Culture
Mostra alla Triennale per i 150 anni del Politecnico
di Ludovica Manusardi
Si chiudono in bellezza i festeggiamenti per i 150 anni del Politecnico di Milano, “el noster Politecnik” come lo chiamava Carlo Emilio Gadda; con una mostra particolare nata in collaborazione con la Triennale di Milano: Milano 2033 . Semi di futuro ( 9 ottobre-22 dicembre). Una bella mostra che guarda ai prossimi vent’anni, un lasso di tempo lungo, ma sufficiente per prevedere, fare ipotesi e progetti, per immaginare come ci muoveremo, come abiteremo, come lavoreremo e studieremo nel 2033. Professori e ricercatori, giovani e meno giovani di diverse discipline si sono interrogati e hanno tracciato delle traiettorie possibili individuando una moltitudine di visioni sulla nostra vita quotidiana nel prossimo futuro. Non visioni fantascientifiche, non un mondo completamente diverso, ma certamente mutato che affonda le sue radici e parte dall’esperienza quotidiana. Tre sono i temi guida dell’esposizione: muoversi, abitare e lavorare, e il percorso si sviluppa in dodici istallazioni nelle quali il visitatore si sente non tanto o non solo spettatore, ma partecipe di esperienze antiche e futuribili. Sensazione questa resa possibile da tre temi trasversali con i quali si intrecciano quelli fondamentali lungo tutto il percorso: ICT,energia e materiali. La scienza e la tecnologia hanno nella costruzione della mostra un ruolo essenziale, accanto all’architettura e al design, e, nell’idea dei curatori, sono finalizzate a proporre scenari nuovi, ma assolutamente amichevoli e ottimisti. Governare la città, innovare, valorizzare i talenti, sono alcuni degli scenari proposti ai quali i futuri abitanti della Milano del 2033 hanno prestato il proprio volto e la propria testimonianza grazie all’allestimento di pannelli luminosi interattivi che vengono attivati con un semplice gesto della mano del visitatore. Contemporaneamente sul pavimento compare uno schizzo, una specie di disegno animato che, come su una lavagna, completa e approfondisce il senso della voce narrante. Ma per riaffermare il legame tra passato e futuro, tra tradizione e innovazione, fanno da sfondo e da riferimento oggetti reali chiamati “memorabilia” . Ecco quindi il voluminoso calcolatore a valvole portato dagli Stati Uniti da Dadda, la vettura Isetta, antenata nobilissima dell’odierna Smart, le sedie di Zanotta e Gae Aulenti, la famosa lambretta, foto di importanti studi di architettura, paradigmi e innovazioni che hanno fatto grande il Politecnico e l’Italia e che erano i semi di un futuro che hanno portato il Politecnico di Milano fino a oggi.