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Culture

di Lucilla Noviello

Il titolo di questo spettacolo, Qui e ora, scritto e diretto da Mattia Torre, enuncia immediatamente il significato di ogni testo spettacolare che si esprime nella sua unicità e trova la sua completezza solo nel momento in cui avviene: sul palcoscenico. Quello è il luogo, il mondo dove Valerio Mastandrea e Valerio Aprea, uniti non solo dall’omonimia ma soprattutto da una armonica bravura, esprimono la loro recitazione naturalistica come un esempio quasi perfetto di ritmi, accordi e scambi fisici all’interno di un’opera che la sapienza teatrale di Torre ha saputo rendere leggera e contemporaneamente interessante.

Qui e ora Ringraziamenti foto di Roberto Salgo APE

I protagonisti, avvicinati da un incidente stradale che li coinvolge con i loro scooter, sono diversi per storia culturale e affettiva. Eppure appartengono entrambi all’universo semantico dell’autore e regista che, attraverso di loro, gioca non solo con il linguaggio verbale – come ci ha abituato fin dalle sue precedenti opere teatrali e non in poi – ma anche con quello fisico e mimetico. Mastandrea, lontano dalle scene teatrali da qualche anno, si muove sul legno artistico come se da lì non fosse mai sceso e Aprea prosegue il suo percorso con altrettanta ironia. Entrambi sono divertenti e sarcastici; delusi e feriti: non solo nel corpo e a causa dell’incidente, ma da un’esistenza la cui unica finalità sembra essere compiacere una madre – nel caso dell’uno – o raccontare radiofonicamente il miglior modo di cucinare, mangiare o addirittura elevare il cibo a dio del giorno, per l’altro.

 

Mastandrea 4
 

Ma nella loro area solitaria nessuno arriva a salvarli: né un’ambulanza né un qualsiasi altro deus ex machina, neppure piccolo. Solo loro, a farci ridere, a farci pensare che la morte può essere un caso che non ci redime ma ci rende ancora più ridicoli, che la comunicazione non è sempre un mezzo per trasmettere amore, che la felicità è qualcosa su cui indagare è complicato, delicato, a volte impossibile. Ma con una leggerezza che è un soffio, un alito, dura lo spazio di una battuta, e ci fa stare bene, nonostante tutto e incredibilmente. Qui e ora, scritto e diretto da Mattia Torre con Valerio Mastrandrea e Valerio Aprea, Teatro Ambra Jovinelli di Roma dal 14 febbraio al 3 marzo e poi in tourneè in tutta Italia.

Tags:
teatrorecensionelucilla noviello

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