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Economia
Agenzie di rating, tornano a fare danni. Lo spread in balia di Moody's & C.

Che viviamo in un mondo strano parecchio lo si apprende di default una volta raggiunta l'età della ragione. Ma che il nostro destino dipenda da istituzioni le cui valutazioni hanno la leggibilità di un Picasso del periodo cubista, è molto più che una stranezza.  Di cosa sto parlando? Ma dei "Magnifici Quattro", al secolo Standard & Poor's, Moody's, Fitch e Dagong, le società di rating finanziario che, libere come uno scolaro al fischio della campanella, determinano con i loro giudizi il nostro presente (e futuro) economico. Come i Quattro cavalieri dell'Apocalisse, simboleggiano conquista, pestilenza, carestia e volatilità. A distanza di 10 anni - ricordate l'orrenda estate del 2008? - sono tornati a far danni, liberi di esprimere valutazioni e giudizi in assoluta libertà e, purtroppo, in altrettanto assoluta assenza di responsabilità, che hanno conseguenze dirette sullo spread e di conseguenza sul debito. Dieci anni dopo, puntuali come le bibliche cavallette, i "Quattro" ricompaiono pronti a fare nuovi danni, grazie ad un'autorevolezza che nonostante topiche madornali continuano a mantenere; forse perché l'universo mondo non sa fare a meno di termometri e classifiche, di misuratori e indici, non importa quanto affidabili. Un metro è un metro, il modello in platino-iridio fa bella mostra di sé a Parigi: cento centimetri, mille millimetri, non uno di più, non uno di meno. Ma il nostro destino? Tra pochissimi giorni è atteso il primo giudizio; a metà settembre (rinviato poi nella seconda metà di Ottobre) il secondo. Lo spread Btp/Bund volerà oltre 400 o cadrà sotto 200? La risposta dipende solo dagli umori e dalle ubbie dei "Magnifici Quattro" e Piazza Affari seguirà di conseguenza. 10 anni fa la verità sottaciuta nei rating sulle obbligazioni era: "se non dò la tripla A perderò il cliente". Bene, chi mi assicura che oggi le bocciature sotto la tripla B non siano guidate da altre verità nascoste?

Mentre facciamo gli scongiuri e teniamo stretti portafortuna e amuleti, un uomo solo (quanto solo!) bussa alla porta dei Signori del Denaro cinese con il cappello in mano, come facevano un secolo fa i mezzadri in Padania quando avevano bisogno di credito. Il mezzadro è oggi il buon Ministro Tria, il rabdomante alla ricerca di capitali che finanzino il nostro debito in vista della chiusura del QE di Draghi. Avrà udienza e soprattutto credito? (nel frattempo i "Magnifici Quattro" stanno lì in attesa come gli avvoltoi sugli alberi della savana…).

 

Questa (brutta) storia mi ricorda quella del signor Paulson, un astuto speculatore che ebbe l'idea giusta di puntare al ribasso sui titoli collegati ai mutui; purtroppo per lui, lo fece troppo in anticipo e si trovò ben presto a corto di quattrini. Per sostenere la sua intuizione (e per salvarsi la pelle beninteso) fu anche lui costretto a girare con il cappello in mano alla ricerca di capitali che finanziassero la sua idea; inutile dire che a quel tempo, prima del crollo, molti la ritenevano assurda, esattamente come oggi quella di finanziare i Btp.

Paulson fu uno dei pochi a scommettere sul crollo del mercato immobiliare e in particolare dei famigerati mutui subprime. Organizzò una grande vendita allo scoperto, vicenda ben raccontata in The big short   film del 2015. Come finì la faccenda è noto: Paulson trovò chi gli diede credito, fece guadagnare dodici miliardi di dollari ai clienti del suo fondo e si mise in saccoccia 3,7 miliardi di dollari. Tutto è bene ciò che finisce bene e, altro proverbio, chi non risica non rosica… ma cosa sarebbe successo se Paulson non avesse avuto credito? Forza e coraggio Ministro Tria, porga il cappello e faccia finta di non vedere i "Magnifici Quattro" che come avvoltoi volteggiano nell'aria calda di fine estate.

E se i Btp10y a questi prezzi e a questi rendimenti, fossero veramente un affare?

Chi ha dichiarato esplicitamente di credere nella bontà e nel valore espresso dal nostro debito non è un italiano, bensì un francese, incredibile a credersi, ed è l'amministratore delegato di Unicredit Gianpiero Mustier (a lui piace essere chiamato così) che già a fine Maggio annunciò di aver fatto scorta di Btp, e con invidiabile spavalderia di non avere paura dello Spread e che il futuro di Unicredit passa dal rafforzamento dell'identità di una grande banca paneuropea. Qualcuno, maliziosamente, aveva ipotizzato che appesantire la banca di titoli di Stato, prossimi alla bocciatura, poteva essere il modo migliore per farla annegare nella tempesta del rating, per poi farla diventare facile preda di quella banca francese che più volte viene accostata come prossima partner/proprietaria. Cattiverie, velenose, anche perché il banchiere con certe dichiarazioni coraggiose mette in gioco la sua faccia e la sua credibilità, rafforzata da una sua incrollabile fiducia nell'economia italiana, perché dice "dobbiamo essere fiduciosi, perché la fiducia può innescare un circolo virtuoso". Una spirale positiva che avrebbe influenze benigne anche sui Btp regalando sollievo e soddisfazioni anche alle banche italiane, perché Unicredit non è l'unica ad aver fatto la spesa sul mercato secondario, anche le altre sorelle italiane si sono riempite raccogliendo quello che gli investitori esteri, scappando, lasciavano lungo la strada. Oggi circa il 70% del nostro debito è in mano a investitori italiani e il 15% è in mano alla Bce, confortante.

Un altro aiuto potrebbe provenire dalle future mosse del Ministro degli Interni Salvini, abile stratega, che come in una partita a scacchi potrebbe spiazzare tutti con la mossa conosciuta come la "truffa di Marshall". Frank James Marshall un campione degli scacchi, viene ricordato per una sua incredibile mossa al torneo di Bratislava del 1912, dove in una famosa partita contro Stepan Levitsky prese una decisione spiazzante sacrificando la regina disarmando l'avversario che abbandonò il tavolo.

Così Salvini, nella prossima finanziaria, potrebbe decidere di accantonare le intenzioni bellicose su Flat tax, abolizione legge Fornero e reddito di cittadinanza, posticipandole dopo l'esito delle elezioni europee del 2019 (dove una vittoria dei nazionalisti aumenterebbe il suo potere decisionale) per lanciare una grande opera di spesa interamente dedicata a mettere in sicurezza il Paese e per la costruzione di nuove infrastrutture. Un'ipotesi già ventilata in una recente intervista sul quotidiano "Il Giorno", un'opera che avrebbe l'intenzione di emulare quanto già fatto da Trump. Sarebbe un volano per la nostra economia, e accenderebbe quel circolo virtuoso tanto auspicato da Mustier, che come in un domino positivo si riverserebbe sullo spread e a cascata sulle nostre banche e sulla tanto maltrattata Piazza Affari.

La mossa di Marshall diventerebbe la mossa di Salvini che darebbe scacco all'Europa e metterebbe all'angolo le società di rating. Dopo la tragedia del ponte Morandi a Genova, con un'iniziativa del genere, i "Quattro cavallieri dell'apocalisse" avrebbero il coraggio e la crudeltà di bocciare tutta questa buona volontà di spesa, anche se in deficit?

@paninoelistino

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    società di ratingdebito italia




    
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