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Economia
Banco di Napoli, plafond di 1,5 miliardi di euro per le Zes

Sviluppare le Free Zone dove le imprese possano beneficiare di una serie di incentivi di tipo doganale, fiscale ed amministrativo in modo da rendere particolarmente conveniente investire nell’area o depositarvi le proprie merci. E’ finalizzato a raggiungere quest’obiettivo l’accordo sottoscritto oggi, il primo del genere in Italia e che Affaritaliani è in grado di anticipare, tra il Banco di Napoli e l’Autorità Portuale Mar Tirreno Centrale per lo sviluppo delle Zone economiche speciali.

L’accordo, reso concreto con un plafond di risorse pari a 1,5 miliardi di euro per le imprese del Mezzogiorno che investiranno nelle Zes, consentirà di assistere finanziariamente le imprese assegnatarie di appalti per le opere portuali mediante l’anticipazione dei  crediti certificati e gli altri supporti finanziari correlati all’impianto dei cantieri. L’accordo prevede inoltre soluzioni di consulenza, anche attraverso i desk specializzati del gruppo Intesa Sanpaolo, per l’elaborazione dei piani di investimento e della finanza di progetto necessarie.

“L’obiettivo -afferma il direttore generale del Banco di Napoli, Francesco Guido e direttore regionale di Intesa Sanpaolo- è sostenere la mission delle nuove Autorità Portuali perché garantiscano al sistema manifatturiero del Mezzogiorno nuove e potenziate capacità di intercettare flussi commerciali internazionali, ampliando così i mercati di sbocco dei prodotti e delle eccellenze territoriali per trattenere nel Pil di quest’area quanto più valore aggiunto possibile”. Il valore delle Zes va comunque oltre i forti benefici fiscali e le procedure semplificate cui possono godere gli investimenti realizzati al loro interno. Devono infatti rappresentare punto di sviluppo e di aggregazione delle imprese votate all’export. “E’ importante -sottolinea Guido- che le Zes siano punto nodale del sistema produttivo e che siano capaci anche di sollecitare una rinnovata attenzione alle esigenze di sviluppo formativo degli imprenditori così come di attrarre chi fa e produce innovazione”. Per Pietro Spirito, presidente dell’Autorità Portuale del Mar Tirreno Centrale, “si tratta di un cambio di rotta negli strumenti per lo sviluppo del Mezzogiorno, dopo anni di stallo e di incertezze, da parte anche del settore bancario. Si dà inoltre forma e contenuto ad uno dei principali compiti del Banco di Napoli: essere banca di credito per quelle imprese che operano in settori ad alto valore aggiunto e che si insedieranno nell’area Zes”.

Fondamentale allo sviluppo delle free zone sarà anche il supporto degli enti pubblici territoriali e locali che dovranno contribuire a snellire gli adempimenti burocratici ed amministrativi delle imprese. Come diventerà importante, secondo gli operatori, la presentazione da parte degli organi preposti a gestire le Zes di un Piano di Sviluppo Strategico che preveda le aree interessate, gli incentivi ed i settori da agevolare. Le risorse finanziarie pubbliche messe a disposizione ammontano fino adesso a poco più di 200 milioni di euro. In Italia sono a tutt’oggi operanti quattro zone franche: Trieste, Venezia, Gioia Tauro e Taranto. Solo in Danimarca se ne contano 10, 8 in Germania, 5 in Spagna, 3 in Grecia e ben 14 in Polonia dove si sono creati circa 300mila nuovi posti di lavoro.

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