Bancari/ I sindacati contro l'Abi: risparmi da sgravi Irap ma niente contratto
Dopo aver proclamato lo sciopero di due giorni e aver bussato alla porta del governo Renzi per denunciare la disapplicazione del contratto dal primo aprile da parte dell'Abi, i sindacati dei bancari attaccano ancora l'associazione delle banche presieduta da Antonio Patuelli. E lo fanno denunciando il fatto che l'Abi, nonostante abbia, come tutte le aziende italiane nel 2015, beneficiato della totale deduzione dell'imponibile Irap sul costo del lavoro, continua a voler scaricare, tuonano le organizzazioni di rappresentanza, il mantenimento dell’”area contrattuale” sull'occupazione.
“Nella di stabilità, il governo ha garantito la totale deduzione dell’imponibile Irap sul costo del lavoro a tutte le aziende italiane. Per le nostre banche, quindi, il risparmio sul costo del lavoro sarà enorme, quantificabile in centinaia di milioni di euro. Nonostante ciò, l'Abi, nel rinnovo del contratto nazionale, continua ad avere un atteggiamento di chiusura inconcepibile, pretendendo di farci economicamente pagare, come se fosse un canone d'affitto, il mantenimento dell'"area contrattuale", che fino a oggi ci ha permesso di evitare i licenziamenti”, spiega infatti Lando Maria Sileoni, segretario generale della FABI, sindacato di maggioranza dei bancari.
"L’interruzione delle trattative, perdurando questa ingordigia, porterà alla rottura. Pertanto - prosegue Sileoni - sarebbe auspicabile che il presidente Renzi e il suo governo intervenissero contro un’eventuale disapplicazione del contratto nazionale, minacciata da Abi, che porterà inevitabilmente tensioni sociali, rendendo il settore bancario una jungla e ci costringerà a ulteriori giornate di sciopero, di protesta e di lotta. Lo stesso presidente Patuelli ci dica da che parte sta e chiarisca se le banche vogliono mano libera per licenziamenti collettivi di personale”.