Culture
Boetti e Salvo, due artisti (e amici) a confronto
La mostra "Boetti/Salvo. Vivere lavorando giocando", fino al prossimo agosto al LAC Lugano Arte e Cultura






di Simonetta M. Rodinò
Boetti e Salvo, due figure che furono artisti prima di essere amici. Ma in che misura un rapporto di amicizia si ripercuote sulla propria evoluzione creativa? La complicità, la stima reciproca possono influenzare le rispettive espressioni artistiche? La storia dell’arte è lastricata di “debitori”.
A questi interrogativi risponde Bettina Della Casa, curatrice della mostra “Boetti/Salvo. Vivere lavorando giocando”, fino al prossimo agosto al LAC Lugano Arte e Cultura del centro cantonale della Svizzera italiana.
La stretta frequentazione e condivisione di tempo, esperienze e istanze conoscitive non portarono ai due autori affinità di idee e attitudini, “Sebbene, pur nelle distinte conformazioni caratteriali e visioni artistiche, Alighiero, l’artista concettuale, e Salvo il pittore, formarono un terreno comune su cui confrontarsi…”
Si sono guardati molto, dunque, ma ciascuno proseguì per la propria strada.
Anche il loro inizio fu molto diverso: Alighiero Boetti nato a Torino nel 1940 da una famiglia aristocratica si trasferì 22enne a Roma, dove morì nel 1994; Salvo, nome d’arte per Salvatore Mangione, nacque a Leonforte, Enna, nel 1947da una famiglia povera che emigrò a Torino. Vi morì nel 2015.
La prima parte dell’esposizione, che presenta circa 150 opere e si articola per differenti capitoli, è una ricognizione parallela delle opere dei due artisti e segue una successione cronologica solo fino ai primi anni Settanta. In seguito entrambi iniziano a lavorare per grandi cicli e tematiche ricorrenti.
La seconda sezione indaga gli sviluppi delle rispettive speculazioni artistiche. Salvo si dedica alla pittura, mentre Boetti, che pittore non fu mai, da autentico concettuale si guardava bene dall’ideologizzarla come una scelta, viveva la pittura come un sogno proibito.
Il primo capitolo ospita fotografie scattate da entrambi e che si dedicarono reciprocamente: ritratti nello studio di Boetti, in cui Salvo venne ospitato o presso le gallerie Sperone e Christian Stein, centri vitali e innovativi della Torino dell’Arte povera…Immagini in bianco e nero. La propria persona diventa centro di indagine narcisistica per Salvo, occasione di performance per Boetti.
Dai coloratissimi arazzi che Boetti faceva ricamare dalle donne afgane alle lapidi di Salvo, in cui entrambi “scrivono frasi”, dai ricalchi con matite o biro di Boetti, gesto ripetitivo tautologico nella sua trasparenza, alle opere con tecniche diverse accomunate dalla scritta SALVO in bianco, rosso e verde, dell’artista siciliano che evoca una retorica patriottica anacronistica in epoca di contestazione sociale. Dalla sezione “Pensare il tempo”, per Boetti tema astratto che vive nel suo scorrere immediato, per Salvo è quello della storia dell’arte, passando per “Mappe”, dove ai territori e planisferi di Boetti che fissano nel tempo un dato modificante si contrappongono le Sicilie in cui Salvo dipinge un dizionario di nomi famosi - artisti, filosofi, poeti… - si giunge all’ultimo capitolo.
È la svolta. Nel 1972 le strade si dividono. Cambiano registro. Se da un lato Boetti non dipinge e preferisce dare in mano ad altri una biro – “Mettere al mondo il mondo” è uno dei primi lavori in cui è usato il tratteggio monocromo per ottenere il riempimento della superficie del foglio – Salvo realizza su tele paesaggi, scorci urbani, nature morte…
Boetti/Salvo. Vivere lavorando giocando
LAC Lugano Arte e Cultura - Piazza Bernardino Luini 6 - Lugano
Durata: fino al 27 agosto 2017
Orari: martedì–domenica: 10–18; giovedì aperto fino alle 20; lunedì chiuso
Aperture straordinarie: 17.04, 01.05 e 05.06.2017
Infoline: +41 (0)58 866 4230
Ingressi: intero: chf 15. - ridotto: chf 10. -
Catalogo: Edizioni Casagrande
www.masilugano.ch