Se pure l'Autorità nazionale anticorruzione non permette la trasparenza sulle motivazioni dei propri atti siamo alla frutta, penseranno tanti. C’è chi invece intende quanto accaduto come un normale conflitto giuridico interpretativo. E’ accaduto già nel giugno scorso: il consorzio Asmel, Centrale di committenza con 1584 Comuni associati e oggetto di contestazione da parte di Anac che ne aveva annullato una delibera, si era visto negare il diritto di visionare le motivazioni dell’atto di Anac ma aveva vinto il ricorso presentato al Tar.
Oggi la vicenda, anche se dissimile per tipologia di soggetti coinvolti, si ripete.
Con sentenza pubblicata il 23 ottobre scorso l’Anac perde di nuovo davanti al Tar (Tribunale Amministrativo Regionale per il Lazio) per avere negato l’accesso agli atti ad un whistleblower, un dipendente della Pubblica Amministrazione che aveva segnalano illeciti, avvenuti nel proprio Ente.
Ricordiamolo, il whistleblower ogni volta che denuncia un possibile reato rischia sanzioni, demansionamenti, licenziamenti, trasferimenti, mobbing e andrebbe, per quanto possibile, agevolato nella conoscenza sull’esito delle proprie denunce (e sulle motivazioni di un eventuale diniego).
La vicenda. Un whistleblower siciliano, la cui identità non va rivelata, segnala all’Anac alcune situazioni che ritiene illecite e che accadono nell’Ente pubblico in cui lavora. L’Autorità, dopo averle esaminate archivia le segnalazioni. Successivamente rigetta la richiesta di accesso agli atti del whistleblower che, convinto delle proprio ragioni, vorrebbe conoscere le motivazioni dell’archiviazione. La persona riceve uno stralcio della deliberazione, “Il Consiglio delibera in conformità alla proposta dell’Ufficio”, facendo riferimento ad una proposta non conosciuta e non allegata alla deliberazione.
Il whistleblower ripresenta la richiesta atti facendo riferimento alla delibera non allegata. Ma si vede rispondere con un altro rifiuto. Così si rivolge al
Tar del Lazio che gli dà ragione. Riconosce “in capo al ricorrente la sussistenza di un interesse diretto al documento al quale è stato chiesto l'accesso, in considerazione del fatto che la delibera in questione ha provveduto su alcune segnalazioni dallo stesso effettuate. Né può ritenersi applicabile, nel caso di specie, l’ipotesi ostativa prevista dal ‘Regolamento disciplinante i procedimenti relativi all’accesso civico, all’accesso civico generalizzato ai dati e ai documenti detenuti dall’ANAC e all’accesso ai documenti amministrativi ai sensi della legge 241/1990’”. Ed essendo quanto richiesto un “atto richiamato per relationem nella motivazione del provvedimento, lo stesso deve quindi ritenersi ostensibile”, cioè visibile da chi ne faccia richiesta avendone titolo, come nel caso di quel whistleblower.
Il Tar ordina all’ANAC di consentire al ricorrente l’accesso all’atto richiesto entro 30 giorni.
A giugno, il caso di Asmel sollevò non poche reazioni dell’Ente consortile vittorioso.
La precisazione di Anac fu: “La vicenda sollevata da Asmel riguarda l’accesso ad atti interni che l’Anac, con proprio Regolamento, ha sempre ritenuto riservati. Se l’orientamento del giudice amministrativo sarà confermato, l'Autorità si conformerà naturalmente a quanto stabilito. E' ben lungi dall’Anac, dunque, avere finalità contrarie alla trasparenza, che ha sempre difeso e promosso, in linea con le finalità che la legge le attribuisce”.
Anac intervenuta successivamente ha precisato che:
"La vicenda segnalata non attiene al funzionamento dell’Istituto del whistleblowing in quanto tale e come applicato da Anac, ma alla gestione di un’ordinaria istanza di accesso agli atti che avrebbe avuto lo stesso iter ed esito a prescindere dalla tipologia dell’istante.Come specificato nella sentenza del Tar n. 10818/2020, l’elemento della controversia è solo la ostensibilità degli atti interni dell’Autorità, vietata dall’art 24 del Regolamento Anac. Il whistleblower, infatti, avverso la decisione dell’Autorità di archiviare le comunicazioni di misure ritorsive non ha proposto ricorso giurisdizionale.
Si ricorda che la Commissione europea, nel Capitolo sulla situazione dello Stato di diritto in Italia, ha recentemente promosso l’operato dell’Italia e dell’Anac per la prevenzione della corruzione e la protezione dei whistleblower".
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