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Culture
Arte: il 2019 anno di Leonardo ma non solo. Da Giulio Romano a... Le mostre

Ruoterà attorno alle figure di Leonardo da Vinci e di Giulio Romano, due geni del Rinascimento e del Manierismo italiano, la stagione espositiva 2019 in Italia. In occasione delle celebrazioni per i cinquecento anni dalla sua scomparsa, la Veneranda Biblioteca Ambrosiana di Milano valorizza il suo patrimonio di opere di Leonardo, tra i più importanti al mondo, e degli artisti della sua cerchia, con quattro mostre di alto profilo scientifico.

Il ciclo, programmato dal Collegio dei Dottori della Biblioteca Ambrosiana e curato dai maggiori esperti del genio toscano si è aperto mercoledì scorso con "I segreti del Codice Atlantico. Leonardo all'Ambrosiana", una esposizione in due tempi, della durata di tre mesi ciascuno - fino al 16 giugno 2019, che presenta nel suo complesso 46 fogli, scelti tra quelli più famosi e importanti del Codice Atlantico, il vero tesoro leonardiano dell'Ambrosiana, in grado di ripercorrere la carriera dell'artista nella sua quasi totalità, dai giovanili anni fiorentini, fino all'ultimo periodo trascorso in Francia al servizio di Francesco I.

La terza rassegna, "Leonardo in Francia. Disegni di epoca francese dal Codice Atlantico", dal 18 giugno al 15 settembre 2019, curata da Pietro C. Marani, approfondirà gli ultimi anni di attività del maestro, attraverso una selezione di 23 fogli dal Codice Atlantico databili al soggiorno francese di Leonardo, presso la corte di Francesco I.

L'anno leonardiano alla Biblioteca Ambrosiana si conclude con la mostra "Leonardo e il suo lascito: gli artisti e le tecniche", curata da Benedetta Spadaccini, in programma dal 17 settembre 2019 al 12 gennaio 2020, dedicata ai disegni realizzati da Leonardo e dagli artisti della sua cerchia. A Mantova il 2019 sarà ricordato come l'anno di Giulio Romano (Roma, 1492 o 1499 - Mantova, 1546). La figura del più fedele allievo di Raffaello, sarà celebrata da un importante evento in programma a Palazzo Ducale.

Dal 6 ottobre 2019 al 6 gennaio 2020, infatti, si terrà "Con nuova e stravagante maniera. Giulio Romano a Mantova", una mostra nata dalla collaborazione tra il Complesso Museale Palazzo Ducale di Mantova e il Musée du Louvre di Parigi che illustrerà la figura di Giulio Romano e la sua ''nuova maniera'' di fare arte, in particolare nella città gonzaghesca, mettendone in luce le peculiarità e l'aspetto fortemente innovativo.

Il progetto, elaborato dal comitato scientifico - composto da Peter Assman, direttore del Complesso Museale Palazzo Ducale, Laura Angelucci, Paolo Bertelli, Renato Berzaghi, Paolo Carpeggiani, Sylvia Ferino, Augusto Morari, Roberta Serra e Luisa Onesta Tamassia - vede il coinvolgimento del Département des Arts Grapiques del Musée du Louvre, che, per la prima volta, concederà in prestito un nucleo di settantadue disegni, che ripercorreranno, in maniera organica e completa, la carriera professionale di Giulio Romano, dagli esordi a Roma, alla lunga e intensa attività a Mantova, evidenziando la molteplicità dei suoi interessi.

Accanto alle opere del Louvre, la mostra proporrà un'ulteriore e ricca selezione di disegni, provenienti dalle più importanti collezioni museali italiane e straniere (tra cui l'Albertina di Vienna, il Victoria & Albert Museum di Londra, la Royal Collection a Windsor Castle), oltre a dipinti, stampe e maioliche. Saranno inoltre utilizzate le più recenti tecnologie digitali al fine di ricreare, attraverso ricostruzioni 3D, oggetti e ambienti giulieschi. Particolarmente ricco sarà il programma di mostre dedicato alla fotografia, la disciplina che meglio di ogni altra riesce a interpretare la realtà contemporanea.

