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Culture
Raffaello, mostra a Bergamo. "Raffaello e l’eco del mito"
Raffaello - San Sebastiano, 1501–1502 c. Accademia Carrara, Bergamo

di Simonetta M. Rodinò

 

L’armonia delle misure e la distribuzione simmetrica rispetto al centro regolano ogni elemento

compositivo in un sistema perfetto. Lo sapeva bene Raffaello. Che fu un meraviglioso interprete.

 

La rassegna “Raffaello e l’eco del mito” - anticipazione delle celebrazioni dell’anniversario, nel 2020, dei 500 anni dalla morte – ospitata al GAMeC - Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo, presenta oltre 60 opere, provenienti da importanti musei nazionali e internazionali

 

Il percorso espositivo inizia con il racconto del retroterra culturale di Urbino, dove il grande pittore nacque nel 1483. Una città vibrante di cultura dove lavorano maestri come Piero della Francesca, Leon Battista Alberti, Luca della Robbia.

 

Per raccontare la sua formazione, alle pareti lavori di Perugino, Signorelli, Pintoricchio e anche del padre di Raffaello, Giovanni dè Santi, “pittore non molto eccellente, ma sibbene uomo di buon ingegno ed atto ad indirizzare (il figlio, ndr) per quella buona via, che a lui per mala fortuna sua non era stata mostra nella sua gioventù…”, scrive il Vasari.

 

L’iter di Raffaello è indagato da un corpus di opere: dalla “Madonna Diotiallevi” di Berlino alla Croce astile dipinta del Museo Poldi Pezzoli, dal “Ritratto di giovane” di Lille al “Ritratto di Elisabetta Gonzaga” degli Uffizi.

Per la prima volta, inoltre, vengono riunite in Europa tre componenti della Pala Colonna (dal Metropolitan Museum of Art di New York, dalla National Gallery di Londra e dall’Isabella Stewart Gardner di Boston) e tre componenti della Pala del beato Nicola da Tolentino (dal Detroit Institute of Arts e dal Museo Nazionale di Palazzo Reale di Pisa).

 

Un segmento è dedicato al San Sebastiano, opera giovanile di Raffaello, che appartiene alle collezioni dell’Accademia Carrara: della tela, che raffigura soltanto il volto e le spalle del santo, con abiti di un gentiluomo, si sapeva pochissimo. Così, Emanuela Daffra, co-curatore della mostra, invita i visitatori “a una sorta di viaggio per spiegare questo dipinto. Un viaggio che tocca luoghi e persone fondamentali per la maturazione di un artista capace come pochi altri di elaborare e fare propri gli stimoli più diversi…”

 

Il tema degli amori di Raffaello, la cui fama è destinata a propagarsi come un’eco lungo i secoli, affascina soprattutto gli artisti dell’Ottocento: intorno al suo dipinto “La Fornarina” si sono cimentati pittori dimenticati di quel secolo come Francesco Gandolfi, Cesare Mussini, Felice Schiavoni e Giuseppe Sogni.

 

Prendendo spunto dalle opere del “magister”, molti artisti diversi tra loro, attraverso rivisitazioni iconografiche, reinterpretano nella contemporaneità il suo linguaggio compositivo e formale. 

“Dall’energetico Picasso al «Pictor Optimus» de Chirico, dal concettuale Paolini al colto Salvo, dai performanti Ontani e Beecroft al neo-neoclassico Mariani”, spiega Giacinto Di Pietrantoni co-curatore della mostra.

 

Mentre poi l’autoritratto è reinterpretato da Salvo nello scatto in bianco e nero “Autoritratto come Raffaello”, Francesco Vezzoli sovrappone il proprio volto a quello del più celebre viso dell’artista urbinate.

 

Una vita intensa e bruciante quella di Raffaello. Che morì il venerdì santo, lo stesso giorno in cui nacque 37 anni prima.

 

“Raffaello e l’eco del mito”

GAMeC-Galleria d'Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo - via San Tomaso 53 - Bergamo

27 gennaio - 6 maggio 2018

Orari: tutti i giorni dalle 9.30 alle 19.00 - Chiuso il martedì

Ingressi: intero 12 euro – ridotto 10 euro

Infoline: 035 270272

Catalogo: Marsilio Electa

www.raffaellesco.it

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