Culture
La Scuola di Alta Formazione Filosofica di Ugo Perone tra Torino e Berlino. L'intervista
di Bianca Della Valle
![]() UGO PERONE - Già ordinario di Filosofia Morale e direttore del Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università del Piemonte Orientale, è titolare della cattedra “Romano Guardini” in Filosofia della Religione presso la Humboldt Universität di Berlino. Tra le sue pubblicazioni: Modernità e memoria, Sei; Le passioni del finito, EDB; Nonostante il soggetto, Rosenberg & Sellier; Il presente possibile, Guida; La verità del sentimento, Guida.
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L’Italia della crisi esporta cultura in Germania e si internazionalizza? Parebbe di sì, a giudicare dal caso di Ugo Perone, il filosofo importato per un bienno dalla Humboldt Universität di Berlino, e da quello della Scuola di Alta Formazione Filosofica di Torino da lui fondata (www.sdaff.it), la quale ha appena avviato un gemellaggio con la berlinese “Romano Guardini” Stiftung, ovvero la Fondazione “Guardini”. È quindi un teologo e studioso italiano emigrato giovanissimo nella Germania di fine dell’Ottocento a fare da nume tutelare allo scambio internazionale avviato da una delle dieci scuole italiane che una recente edizione della Grande Guida Università di “Repubblica” ha definito “di eccellenza”. Un doppio movimento che, dal 7 all’11 ottobre, porta a Torino il sociologo e filosofo Hans Joas – lectio magistralis il 7 ottobre al Circolo dei Lettori – insieme a un nutrito drappello di giovani studiosi tedeschi che si uniscono ai nostri, per poi portare a Berlino, la prossima primavera, un intellettuale italico e un piccolo battaglione di giovani filosofi nostrani, tutti ampiamente padroni della lingua tedesca. Ci facciamo raccontare questo e altro da Ugo Perone.
Un gemellaggio Italia-Germania che nasce nella bistrattata penisola.
Sì, il progetto di internazionalizzazione, se così lo vogliamo chiamare, e quindi l’intesa con la Fondazione “Romano Guardini”, corrisponde a un’intenzione di fondo della Scuola di Alta Formazione Filosofica, cioè quella di non limitarsi all’Italia, di cercare anche dei rapporti con l’estero e dei finanziamenti per accompagnare l’imprescindibile intervento della Compagnia di San Paolo, secondo una direzione che la Compagnia stessa ci ha indicato. Un elemento di grande interesse in questa operazione sta nel fatto che, per la prima volta in modo davvero consistente, avremo un gruppo di giovani studiosi di due lingue madri diverse, in questo caso italiani e tedeschi. In passato avevamo avuto alcuni giovani francesi, spagnoli e americani, ma erano iniziative singole, mentre questa volta c’è stato un vero e proprio bando, fatto circolare all’interno delle università della Germania.
E questo è un vantaggio per i ragazzi…
Il vantaggio per i giovani studiosi che partecipano è evidente: intrecciano rapporti con colleghi di un altro Paese, il che corrisponde a uno degli obiettivi primari che la Scuola si era data fin dalla sua costituzione, cioè quello di valorizzare i giovani ricercatori italiani. Significa anche aprire loro delle possibilità di contatto, di rapporto, e quindi in futuro, forse, anche di lavoro, o comunque opportunità di ricerca che, nel caso specifico, riguardano la Germania. Non si tratta che di un primo passo: nulla esclude che domani si possa dar vita a un’analoga iniziativa che coinvolga, per esempio, un’istituzione francese e che quindi renda ancora più internazionale la Scuola. In ogni caso sono molto soddisfatto di questo primo esito, che non intacca la pluralità di visioni filosofiche che la Scuola vuole proporre.
La Fondazione “Romano Guardini” però è un’istituzione connotata in modo preciso…
Indubbiamente la Fondazione “Guardini” ha una matrice cattolica e ha un particolare interesse per le tematiche religiose, ma nello stesso tempo è estremamente aperta al dialogo, non soltanto con le altre confessioni cristiane, ma con il mondo contemporaneo. Questa apertura è nello spirito della stessa filosofia e teologia di Romano Guardini. Quello che sta a cuore a me è la qualità, non l’orientamento ideologico dello studioso che chiamiamo a tenere un ciclo di seminari SdAFF. La scelta di Hans Joas, il docente di questo XII ciclo, era precedente alla collaborazione con la “Guardini”. Così come la scelta di Sergio Givone quale docente del XIII ciclo, che, anziché a Torino, si svolgerà a Berlino proprio per sottolineare questa reciprocità di rapporto, con cui la SdAFF porta Italia all’estero.
Lei ricopre la cattedra “Guardini” per la docenza di “Filosofia della religione e Weltanschauung cattolica”…
La cattedra “Guardini” di Berlino è una cattedra concordata con l’Università Humbold. È l’Università che fa la chiamata, collocando il docente come professore di Filosofia della religione all’interno della Facoltà di Teologia. In Germania le facoltà teologiche non sono ecclesiastiche ma statali, e solitamente hanno due orientamenti: cattolico e protestante. A Berlino la Facoltà è esclusivamente protestante, cioè si insegna Teologia luterana, più tutte le classiche discipline di una Facoltà teologica, ma anche alcune discipline filosofiche. Lo spirito è sempre stato quello di chiamare un professore di matrice cattolica, che è l’unico professore della Facoltà che ha il carattere di essere un filosofo e di avere un’appartenenza confessionale alla chiesa cattolica.
Una situazione stimolante per un docente?
Per me è una cosa molto interessante perché mi porta a un dialogo ecumenico, dal momento sono l’unico che appartiene a un orizzonte confessionale diverso, ma nello stesso tempo quello che io faccio è filosofia. Faccio quello che ho sempre fatto, cioè pongo il problema filosofico, non quello teologico. Ma lo pongo a partire da una sensibilità e da una tradizione diversa da quella più comune in quel contesto. Per me è stimolante avere un numero consistente di studenti che hanno un progetto di studi di storia e scienze delle religioni che può essere assai variegato, ma anche studenti che, in alcuni casi, non poi così rari, è finalizzato a farne pastori, sia uomini sia donne, naturalmente. La cosa è molto interessante anche perché, oltre alla differenza linguistica, questa diversa provenienza “sociologica” degli studenti porta a un dialogo diverso rispetto a quello che avveniva in Italia.
Ovvero…
Gli uditori delle lezioni o dei seminari non appartengono necessariamente alla Facoltà di Teologia, perché in Germania c’è molta circolazione tra le facoltà. Quindi ho studenti di una molteplicità di discipline, filosofi, sociologi, giovani che studiano politologia. E non vengono nemmeno esclusivamente dall’Università cui appartengo, ma anche da altre università berlinesi o di Postdam. Inoltre, proprio il fatto che si tratti di una Facoltà di Teologia protestante fa sì che ci sia un numero abbastanza cospicuo di studenti provenienti da Cina, Sud Africa, Sud America che sono qui per approfondire gli studi teologici legati al mondo tedesco. Quindi è un ambiente internazionale, multiculturale, per certi aspetti, e nello stesso tempo molto diverso. Soprattutto è molto diversa l’organizzazione dell’insegnamento e degli esami rispetto all’Italia, perché ha carattere molto meno caratterizzato dall’accertamento delle conoscenze apprese e molto più dall’elaborazione di riflessioni maturate a partire dall’insegnamento ricevuto.