Dal 23 marzo al 25 agosto 2019, Fondazione Modena Arti Visive, nelle tre sedi della Palazzina dei Giardini, del Mata - Ex Manifattura Tabacchi e della Sala Grande di Palazzo Santa Margherita a Modena, ospita la mostra di Franco Fontana, dal titolo "Sintesi", che ripercorre oltre sessant'anni di carriera dell'artista modenese e traccia i suoi rapporti con alcuni dei più autorevoli autori della fotografia del Novecento. L'esposizione è suddivisa in due sezioni. La prima, curata da Diana Baldon, direttrice di Fondazione Modena Arti Visive, allestita nella Sala Grande di Palazzo Santa Margherita e nella Palazzina dei Giardini, rappresenta la vera sintesi - come recita il titolo - del percorso creativo di Franco Fontana, attraverso trenta opere, molte delle quali inedite, realizzate tra il 1961 e il 2017, selezionate dal vasto archivio fotografico dell'artista. Questo nucleo si concentra su quei lavori che costituiscono la vera cifra espressiva di Fontana. Sono paesaggi urbani e naturali, che conducono il visitatore in un ideale viaggio che lega Modena a Cuba e alla Cina, gli Stati Uniti al Kuwait.

La seconda sezione, curata dallo stesso Franco Fontana, ospitata dal Mata - Ex Manifattura Tabacchi, propone una selezione di circa cento fotografie che Franco Fontana ha donato nel 1991 al Comune di Modena e Galleria Civica che costituisce un importante costola del patrimonio collezionistico ora gestito da Fondazione Modena Arti Visive. Tale collezione delinea i rapporti intrecciati dall'artista con i grandi protagonisti della fotografia internazionale. A metà degli anni Settanta Fontana inizia infatti a scambiare stampe con altri fotografi internazionali, raccogliendo negli anni oltre 1600 opere di molti tra i nomi più significativi della fotografia italiana e internazionale, da Mario Giacomelli a Luigi Ghirri, a Gianni Berengo Gardin, da Richard Avedon a Annie Leibovitz, da Arnold Newman a Josef Koudelka, a Sebastião Salgado. Dal 21 marzo al 18 agosto 2019, la Casa dei Tre Oci di Venezia inaugura un'antologica di Letizia Battaglia (Palermo, 1935), una delle protagoniste più significative della fotografia italiana. La mostra, curata da Francesca Alfano Miglietti, organizzata da Civita Tre Venezie, in collaborazione con l'Archivio Letizia Battaglia, con la partecipazione della Fondazione di Venezia, presenta 200 immagini, molte delle quali inedite, che rivelano il contesto sociale e politico nel quale sono state scattate.

Il percorso espositivo, ordinato tematicamente, si focalizza su quegli argomenti che hanno costruito la cifra espressiva più caratteristica di Letizia Battaglia, che l'ha portata a fare una profonda e continua critica sociale, evitando i luoghi comuni e mettendo in discussione i presupposti visivi della cultura contemporanea. I ritratti di donne, di uomini o di animali, o di bimbi, sono solo alcuni capitoli che compongono la rassegna; a questi si aggiungono quelli sulle città come Palermo, e quindi sulla politica, sulla vita, sulla morte, sull'amore. Quello che ne risulta è il vero ritratto di Letizia Battaglia, una intellettuale controcorrente, ma anche una fotografa poetica e politica, una donna che si è interessata di ciò che la circondava e di quello che, lontano da lei, la incuriosiva.

Dal 22 al 25 marzo 2019, a The Mall, nel quartiere di Porta Nuova a Milano, torna Mia Photo Fair - giunta alla sua IX edizione - la fiera internazionale dedicata alla fotografia d'arte in Italia, ideata e diretta da Fabio Castelli e Lorenza Castelli. Il comitato scientifico, composto da Fabio Castelli, Gigliola Foschi, Roberto Mutti, Enrica Viganò, ha selezionato 130 espositori, di cui 90 gallerie provenienti da 14 nazioni (Austria, Belgio, Cina, Francia, Germania, Giappone, Italia, Montenegro, Paesi Bassi, Romania, Spagna, Svizzera, Stati Uniti d'America, Ungheria).

