Culture
La Morte? E' una grande bugia!
di Antonella Gramigna
La realtà epigenetica, nuovo orizzonte scientifico, e le sinergie con altri saperi, come la fisica quantistica, rendono il concetto di morte come assolutamente obsoleto. La certezza della nostra essenza energetica assoluta ha dischiuso orizzonti appena immaginabili per la loro vastità. L’universo energetico, che è la nostra sostanza, pone subito un capovolgimento di fronte rispetto alla vecchia domanda sull’esistenza o meno dell’anima. Sarebbe il caso, viceversa, di scoprire quale è realmente la nostra componente di "massa/materia" percepibile visto che noi siamo Anima ! Affermazioni, queste, che possono essere facilmente scambiate come massime filosofiche o metafisiche , ma, al contrario, sono semplici constatazioni che la fisica classica, prima, e la fisica quantistica, poi, hanno provato essere vere.
La celebre definizione di A. Einstein “… l’energia di campo è l’unica cosa in grado di agire sulla materia ..” rappresenta un punto di non ritorno per qualsiasi altro scibile." L’epigenetica parla di frequenze che agiscono sul nostro bagaglio genetico definendone la sua attività. La stessa genomica che, avendo scoperto la mappatura del genoma umano in un numero molto piccolo di geni (tra 23.000 e 26.000), ha definito l’ambiente come forza motrice essenziale e sostanziale per l’evoluzione e la vita stessa. Siamo quindi in possesso delle chiavi per capire il mistero stesso della vita. Si ribadisce che è proprio così. Ed è una affermazione scomoda in quanto essa comunque altera l’intero paradigma culturale di un mondo abituato a scindere da sempre la razionalità dall’astrazione, ma non accettiamo ancora a livello sociale questa realtà in quanto contraria anche al nostro routinario modello di pensiero. Siamo da troppo tempo convinti ed autoconvinti che la nostra vita materica sia “l’unica vita” e che esista un dopo ..forse ..e chissà." Così afferma Giovanni Cozzolino, Sociologo e ricercatore scientifico " Lo stesso approccio religioso ebraico-cristiano ci ha abituati a sperare e a meritare il “dopo” come un qualcosa che avverrà solo a certe condizioni, e che l’eternità sarebbe legata al modo di come abbiamo vissuto i pochi attimi sulla terra. Difficile da accettare , quindi , di essere un’anima che sta vivendo una piccola parentesi di “materialità” . Da un punto di vista puramente quantistico sarebbe opinabile uno studio sulla nostra gamma di frequenze nelle quali viviamo per poter scoprire quali sono, cosa ci fanno sentire, in che modo esse possono entrare in risonanza con altre frequenze vibrazionali esistenti intorno a noi che in momenti diversi hanno prodotto una materialità sotto forma di persona. Come si può notare, da queste considerazioni di massima, scienza di frontiera e interpretazioni filosofiche o metafisiche si toccano e, spesso, si sovrappongono senza soluzioni di continuità".
Di recente il Sociologo ha presentato un libro a Roma, in Campidoglio, " Le frequenze di Dio" scritto a due mani con la Psiconeuroimmunologa Sabrina Ulivi. Il libro tratta proprio di frequenze e di vibrazioni e dell'interazione di esse con il nostro organismo e con il nostro sistema immunitario. "Potremmo dare la precedenza al solo aspetto scientifico, e per comodità di ragionamento, dicendo che le frequenze vibrazionali che rappresentano "Noi" ,in quanto entità viventi, sono la vita stessa,definendo il supporto materico/massa, rappresentato dal nostro corpo visibile e tattile, come un modo per rendere le percezioni dell’universo intorno a noi sensazioni agite e agibili. In parole povere, la nostra realtà energetica “produce” una massa/materia che è il nostro corpo percettibile per lo scopo finale di rendere la percezione dell’universo da "percezione" a “sensazione vissuta ed interattiva”. Altrimenti come potremmo sapere che sapore ha la cioccolata oppure cosa voglia dire innamorarsi, odiare, od essere felici? e come potremmo emozionarci guardando un tramonto sul mare … E’ così che la vita che noi conosciamo ha uno scopo, lo scopo della vita, della nostra vita è … la vita stessa !La nostra essenza energetica è, quindi,immortale." Così continua Cozzolino che attraverso la ricerca effettuata in questo campo e' sopraggiunto a verità indiscusse e dimostrabili. Questo concetto, appena espresso, è indubitabile. Una domanda, però, sorge spontanea e la dirigo al Dr. Cozzolino: "una volta che il segnale di campo, che l’energia che ci definisce, si allontana dal supporto di materia che “ha prodotto”, cosa accade ? "Noi" cosa diventiamo e dove andiamo?".
