A breve si scoprirà la cinquina del Premio Strega 2025: vi raccontiamo i dodici romanzi in gara - Affaritaliani.it

Culture

A breve si scoprirà la cinquina del Premio Strega 2025: vi raccontiamo i dodici romanzi in gara

I libri rientrati nella dozzina e le interviste agli autori: lo speciale di Affaritaliani.it sul Premio Strega 2025

di Chiara Giacobelli

12) La ribelle. Vita straordinaria di Nada Parri di Giorgio van Straten (Laterza)

Tra le pieghe drammatiche del Novecento, Giorgio van Straten ritrova la voce vibrante e insubordinata di una figura femminile dimenticata dalla grande narrazione storica. La ribelle. Vita straordinaria di Nada Parri, pubblicato da Laterza, è un tributo tanto appassionato quanto rigoroso a una protagonista autentica dell’Italia spezzata dalla guerra.

Nada Parri, nata a Empoli nel 1923 da un vetraio comunista, incarna il coraggio inquieto di chi sceglie l’incoerenza delle emozioni alla rigidità dell’ordine costituito. Il racconto si snoda tra il grigiore quotidiano del negozio dei suoceri a Marina di Carrara e l’incendio improvviso di un amore proibito per Hermann, sottufficiale tedesco antinazista, che da nemico diventa compagno di fuga e di lotta.
L’incontro tra i due è un lampo nella tempesta, un abbraccio che sfida le leggi, la morale, le convenzioni. L’amore per Hermann – tenero, clandestino, irripetibile – spinge Nada ad abbandonare una casa inospitale e un matrimonio logorato dalla distanza e dall’indifferenza. Con la figlia in braccio, percorre i sentieri innevati dell’Appennino alla ricerca dei partigiani, condividendo con l’amato tedesco non solo la montagna, ma anche l’utopia di un’Italia diversa.


 

Tuttavia, la Storia, implacabile, nega a questo legame il lieto fine. Hermann, senza permesso di soggiorno, viene espulso e Nada resta sola, madre di due bambine, unico sostegno per la sua fragile famiglia. Eppure, non arretra. Si rimbocca le maniche, entra nella lotta politica e diventa la prima donna a ricoprire la carica di sindaco nei comuni dell’Empolese-Valdelsa.

Il volume di van Straten non è soltanto la cronaca di una vita vissuta all’insegna dell’indipendenza, ma anche un’indagine meticolosa sul significato del raccontare. Attraverso lettere struggenti, fotografie scolorite e testimonianze incerte, l’autore ricostruisce con sensibilità di storico e passione di romanziere un’esistenza straordinaria, nella quale amore e rivoluzione si intrecciano fino a confondersi.
Nada è icona e carne, mito e realtà. In lei sopravvive l’eco di una gioventù che, nonostante la disillusione postbellica, rifiuta di arrendersi e osa sperare. Una figura luminosa e tragica, testimone della Resistenza e simbolo di un ideale collettivo messo a dura prova dalla storia, ma mai del tutto spento.

Con una prosa colta, composta e attraversata da una vibrante umanità, van Straten dà corpo a una figura che ancora oggi ci interroga: esiste un amore capace di sfidare la morte e i codici morali? E quanta parte della nostra identità si forgia nell’attraversare l’abisso della solitudine e della scelta?
La ribelle è, infine, un invito alla memoria e alla consapevolezza, un libro che non solo racconta, ma ci mette in ascolto. Della voce di Nada, e, con lei, di tante vite rimaste senza un cronista.


 

Intervista all’autore

Come nasce l’idea di scrivere questa storia e come si è svolto il lungo lavoro di ricerca?
“L’idea nasce dalla voglia di affrontare il nesso fra storia e letteratura, ambedue, per me, forme di conoscenza del passato, e tra individui e storia, fra vita privata e vita pubblica. Scegliere una vicenda ambientata in Italia durante la seconda guerra mondiale mi è sembrato un’opzione particolarmente efficace per seguire la mia idea.
Ma la vita di Nada Parri e il suo amore per Hermann Wilkens in particolare li ho incontrati casualmente in un libro sui disertori tedeschi del fronte italiano, e mi ha così colpito (anche se occupava una sola pagina) che ho deciso che dovevo saperne di più. 
La ricerca parte da qui e ha subito una forte accelerazione quando sono riuscito a entrare in contatto con Elisabetta, la figlia della mia protagonista, che mi ha fornito materiali fondamentali per il mio racconto”. 

Quanto è importante oggi continuare a parlare della Resistenza e restare fedeli ai fatti? Pensa che sia in atto un processo di riscrittura della storia?
“Penso che la riscrittura della storia, la deformazione della realtà sia possibile quanto più si perde la memoria del proprio passato. Il compito della letteratura non è tanto raccontare edificanti storielle con i partigiani buoni e i fascisti cattivi, quanto di riportare in vita le persone reali, con i loro pregi e difetti, la loro umanità, nella consapevolezza che proprio così si renderà ancor più evidente chi aveva torto e chi aveva ragione. Nada Parri è una donna straordinaria, coraggiosa, innamorata, ma non perfetta e proprio per questo “vera”. Raccontarla è stata un’emozione e una gioia”.
 
Le donne sono spesso protagoniste della letteratura contemporanea, riscoperte e riscattate. A suo parere riportare le donne al centro del dibattito intellettuale potrebbe aiutare il processo di parità di genere? 

“Raccontare la storia di Nada vuol dire ritornare ad anni in cui, in Italia, le donne erano trattate come esseri con diritti limitati: esistevano il reato di adulterio (solo per loro, non per i maschi) e il delitto d’onore. Non c’era il divorzio e il diritto di famiglia le relegava a un ruolo subordinato e gregario. 
L’esperienza partigiana permette a Nada di capire qual è la strada per riscattare la sua condizione, ma la riconquista della libertà non coinciderà purtroppo con la conquista dei diritti che lei si sarebbe aspettata di veder riconosciuti. Ci vorranno decenni prima che lo siano. E non è solo una vecchia morale cattolica a impedirlo: molta sordità alle richieste delle donne è avvertibile anche nel mondo della sinistra, nel quale Nada si riconosce. 
La strada percorsa è stata lunga e importante, ma basta la cronaca quotidiana per rendersi conto quanto rimane purtroppo ancora da fare”.