Tra le novità si segnala la nascita di una nuova sezione dal titolo Beyond Photography, con l'intento di sottolineare cosa vuol dire oggi 'fotografia' soprattutto in rapporto al mondo dell'arte contemporanea, il focus dedicato all'architettura e al design che vedrà una serie di appuntamenti di varia natura, come il percorso che Fabio Novembre, uno degli architetti e designer italiani più conosciuti e apprezzati a livello internazionale, nonché grande appassionato e collezionista di fotografia, comporrà selezionando alcune delle opere esposte a Mia Photo Fair, il premio Fotografia d'Architettura e la collaborazione con Photo Independent, la fiera di fotografia di Los Angeles che sonda le nuove generazioni di fotografi indipendenti. Lo spazio di Photo Independent proporrà una selezione dei più interessanti autori, scelti tra i molti che hanno esposto nella rassegna californiana.

Diventato ormai uno degli appuntamenti più attesi dagli appassionati di fotografia, dal 12 aprile al 9 giugno 2019, a Reggio Emilia si terrà la XIV edizione del festival Fotografia europea, promosso e organizzato dalla Fondazione Palazzo Magnani insieme al Comune di Reggio Emilia che quest'anno si declinerà su Legami. Intimità, relazioni, nuovi mondi e che legherà come un ideale filo rosso tutte le esposizioni che compongono il programma. Dal 9 febbraio al 5 maggio 2019, le Scuderie del Castello Visconteo di Pavia renderanno omaggio a Vivian Maier, singolare e affascinante figura di artista, recentemente ritrovata e definita una delle massime esponenti della cosiddetta street photography. La mostra dal titolo "Nelle sue mani", curata da Anne Morin, proporrà cento fotografie in bianco e nero e a colori, oltre che pellicole super 8 mm, in grado di descrivere Vivian Maier da vicino, lasciando che siano le opere stesse a sottolineare gli aspetti più intimi e personali della sua produzione.

Con uno spirito curioso e una particolare attenzione ai dettagli, Vivian ritrae le strade di New York e Chicago, i suoi abitanti, i bambini, gli animali, gli oggetti abbandonati, i graffiti, i giornali e tutto ciò che le scorre davanti agli occhi. Il suo lavoro mostra il bisogno di salvare la ''realtà'' delle cose trovate nei bidoni della spazzatura o buttate sul marciapiede. Pur lavorando nei quartieri borghesi, dai suoi scatti emerge un certo fascino verso ciò che è lasciato da parte, essere umano o no, e un'affinità emotiva nei confronti di chi lotta per rimanere a galla. Alle Scuderie non mancheranno i celebri autoritratti in cui il suo sguardo severo riflette negli specchi, nelle vetrine e la sua lunga ombra invade l'obiettivo quasi come se volesse finalmente presentarsi al pubblico che non ha mai voluto o potuto incontrare. Dal 9 febbraio al 5 maggio 2019, le Scuderie del Castello Visconteo di Pavia renderanno omaggio a Vivian Maier, singolare e affascinante figura di artista, recentemente ritrovata e definita una delle massime esponenti della cosiddetta street photography. La mostra dal titolo "Nelle sue mani", curata da Anne Morin, proporrà cento fotografie in bianco e nero e a colori, oltre che pellicole super 8 mm, in grado di descrivere Vivian Maier da vicino, lasciando che siano le opere stesse a sottolineare gli aspetti più intimi e personali della sua produzione.

Con uno spirito curioso e una particolare attenzione ai dettagli, Vivian ritrae le strade di New York e Chicago, i suoi abitanti, i bambini, gli animali, gli oggetti abbandonati, i graffiti, i giornali e tutto ciò che le scorre davanti agli occhi. Il suo lavoro mostra il bisogno di salvare la ''realtà'' delle cose trovate nei bidoni della spazzatura o buttate sul marciapiede. Pur lavorando nei quartieri borghesi, dai suoi scatti emerge un certo fascino verso ciò che è lasciato da parte, essere umano o no, e un'affinità emotiva nei confronti di chi lotta per rimanere a galla. Alle Scuderie non mancheranno i celebri autoritratti in cui il suo sguardo severo riflette negli specchi, nelle vetrine e la sua lunga ombra invade l'obiettivo quasi come se volesse finalmente presentarsi al pubblico che non ha mai voluto o potuto incontrare.

