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Culture
La materia e il segno di Picasso ceramista. Un'esposizione al Mic di Faenza

A Picasso il colpo di fulmine la ceramica è piuttosto tardivo: tutto ha inizio nel dopoguerra quando il genio spagnolo, di passaggio a Golfe-Juan, nel sud della Francia, visita un’esposizione di terrecotte e maioliche nel paese di Vallauris, dove inizia un percorso di ricerca e conoscerà più tardi anche Jacqueline Roque che diventerà la sua seconda moglie. La partecipazione all’evento rappresenta un punto di svolta nella sua carriera: da sempre incline alle novità, si butta a capofitto alla scoperta di questo nuovo materiale, esplorando i diversi tipi, metodi di lavorazione, cottura e decorazione. Ne realizzerà diverse migliaia, tra figure di uomini, donne, animali, vassoi, piatti. Quasi tutti pezzi unici.                                                  Cinquanta di questi pezzi unici, provenienti dalle collezioni del Musée National Picasso-Paris, saranno in mostra al Mic di Faenza, dal 1 novembre al 12 aprile 2020, in una grande mostra dal titolo “Picasso, La sfida della ceramica” a cura di Harald Theil e Salvador Haro con la collaborazione di Claudia Casali. Un nucleo di inestimabile valore e un prestito eccezionale che affronta tutto il percorso e il pensiero creativo dell’artista spagnolo nei confronti dell’argilla. 
Nella mostra faentina verranno analizzate le fonti di ispirazione di Picasso, proprio a partire dai manufatti presenti nelle collezioni del Mic. La ceramica classica (con le figure nere e rosse), i buccheri etruschi, la ceramica popolare spagnola e italiana, il graffito italiano quattrocentesco, l’iconografia dell’area mediterranea (pesci, animali fantastici, gufi e uccelli) e le terrecotte delle culture preispaniche che saranno esposte in un fertile e inedito dialogo con le ceramiche di Picasso. 
E una se sezione speciale verrà dedicata al rapporto tra Picasso e Faenza. Diversi sono i pezzi di Picasso che il Museo internazionale delle Ceramiche in Faenza possiede grazie al tramite di Tullio Mazzotti di Albisola, di Gio Ponti e dei coniugi Ramié i quali furono sollecitati a richiedere alcuni manufatti al Maestro per un’esposizione a Faenza e, soprattutto, per la ricostruzione delle collezioni d’arte ceramica moderna andate distrutte nell’ingente bombardamento alleato del maggio 1944. Merito dell’allora direttore Gaetano Ballardini, nonché fondatore del Museo faentino, che contattò Picasso a Madoura con una lettera commovente e davvero toccante. Fu così che arrivò nel 1950 il primo piatto ovale raffigurante la Colomba della Pace, memento contro ogni guerra, espressamente dedicata al Museo di Faenza e al tragico destino della sua Collezione e della sua struttura. Seguirono altri piatti nel 1951 con teste di fauno e vasi dal sapore arcaico e archeologico e il grande vaso “Le quattro stagioni” (1951), graffito e dipinto, con la raffigurazione pittorica e morfologica di quattro figure femminili, le cui forme sinuose vengono sostanziate dalla curvatura accesa del vaso. 
La mostra sarà integrata con l’esposizione di documenti e fotografie, mai esposti, ed appartenenti all’archivio storico del Mic. Completerà il ricco apparato didattico e fotografico un video storico di Luciano Emmer del 1954 (Picasso a Vallauris). 
La mostra fa parte di “Picasso-Méditerranée”: un’iniziativa del Musée national Picasso-Paris, un evento internazionale che si svolge dalla primavera del 2017 alla fine del 2019. Più di sessanta istituzioni hanno immaginato una serie di mostre sull'opera “ostinatamente mediterranea”. Su iniziativa del Musèe National Picasso-Paris, questo percorso nel lavoro dell'artista e nei luoghi che l'hanno ispirato presenta una nuova esperienza culturale dedicata a rinsaldare i legami da entrambi le parti del Mediterraneo. 

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