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Culture
Festival della comunicazione, un dibattito per la “Civiltà” che unisce

La terrazza della comunicazione di Camogli ha accolto questa mattina il dibattito “Museo come modello di civiltà”, durante il quale sono intervenuti Serena Bertolucci, direttrice del Palazzo Ducale di Genova, Lorenza Baroncelli, direttrice della Triennale di Milano e James Bradburne, direttore della Pinacoteca di Brera e della Biblioteca Braidense

Si continua a parlare di “Civiltà” al Festival di Camogli. Un tema affrontato come vera e propria sfida nata dalla profonda necessità di interrogarsi sui valori fondanti di una società che sembra preferire l’oblio a una più grave introspezione, l’odio a una meno immediata conoscenza. A Camogli si parla di memoria, di inclusione, di apertura, di sostenibilità, di una civiltà che unisce e non divide. Si capisce che il rapporto identitario con la nostra cultura non può basarsi sull’esclusione, ma piuttosto sul dialogo. Nodo cruciale sembra ancora essere l’auto-definizione di una società la quale  solo riflettendo sul suo passato e ponendo le giuste domande sul presente può ancora costruire il proprio futuro.  Un inno alla “Civiltà” dunque, che viene anche dai direttori di tre luoghi simbolo del nostro Paese: la Pinacoteca di Brera, la Triennale di Milano e il Palazzo Ducale di Genova, luoghi che raccontano, o meglio che dovrebbero sempre essere capaci di raccontare, la nostra storia.

Ma i musei, custodi della memoria collettiva, possono essere incivili? Questa la provocazione sottesa nel dibattito. Come afferma Serena Bertolucci: "Tutti parliamo di museo ma abbiamo un’idea un po' incivile di museo. Nella Treccani, una voce dice ‘roba da museo’ per cosa noiosa, che non serve. Ma perché? Stiamo provando a ribaltare questa concezione! Ma siamo uno dei luoghi più incivili della storia anche se conserviamo il senso pieno della nostra storia! In alcuni musei non ci sono le sedie;  e i bambini? Non arrivano a leggere le didascalie o a guardare nelle teche”. Concludendo “I musei diventano civili nel momento in cui smettono di lamentarsi ma iniziano a raccontare”.

"Il museo è la memoria, il primario fattore di innovazione. Per far questo i musei devono essere civili, ovvero comprensibili. La sfida dei nuovi musei e quella di rendersi comprensibili, accoglienti, friendly, perché è da qui che comincia la battaglia per la civiltà vera!" ha messo in evidenza ad Affaritaliani.it la direttrice del Palazzo Ducale di Genova.

Bertolucci, Palazzo Ducale di Genova:"Per un museo comprensibile, accogliente e friendly"

È quindi nel dialogo con la contemporaneità che si deve collocare la vera essenza di un museo. Come sottolinea Lorenza Baroncelli: “La Triennale nasce come luogo per le esposizioni internazionali per scelta di Mussolini. Quindi nasce come luogo di dibattito sui temi della contemporaneità.  Questo significa anche che lo spazio veniva costruito ma anche sempre nuovamente distrutto.  La Triennale è un luogo che parla diverse lingue e diverse discipline, ma si è poi sempre basata sull’ apprezzare l’opera d’arte in un contesto. Il nostro obiettivo è continuare a dialogare con la contemporaneità e con lo spazio esterno, tanto che a novembre non allestiremo una mostra ma uno skate park!”.

James Brudburne ha altresì parlato di un vero e proprio ritorno al futuro: “Dobbiamo ricordare da dove siamo venuti, ricordare che l’idea di museo è rivoluzionaria! L’idea della politica di aprire le proprie ricchezze a tutti.  Il museo è nostro, è un luogo di civiltà e di cittadinanza. Vogliamo puntare su un museo aperto in tutte le ore, con didascalia grandi e leggibili, aperto a voci diverse di poeti e artisti, didascalie per le famiglie e i bambini.  Il museo è la nostra casa”.  Ad Affaritaliani.it  il Direttore ha aggiunto: “Il museo è nato da una proposta civile, dall’intenzione di ridare al popolo il proprio patrimonio. Questo spirito illuministico dovrebbe esprimersi in tutto quello che facciamo nel museo, che dovrebbe avere rispetto per la diversità del nostro spettatore. Il museo deve essere un crogiolo della nostra cittadinanza, è un luogo dove scopriamo chi siamo perché sono tutti beni che non possiamo avere individualmente.  Questa identità appartiene a chiunque: a una persona arrivata dall’Africa ieri o da un marchese milanese che è qui da mille anni! Quando andiamo nella nostra casa, il nostro museo, siamo in un patrimonio universale, diveniamo uno e possiamo lavorare nella diversità, nel rispetto, nella nostra memoria collettiva”.

Bradburne, Pinacoteca di Brera:"Il museo come crogiolo di cittadinanza"

Altamente significativa e accolta da un lungo applauso della platea la riflessione conclusiva del direttore della Pinacoteca di Brera: “A chi emigra può essere chiesto ‘cosa metti nelle valigie quando vai via dalla patria?’  Essi mostreranno le foto, gli oggetti che custodiscono ricordi, le cose emotive e non le ricchezze o i gioielli. Dobbiamo capire che siamo tutti migranti. Non solo nello Spazio, ma siamo tutti migranti nel Tempo: andiamo tutti insieme nel futuro incerto, dobbiamo fare tutti la valigia, decidere cosa portare. In parte facciamo la valigia nel nostro museo, che rappresenta la nostra identità. Quando sono di fronte a Caravaggio capisco che Caravaggio mi appartiene. Il museo è dove facciamo la nostra valigia per il futuro e creiamo la nostra identità”

 

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