Agricoltura, tra clima e infestazioni produzione -40%: "Il piano per salvare l'olio italiano"
Un piano per rilanciare e sviluppare l’olivicoltura italiana che ha prodotto nel 2014 un quarto (250mila tonnellate di olio) del quantitativo spremuto dieci anni fa, 400mila tonnellate in meno del fabbisogno nazionale e meno di un quinto di quanto immesso sul mercato dalla Spagna. Un piano che faccia perno su un Fondo di rotazione per gli investimenti nella filiera di importo non inferiore a 90 milioni di euro nell’arco di un triennio, da aggiungere ai 260 milioni di euro stanziati con l’ultima legge finanziaria per la promozione del Made in Italy original. Una necessità per il comparto che ha registrato una perdita di circa il 40% della propria produzione (pari a -22 mln di euro) a causa delle condizioni climatiche avverse e per le diffuse infestazioni.
La proposta sarà illustrata domani agli operatori del settore dai deputati Colomba Mongiello (vice presidente della Commissione anticontraffazione della Camera, Pd) e Paolo Russo (FI), entrambi della Commissione Agricoltura della Camera, nel corso della proclamazione a Roma dei vincitori del Sirena d’Oro, concorso nazionale che premia i migliori oli Dop e Igp di produzione italiana.
Il concorso, giunto alla 13ma edizione, è promosso ed organizzato dalla città di Sorrento che, per l’occasione, mette in vetrina dal 28 aprile al 3 maggio anche le produzioni tipiche e di eccellenza locali e nazionali. Secondo i due deputati occorrono strumenti legislativi e finanziari per riorganizzare l’intera filiera e per valorizzare soprattutto i prodotti certificati mediante la piantumatura di nuovi olivi su una superficie di almeno 150mila ettari.

“Abbiamo prodotto il minimo storico con 250mila tonnellate e siamo stati superati anche dalla Grecia. Nel frattempo, l’Andalusia (320mila aziende agricole, 40% della produzione mondiale di olio) non perde tempo e destina 231 milioni di euro di fondi comunitari per la tutela e l’innovazione nel comparto. Da qui una terapia choc per aiutare l’olivicoltura nazionale ed i produttori impegnati nella filiera”, spiega Mongiello ad Affaritaliani.it.
Una terapia che, per Russo, nasce anche dal fatto che l’olio, oltre a difendere l’identità culturale del territorio, rappresenta anche l’elemento caratterizzante dell’agricoltura nazionale. “Di qui la necessità sia di sostenere il settore e le sue imprese, sia di tenere alta la guardia dalle insidie che minacciano il Made in Italy e che con l’olio, in particolare, si manifestano soprattutto con la concorrenza sleale, con la contraffazione e la mistificazione”. Secondo dati Unaprol, sono 900mila le aziende agricole italiane impegnate nella filiera olivicola, per un volume d’affari di quasi 3 miliardi di euro equivalenti al 3% del fatturato totale dell’industria agroalimentare. Per gli oli certificati l’Italia conferma la propria posizione di leader per il numero complessivo di registrazioni di qualità. Il 34% del mercato europeo è rappresentato infatti da 43 marchi italiani, mentre più distanziati figurano Spagna (30) e Grecia (29). Buona anche la superficie olivicola biologica, concentrata per oltre il 70% nel meridione: Puglia (32%), Calabria e Sicilia, rispettivamente con il 29% e 14%.
Eduardo Cagnazzi