Tra le iniziative espositive più curiose del 2019, vi è sicuramente l'omaggio che il Pan di Napoli dedica, dal 22 marzo al 16 giugno, a Muhammad Alì una delle icone, non solo sportive, dell'intero Novecento. La mostra, curata da Giorgio Terruzzi e Marco Pastonesi, presenterà un centinaio d'immagini di Michael Gaffney, il fotografo americano che di Alì è stato fedelissimo e puntuale compagno di viaggio e che ha riportato attraverso il suo obiettivo l'Alì più intimo e vero, non solo il pugile e il combattente, ma l'amico fedele, il padre affettuoso. Tra il 1977 e il 1978, infatti, a Michael Gaffney venne data l'opportunità di trascorrere un anno come fotografo personale di Muhammad Alì, viaggiando al suo fianco per il mondo, ritraendolo sul ring e nei momenti che precedevano, o immediatamente successivi, gli incontri, e nella sua vita quotidiana.

Elio Fiorucci, uno delle personalità più geniali della moda italiana sarà il protagonista di un omaggio che Fondazione Modena Arti Visive gli dedica dal 9 marzo al 25 agosto 2019. L'esposizione, dal titolo "Pop Therapy. Lo spirito rivoluzionario delle figurine Fiorucci", allestita all'interno del Museo della Figurina a Modena, curata da Diana Baldon e Francesca Fontana, indagherà il fenomeno 'Fiorucci' attraverso l'album di figurine Fiorucci Stickers, compendio della storia grafica della ditta, edito nel 1984 dalla Panini e altamente innovativo rispetto alle altre produzioni della casa editrice modenese che riscosse uno straordinario successo con oltre 25 milioni di bustine vendute, pari a 105 milioni di figurine. Il percorso espositivo rispetta la divisione tematica dell'album, con la sezione Fiorucci Story, con le immagini più iconiche del marchio, dai celebri candidi angioletti elaborati dal grafico Italo Lupi nel 1970, alle sfrontate e provocanti campagne pubblicitarie incentrate sul corpo femminile, seguita da quella popolata da avveniristici dischi volanti, circuiti, robot, videogames, quindi da quella in cui spiccano sensuali pin up, e altre incentrate sulla celebrazione del costume da bagno, del ballo e dell'amore.

"Bolle di sapone. Forme dell'utopia tra vanitas, arte e scienza" è il titolo della mostra in programma alla Galleria Nazionale dell'Umbria di Perugia, dal 16 marzo al 9 giugno 2019, dedicata a queste forme, apparentemente fragili ed eteree, ma che legano insieme l'arte, la scienza, l'architettura sin dagli inizi del Cinquecento. L'esposizione, curata da Marco Pierini e Michele Emmer, vuole rendere visibili alcuni momenti di una storia iniziata nel sedicesimo secolo, quando gli artisti del Nord Europa scoprirono le bolle di sapone e ne fecero uno dei simboli della fragilità delle ambizioni umane, della Vanitas: Goltzius, Netscher, Bailly, e poi Chardin, Couture, Brueghel, e molti altri. Una galleria di grandi quadri e di opere che dal Cinquecento arrivano sino ai nostri giorni. Una rassegna che farà cogliere momenti della storia scientifica delle bolle di sapone, dalle prime ricerche di Newton sino ai lavori del fisico Joseph Plateau e alla nascita della moderna teoria delle superfici delle lamine di sapone, ma che terrà conto anche di forme e idee che hanno ispirato opere di architettura contemporanea, quali il modello della piscina olimpionica di Pechino nel 2008.