"Alla prima domanda è facile rispondere : noi non diventiamo nulla che già non siamo , nel senso che siamo energia e restiamo energia. Una energia che per qualche tempo si è chiamata Mario Rossi nella sua rappresentazione di materia e che ancora mantiene per un certo tempo “X” questa caratteristica di “entità particolare” che si era chiamata ed era stata Mario Rossi . Alla seconda domanda,centrata sul “dove”, è più complessa la risposta e su questa fioriscono le teorie non suffragate, però, da nessuna determinazione o prova scientifica. Possiamo solo ipotizzare che l’universo intorno a noi sia un “Multiverso” (come da molte parti viene definito) e che, quindi,l’energia che si è allontanata dal contesto di massa /materia che ne rappresentava il suo supporto e che si chiamava ,(per es. ), Mario Rossi si trasferisca o trasli in un tempo non definibile in una dimensione altra probabilmente su una gamma di frequenze più elevate , e quindi, non percepibili a Noi, ma spesso percepibili dagli animali che riescono ad ascoltare gli ultrasuoni e vedere l’ultravioletto, chissà perché , forse hanno una sensibilità maggiore a sentire le frequenze diverse ?Potremmo citare decine e decine di fonti in cui si parla di testimonianze di esperienze c.d. di premorte, in cui il soggetto, in seguito ad incidente o grave malattia, giunge al livello di coma per poi riprendere le sue funzioni vitali raccontando l’esperienza vissuta in una dimensione che definisce come estremamente suggestiva e di profondo benessere al punto di non volerla abbandonare. Tali testimonianze sono sempre uguali e rappresentano al momento un numero talmente alto ed uniforme da non poterne più ignorare la coerente portata narrativa. Collocare la dimensione ove il nostro campo energetico va a collocarsi è di grande fascino ma rappresenta ancora un qualcosa che resta, nella migliore delle ipotesi, al puro stato teorico. Quella forse più accettabile riguarda una dimensione variabile nel tempo e nella caratteristica vibrazionale. Una volta che il campo energetico di una certa persona si è progressivamente “staccato” dalla sua espressione materica esso, per un tempo difficilmente quantificabile, permane in una regione energetica e spaziale molto prossima a quella in cui il suo “corpo” privo di vita rimane. Susseguentemente, per una “deriva di frequenza” similmente ad una qualsiasi emissione elettromagnetica, si sposta su altri livelli vibrazionali sempre maggiori e sempre più “lontani” dalla dimensione in cui si è operato il distacco dal corpo. E' probabile che a questo punto si possano verificare “accavallamenti” di frequenze vicine da un punto di vista oscillatorio e che, quindi, la identità con la quale il campo energetico “appartenente a quel Mario Rossi “ non sia più riconducibile a questa identità ma entri a far parte del campo energetico generale del l’Universo o del Multiverso." E così concludiamo questa interessante intervista che di sicuro sarà motivo di curiosità e studio, anche in funzione di quanto affermato nel libro, oggetto di ricerca, presentato in Campidoglio, dove abbiamo preso atto di come le energie possano interferire, e di fatto lo fanno, con il nostro sistema cellulare ed immunitario. Quindi, come possiamo pensare di essere mortali?