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Cronache
Violenza donne, con la legge 'Codice rosso' 3932 indagini e 80 condanne

Codice rosso: 82 indagini per sfregi al viso

Sono 82 le inchieste che sono state aperte per il reato di 'Deformazione dell’aspetto della persona mediante lesioni permanenti al viso' previsto dalla legge Codice rosso, entrata in vigore un anno fa. In base al rapporto sul Codice rosso presentato oggi dal Guardasigilli Bonafede, per 35 indagini avviate c'è stata la richiesta di rinvio a giudizio, mentre 6 sono state le richieste di archiviazione. 5 le sentenze emesse, di cui 2 condanne con abbreviato, una condanna in tribunale, 2 assoluzioni. Due i processi conclusi in tribunale, uno ancora in corso. 

Per revenge porn oltre mille inchieste aperte

Sono state inoltre 1.083 le inchieste aperte per il reato di Revenge porn nel primo anno di applicazione della legge 'Codice rosso'. Per quanto riguarda le indagini avviate sulla nuova fattispecie di reato, sono state 121 le richieste di rinvio a giudizio e 226 quelle di di archiviazione, mentre 8 le sentenze emesse di cui 2 condanne con rito abbreviato, 3 patteggiamenti, una condanna in tribunale, due proscioglimenti. Tre sono i processi conclusi in tribunale, 13 quelli ancora in corso. 

La legge Codice rosso svela il picco dei casi: 3932 indagini, 80 condanne

Per i 4 nuovi reati introdotti con la legge Codice Rosso risultano essere state aperte in tutto 3.932 indagini e, per quanto riguarda quelle già concluse, in 686 casi è stata già formulata richiesta di rinvio a giudizio. Sono inoltre 90 i processi che si sono già conclusi in tutta Italia - 65 in fase di udienza preliminare e altri 25 in tribunale - e nel complesso sono già state inflitte 80 condanne, compresi i patteggiamenti e i decreti penali. Altri 120 processi sono tuttora in corso in fase di dibattimentale. E' quanto emerge dalla rilevazione statistica presso gli uffici giudiziari compiuta dal ministero della Giustizia nel periodo compreso tra il primo agosto 2019 e il 31 luglio 2020.

Violenza donne: +11% casi di maltrattamenti durante lockdown

Un "sensibile aumento" dei procedimenti iscritti per maltrattamenti contro familiari e conviventi catalogabili come violenza di genere nel periodo primo gennaio- 31 maggio 2020 rispetto al corrispondente periodo dell’anno 2019, "trend che può essere imputato alle misure di contenimento da lockdown che hanno portato a situazioni di convivenza forzata". E' quanto emerge ancora dal rapporto sul 'Codice rosso' presentato dal ministro della Giustizia Alfonso Bonafede. Fra agosto 2019 e luglio 2020 si è infatti registrato un incremento del numero dei procedimenti iscritti per il reato di maltrattamenti contro familiari e conviventi, passato da 36.539 a 40.726 (+11%). È, viceversa, emersa una diminuzione per le altre fattispecie, addebitabile anche alle restrizioni di movimento e di relazioni sociali imposte dal lockdown: violenza sessuale -4%, corruzione di minorenne -10%, violenza sessuale di gruppo -17%, stalking -4%. 

25 novembre, Unterberger: "La pandemia ha peggiorato la condizione donne"

“La pandemia non deve farci dimenticare la piaga sociale della violenza contro le donne. I numerosi femminicidi di quest’anno sono solo la punta dell’iceberg delle diverse forme di violenza a cui tante donne sono esposte.” Così in una nota la senatrice della SVP e Presidente del Gruppo per le Autonomie Julia Unterberger, in vista del 25 novembre, giornata internazionale contro la violenza sulle donne.  “L’emergenza coronavirus ha scaricato sulle donne i costi sociali ed economici della crisi. Mai come ora, lotta contro la violenza e per la parità sono due facce della stessa medaglia, perché l’indipendenza economica stimola i percorsi di emancipazione ed evita che per bisogno si ricada nel passato. Per questo una quota importante delle risorse del recovery fund devono essere spesi per l’occupazione femminile, per contrastare il divario salariale, per finanziare strumenti per una equa suddivisione del lavoro familiare.  Naturalmente senza dimenticare l’opera di denuncia e di contrasto alla cultura maschilista e misogina che attraverso un pezzo di società, qualifica parte del sistema mediatico e che dà alimento alle tante forme di violenza.  Il 25 novembre serva per continuare a riflettere e a impegnarsi su tutto questo.”

Vittime reato, "Ritardo sugli indennizzi? Sì al risarcimento"

Oggi è stata inoltre depositata la sentenza che riconosce il risarcimento del danno per la "tardiva trasposizione" nell'ordinamento italiano della direttiva europea sull'indennizzo alle vittime di reato. Lo ha sancito la terza sezione civile della Cassazione, riconoscendo sussistente il diritto a tale risarcimento di una donna italiana, vittima, nell'ottobre del 2005, di violenza sessuale: gli autori della violenza, seppure condannati penalmente, non avevano mai provveduto al risarcimento in sede civile. Con la decisione di oggi, 24 novembre, la Suprema Corte ha confermato la  correttezza della somma risarcitoria stimata nel procedimento d'appello ma l'ha ridotta vista l’erogazione, effettuata solo nel luglio di quest'anno, dell’indennizzo legale in favore della vittima del reato, nella misura stabilita dal decreto ministeriale del 2019 per le vittime dei reati intenzionali violenti.

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