della Thyssenkrupp, in cui persero la vita sette operai. Lo ha deciso la Cassazione, a sezioni unite penali, che ha disposto il rinvio degli atti alla Corte d'Assise d'Appello di Torino per la "rideterminazione delle pene". La Suprema Corte ha riconosciuto la responsabilita' dei sei imputati - tutti alti dirigenti della Thyssenkrupp - ma ha disposto un processo d'appello-bis a Torino affinche' le pene vengano riviste, probabilmente al ribasso. La Corte, infatti, ha annullato, senza rinvio la prima sentenza d'appello "limitatamente alla ritenuta esistenza" di una delle circostanze aggravanti contestate agli imputati. Bisognera' attendere le motivazioni, che per legge vanno depositate entro 90 giorni, per chiarire tutti i punti della decisione dei supremi giudici.
LA RABBIA DEI FAMILIARI - Hanno sfogato la loro rabbia, gridando e piangendo, alcuni familiari delle vittime del rogo della Thyssenkrupp, dopo aver assistito alla lettura del verdetto della Cassazione che ha disposto un nuovo processo d'appello-bis a Torino per rideterminare le pene a carico degli imputati. "Sono codardi - ha urlato una signora, madre di uno degli operai morti, di fronte all'aula magna della Suprema Corte - non hanno avuto il coraggio di emettere una sentenza, dire qual e' la verita'". Il dispositivo letto dal primo presidente, Giorgio Santacroce, infatti, e' stato di difficile comprensione sia per i legali presenti sia per i parenti delle vittime.
GUARINIELLO: "CHIEDEREMO AUMENTO DELLE PENE" - "La decisione della Cassazione non significa che le pene debbano essere rimodulate al ribasso. Noi chiederemo un aumento delle pene": lo dice il pm di Torino Raffaele Guariniello commentando la sentenza sul caso Thyssen della Cassazione che ha rinviato alla Corte d'Appello per ridefinire le pene dei dirigenti condannati per omicidio colposo con colpa cosciente. "Il considerare il reato di omissione dolosa delle cautele antinfortunistiche separato dal reato di disastro - specifica il pm - implica che si possa chiedere un aumento di pena. Anche se non c'e' il dolo eventuale siamo soddisfatti che sia rimasta la colpa cosciente. L'aspetto negativo e' che a oltre sei anni di distanza dalla tragedia non c'e' una sentenza definitiva nonostante le indagini vennero chiuse in soli tre mesi".