Dal 19 gennaio al 9 giugno 2019 le sale di Palazzo Martinengo a Brescia ospiteranno un evento unico nel suo genere che documenterà, attraverso oltre 80 capolavori, come la rappresentazione degli animali abbia trovato ampia diffusione nell'arte tra XVI e XVIII secolo. La mostra "Gli animali nell'arte dal Rinascimento a Ceruti", curata da Davide Dotti, organizzata dall'Associazione Amici di Palazzo Martinengo, col patrocinio della Provincia di Brescia e del Comune di Brescia, in partnership con Wwf Italia, trasformerà la storica residenza cinquecentesca nel cuore della città in un ideale ''zoo artistico'', che consentirà al visitatore di comprendere come l'animale abbia da sempre avuto un ruolo fondamentale nella grande pittura antica. Il percorso espositivo sarà suddiviso in dieci sezioni che indagheranno la presenza dell'animale nella pittura a soggetto sacro e mitologico - mettendo in evidenza le simbologie e i significati ad esso connessi - per poi addentrarsi in sale tematiche dedicata a cani, gatti, uccelli, pesci, rettili e animali della fattoria, spesso raffigurati in compagnia dell'uomo. Nell'ultima stanza, invece, saranno protagonisti gli animali esotici - scimmie, pappagalli, dromedari, leoni, tigri, elefanti, struzzi - e fantastici, figli cioè della fervida vena creativa degli artisti. Tra le opere di Guercino, Ceruti, Bachiacca, Grechetto, Campi, Cavalier d'Arpino, Giordano e Duranti che giungeranno a Brescia da musei, pinacoteche e collezioni private italiane ed estere, sono da segnalare quattro capolavori del Pitocchetto che per la prima volta saranno esposti in una mostra pubblica.

Per tre mesi, Andy Warhol sarà il signore della Villa Reale di Monza. Dal 25 gennaio al 28 aprile 2019 si tiene infatti la mostra "Andy Warhol. L'alchimista degli anni Sessanta", curata da Maurizio Vanni, prodotta dal Consorzio Villa Reale e Parco di Monza e dall'Associazione Culturale Spirale D'Idee in collaborazione con l'Associazione Culturale Metamorfosi, col patrocinio del Comune di Monza e della Regione Lombardia, con la partecipazione nel catalogo realizzato da Silvana Editoriale della The Andy Warhol Art Works Foundation for the Visual Arts. La rassegna presenta 140 opere del padre della Pop Art, in grado di ripercorrere il suo universo creativo, attraverso le icone più riconoscibili della sua arte, dalle serie dedicate a Jackie e John Kennedy a quelle consacrate al mito di Marilyn Monroe, dalla osservazione critica della società contemporanea, attraverso la riproduzione seriale di oggetti della quotidianità consumista, all'analisi dei altri aspetti come la musica o la rivoluzione sessuale.

Il genio di Leonardo da Vinci e di Andy Warhol sarà protagonista dell'iniziativa "Leonardo & Warhol in Milano. The genius experience", in programma dal 1° marzo al 30 giugno 2019, nella Cripta di San Sepolcro a Milano. La rassegna, curata da Giuseppe Frangi, in occasione delle celebrazioni per il V centenario della morte di Leonardo, nata dall'idea del Gruppo MilanoCard, gestore della Cripta di San Sepolcro, in co-produzione con la Veneranda Pinacoteca e Biblioteca Ambrosiana e la Fondazione del Credito Valtellinese, prende avvio dalla sala Sottofedericiana della Pinacoteca Ambrosiana con un'installazione multimediale che, attraverso immagini di grande suggestione, guiderà il visitatore nella Milano vissuta, disegnata e immaginata da Leonardo da Vinci per condurlo alla visione di The Last Supper di Andy Warhol, l'opera con cui nel 1986 il padre della Pop Art reinterpretò il capolavoro leonardesco. Passando lungo il corridoio leonardiano, l'itinerario si chiuderà nella cripta della chiesa del Santo Sepolcro, un luogo a cui Leonardo era molto legato e che in una mappa del Codex Atlanticus, indicava come il vero centro di Milano.

Palazzo Ducale di Genova accoglierà dal 29 marzo al 7 luglio 2019, una mostra su Giorgio de Chirico, dal titolo "Giorgio de Chirico. Il volto della Metafisica", curata da Victoria Noel-Johnson, che propone 90 opere, realizzate durante l'intero arco della sua carriera. La rassegna, la prima dedicata al pictor optimus a Genova da oltre 25 anni, intende promuovere l'interpretazione che l'intero corpus artistico di de Chirico sia metafisico. Tale scelta curatoriale risulta infatti particolarmente adatta a sottolineare l'idea che, nonostante le numerose variazioni di stile, tecnica, soggetto, composizione e tonalità di colore, tutte le opere del Maestro cercano di offrire allo spettatore visioni tangibili del concetto filosofico intangibile della Metafisica secondo l'interpretazione offerta da Nietzsche alle fine dell'Ottocento: una metafisica continua.

