Atlantia, Savona e l'arte della tempestività (che non c'è)

Forse bisognerebbe spiegare al presidente della Consob Paolo Savona il concetto di tempestività. Oltre a quello dell’efficacia di un’authority, cruciale visto che vigila sui mercati azionari e che ha la fortuna di guidare.

Dopo il crollo del 15% di lunedì di Atlantia a Piazza Affari a seguito della dura intervista del presidente del Consiglio Giuseppe Conte in cui il premier, chiudendo la porta a ogni accordo con Atlantia sulla revoca delle concessioni, sentenziava che “lo Stato non può essere socio di chi prende in giro (i Benetton, ndr) le famiglie delle vittime”, ieri, 24 ore dopo in pieno rimbalzo del titolo, Savona in maniera soporifera ha fatto sapere che dopo il disastroso andamento di inizio settimana delle azioni Atlantia “ci sono gli elementi per intervenire”. Però, bella scoperta. E, soprattutto, tempestiva. 

Forse Savona si è accorto che dopo il crollo del Ponte Morandi il 14 agosto del 2018, con la crociata anti-Benetton di M5S fatta a spesso a borsa aperta, il titolo ora vale 10 euro in meno di quel tragico martedì e oltre il 43% in meno andato in fumo solo negli ultimi 12 mesi? Quando intervervenire, ora che, al termine dell'ennesimo stop-go, fa +21% dopo il Cdm che ormai ha risolto la lunga querelle con la famiglia di Ponzano Veneto?

Intanto, decine di migliaia di risparmiatori hanno visto andare in fumo i loro capitali per causa di dichiarazioni incaute rese da esponenti di governo e dello stesso premier, in barba alle regole che imporrebbero il silenzio, a borsa aperta, su fatti che abbiano la potenzialità di provocare oscillazioni dei prezzi di mercato.

“Alla Consob tengono gli occhi chiusi fin quando devono e poi li aprono il giorno dopo”, commentatava stamane sconsolato un operatore nel parterre di Palazzo Mezzanotte dopo aver letto le dichiarazioni del solerte Savona. Ah, come dargli torto.