Spunta tetto del 5% a voto in assemblea. Il Pd si divide sulla riforma delle Popolari
Nelle banche popolari trasformate in spa potrebbe scattare un limite al diritto di voto di assemblea, al 5% del capitale, per due anni. Spunta un emendamento al decreto legge per la riforma delle banche presentato dai relatori alle commissioni Attività produttive e Finanze della Camera, che stanno esaminando il provvedimento. E' questa l'apertura del governo, secondo quanto si apprende, alle modifiche alle norme sulla trasformazione delle popolari in spa.
Il termine per la limitazione al diritto di voto nell'assemblea delle popolari trasformate in Spa dovrà essere "in ogni caso non successivo a ventiquattro mesi dall'entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto", si legge nell'emendamento. "Una apertura" che l'ex responsabile economico del Pd, ora con la minoranza del partito, Stefano Fassina ha definito "inutile". Fassina ha poi aggiunto: "Noi votiamo i nostri emendamenti". La possibilità che governo e maggioranza introducano un tetto al diritto di voto è emersa al termine di una riunione tra i deputati Pd e i relatori al provvedimento, Marco Causi e Luigi Taranto, dello stesso gruppo, che si è tenuta prima della ripresa dei lavori nelle commissioni.
Per la Banca d'Italia limitazioni del genere possono essere considerate, ma "volte solo a facilitare la transizione fra i due regimi: compiuta questa, andrebbe ripristinata la piena proporzionalità tra proprietà e controllo, uno dei principali vantaggi della società per azioni".
Uno degli emendamenti firmati Boccia, Fassina, Cuperlo e Civati, sposta il Patrimonio netto sopra 30 miliardi (la soglia della vigilanza Bce) invece di 8 miliardi di attivi per le banche popolari da trasformare in Spa. Gli emendamenti sono a prima firma alternativamente dell'uno o dell'altro, molti a prima firma del presidente della commissione Bilancio, Francesco Boccia, e di Fassina. Tra le proposte, che peraltro si pongono sulla stessa linea di richieste annunciate anche da Scelta Civica o da Forza Italia, c'è anche quella di un tetto per gli azionisti al 3% del diritto di voto dopo la trasformazione in spa e quella di fissare la soglia a 30 miliardi, come già aveva annunciato Fassina, in linea con i criteri indicati dalla Bce per le banche di interesse strategico.