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Culture
L’arte dei writer sulle centraline semaforiche

di Raffaello Carabini

Un taglio quasi diritto attraversa Milano da una periferia all’altra, da piazzale Tirana a viale Sarca, un percorso punteggiato di colori e immagini di ogni tipo. Si tratta delle decorazioni di “Energy Box”, iniziativa attivata lo scorso autunno dall’Azienda Elettrica Milanese, che ha concesso le sue centraline di controllo dei semafori nelle mani di una cinquantina di writer, gli artisti di strada armati di bomboletta spray, che si sono sbizzarriti nel dipingerle secondo le rispettive tendenze artistiche.

Una sorta di esposizione a cielo aperto che mette a confronto la cittadinanza con una creatività che forse è marginale, ma certo si mantiene da anni vitale e vivace. Con il coordinamento del graffitaro Atomo, alias Davide Tinelli, e del critico Flavio Caroli, una serie di artisti che vengono dall’Accademia di Brera e da Barcellona, dal Giappone e dalle gallerie d’arte, da Berlino e da tutta Italia, si sono impegnati a rendere presenti e percepibili, e persino “belli”, degli oggetti solitamente grigi, ossessivi e anonimi, quanto indispensabili al vivere quotidiano della città.

Chi passeggia per strada si trova così a fare i conti con una realtà differente dal suo percepito abituale, scopre alcune delle infinite possibilità espressive dell’arte e la sua capacità di rendere differenti uomini e cose. Così oltre 150 centraline sono oggi, dopo alcuni mesi, ancora coloratissime e divertenti, astratte e luminose, e si spera lo rimangano a lungo, rispettate dai falsi writer dello scarabocchio e della firma selvaggia così come dagli attacchini compulsivvi di micropubblicità.

Grazie all’iperrealismo di Neve e di Acme107, di Kraser e di CHEONE, all’ironia pop di Crea e di Pao, di Gattonero e di Airone, all’astrattismo di KayOn e di Styng 253, di DADO e di FLOOD, al decorativismo di Felipe Cardena e di Rendo, di Gep e di Alex Angi, e via dicendo, le energie di un movimento nato nelle strade e nelle periferie diventano centrali e propositive.

Una forma di rigenerazione del tessuto urbano, peraltro già sperimentata in diverse altre metropoli mondiali, che si spera sia solo un primo passo verso quel confronto continuo di stili e di idee, che ben rappresenta i milioni di occhi che, anche solo distrattamente e di passaggio, vi si posano sopra. E che è molto ben rappresentato oggi dal volume “Energy Box. Urban Art Renaissance”, edito da Skira, che, oltre a riunire tutte le immagini proposte, completa l’operazioni con le biografie degli artisti e alcuni veloci e interessanti saggi critici.

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