Merano è una città d'arte rivolta al futuro, ma le cui radici affondano solidamente nella tradizione culturale locale. Le proposte di Merano Arte, il suo spazio espositivo più prestigioso, ruotano principalmente attorno a due iniziative; la prima, dal 29 giugno al 29 settembre 2019, è la mostra di Alterazioni video, collettivo artistico fondato a Milano nel 2004 da Paololuca Barbieri Marchi, Alberto Caffarelli, Matteo Erenbourg, Andrea Masu e Giacomo Porfiri, che da oltre dieci anni porta avanti una ricerca sul fenomeno delle opere pubbliche incompiute in Italia, documentando e mappando ad oggi oltre 750 costruzioni sparse su tutto il territorio, opere che non sono mai state portate a termine e che per questo non hanno avuto nessuna funzione, diventando così monumenti di qualcosa che non è mai esistito. La rassegna, dal titolo Incompiuto: la nascita di uno stile racconterà questa ricerca. L'attenzione per la storia del territorio sarà invece al centro della mostra Design from the Alps, realizzata in collaborazione con Unibz (Bolzano) e Naba (Milano), in programma dal 12 ottobre 2019 al 12 gennaio 2020, a cura di Claudio Larcher, Massimo Martignoni, Ursula Schnitzer, la prima grande rassegna dedicata al design moderno in Alto Adige, Trentino e Tirolo.

Al Museo della Ceramica di Montelupo Fiorentino (Firenze), dal 16 marzo al 28 luglio 2019, si tiene la mostra Nove secoli di ceramica a Montelupo dalla ''fabbrica'' di Firenze all'industria e al design che propone una inedita e articolata esposizione dedicata ai colori e alle narrazioni ispirate alle ceramiche della ''fabbrica di Firenze'', sin dalle sue origini (XIII-XIV secolo), attraverso un esclusivo itinerario di visita arricchito da innovativi allestimenti multimediali. La rassegna, organizzata dalla Fondazione Museo Montelupo, si pone come obiettivo quello di rappresentare la continuità dell'esperienza montelupina attraverso l'esposizione di documenti, manufatti e opere realizzate tra l'Ottocento e il Novecento, due secoli non rappresentati nel Museo della Ceramica, dilatando così lo sguardo alla moderna stagione di artigianato artistico, di industria e di design maturata grazie al contributo di alcuni ceramisti-imprenditori. Il successo della ceramica di Montelupo, presso le grandi famiglie fiorentine e le maggiori istituzioni cittadine, è basato in primo luogo sulla sapiente ricerca cromatica che rende unica questa esperienza manifatturiera. A differenza di altri capoluoghi ceramici italiani dove si sperimentano diverse versioni iconografiche, la ''fabbrica di Firenze'' si cimenta in originali composizioni e soluzioni tecnologiche, certamente sostenute dalle conquiste della grande arte fiorentina, basate su una continua e raffinata ricerca figurativa vivacizzata da un scelta cromatica senza confronti.

Dal 6 aprile 2019, nei due comuni alle porte di Firenze di Scandicci e Montelupo Fiorentino, si terrà una mostra del progetto Doppio Circuito - Cantieri tra Arte Design e Artigianato, che pone in dialogo l'arte contemporanea con la grande manifattura, due poli che da sempre caratterizzano l'identità del territorio toscano e fiorentino, declinandoli nei linguaggi espressivi del presente e nel dibattito artistico nazionale e internazionale. L'esposizione presenterà le opere realizzate da tre artisti, David Casini, Claudia Losi, Sabrina Mezzaqui, che hanno trascorso una residenza nel territorio di Scandicci e Montelupo Fiorentino, durante la quale si sono confrontati con le industrie e gli artigiani locali. Alla mostra si accompagna un'installazione site specific che dialoga con spazi ampi e complessi, quali Piazza Resistenza, l'auditorium Rogers, la zona industriale di Scandicci e il centro storico di Montelupo Fiorentino.

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