E’ segno rosso per l’economia della Campania e solo negli ultimi mesi dell’anno il territorio inizierà ad intravedere uno spiraglio positivo in alcuni settori. Fino allora per la regione rimarrà la peggiore crisi dal dopoguerra ad oggi. Una crisi aggravata dalla pandemia che ha colpito i principali indicatori economici -tranne l’agricoltura e l’agroindustria e la farmaceutica- lontani da quelli registrati prima della grande crisi. Nel frattempo resta uno scenario desolante e senza vigore per l’economia regionale che, stando alle stime di Bankitalia, perderà circa il 4% del proprio prodotto interno lordo a fine anno per effetto della pandemia (comunque migliore di quello del Nord Ovest stimato al 5,8%), mentre l’occupazione calerà di ben oltre l’1% rispetto al 2109 (dopo un triennio di lenta crescita), come rilevato ieri dal direttore della sede napoletana della banca Antonio Cinque e dal responsabile della Divisione Analisi e ricerca economica territoriale, Paolo Emilio Mistrulli, nel corso della presentazione del Rapporto annuale dell’economia campana.
“E’ una previsione ancora difficile in quanto la ripresa, semmai ci sarà e non prima degli ultimi mesi del 2020, è condizionata dall’andamento della pandemia. E comunque solo il 75% delle imprese sarà in condizione di riprendersi dalla crisi, mentre il 5% cesserà l’attività”, ha rilevato Cinque. La pandemia non ha salvato nessuno dei settori essenziali, come i servizi, commercio e turismo che hanno fatto ricorso alla cassa integrazione (il 38% delle imprese) per i propri dipendenti. Oltre il 50% delle imprese, in gran parte industriali e di pubblica utilità, ha fatto invece ricorso allo smart working. In caduta libera anche l’occupazione, in gran parte contrastata dalla sospensione dei licenziamenti per motivi economici e dal potenziamento della cassa integrazione guadagni che, ha sottolineato Mistrulli, “nel solo mese di aprile ha registrato un numero di ore autorizzate pari a più del doppio di quelle dell’intero 2019, mentre nei primi quattro mesi del 2020 i nuclei beneficiari del Reddito e della Pensione di cittadinanza -che hanno in Campania un’incidenza superiore alla media del Mezzogiorno e dell’Italia- sono cresciuti dell’11,2%”. Nel campo delle imprese, la flessione dei prestiti registrata nel 2019 si è accentuata nel primo trimestre dell’anno in corso a fronte di un tasso di deterioramento del credito stabile. Sono però calati gli investimenti nei processi produttivi, soprattutto nel comparto delle costruzioni che resta il più colpito degli ultimi dieci anni. Il Rapporto rileva inoltre che i settori legati alla ristorazione, agli alloggi e all’intrattenimento restano quelli più esposti allo shock pandemico. E sono tra quelli che hanno fatto maggiore richiesta di prestiti bancari a seguito dell’approvazione del decreto Liquidità. Ciononostante queste imprese prevedono un calo di fatturato tra il 30 e il 50%, mentre quelle più piccole rischiano di uscire permanentemente dal mercato a seguito del lockdown.
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