Economia
Bankitalia, Signorini quasi salvo. Ora Sannucci e Rossi sono in bilico

La discontinuità chiesta da 5S e Lega e le parole di Di Maio. Rumors
La mannaia della discontinuità sulla Banca d’Italia invocata a gran voce (a Vicenza) prima da Luigi Di Maio e da Matteo Salvini e oggi, in maniera meno eclatante, dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte, rischia di graziare Luigi Federico Signorini e di abbattersi invece sull’altro vicedirettore generale Valeria Sannucci e sul direttore generale Salvatore Rossi, entrambi in scadenza il prossimo 10 maggio.
Come recita lo statuto di Via Nazionale, dopo la nomina da parte del Consiglio superiore della Banca d’Italia di Luigi Federico Signorini si attende “l’approvazione con decreto del Presidente della Repubblica promosso dal presidente del Consiglio dei ministri di concerto col ministro dell'Economia e delle Finanze, sentito il Consiglio dei ministri”, un decreto che, passati quasi 20 giorni dalla riconferma dell’economista fiorentino a vice dg all'interno del Direttorio di palazzo Koch, per il momento non è ancora arrivato.
“Rispetteremo le procedure di legge e agiremo nel pieno rispetto delle prerogative di tutti i soggetti coinvolti: a Bankitalia spetta il potere di designare i nominativi dei componenti del direttorio e al Governo la facoltà di accettarli o meno. Non nascondo che questo Governo, nell'esercizio delle proprie prerogative, sarà sensibile verso segnali di rinnovamento provenienti da Bankitalia”, ha spiegato oggi il premier Conte in un’intervista rilasciata al Sole 24 Ore. Dichiarazioni a cui poche ore dopo il leader del M5s e vicepremier Luigi Di Maio ha fatto seguire: ”Su Bankitalia ci si sta muovendo con il massimo dialogo”, ma "siamo chiamati anche ad altre scadenze nei prossimi mesi, quindi il tema fa parte di un discorso unico che non ci vede in contrapposizione. Tutte e due le forze politiche del governo hanno espresso esigenze di rinnovamento”.
Fonti interne a Banca d’Italia e quanti seguono da vicino le sorti di palazzo Koch spiegano ad Affaritaliani.it che le parole di Di Maio alzano il velo sulla dinamica del pressing della politica nei confronti dell’istituto centrale, reo, secondo M5S e Lega, di non aver vigilato a sufficienza in passato nei confronti delle crisi di Mps, Banca Etruria, Popolari Venete e Banca Carige. Secondo la versione accreditata in Banca d’Italia di interpretazione della norma dello statuto che riguarda le nomine, su Signorini non vi è la possibilità da parte di Consiglio e Quirinale di forzare la mano, in assenza di un placet da parte del governo.

Il direttore generale della Banca d'Italia Salvatore Rossi
Ecco che se Conte non promuoverà il decreto da mandare al Colle, Visco sarà costretto a ricominciare l'iter convergendo su un nome terzo. Di fatto, però, dando un segnale di debolezza nei confronti della politica che non passerebbe inosservato alla Bce (e nella comunità finanziaria).
Ecco perché le parole di Di Maio, dopo le posizioni più concilianti sulla questione nomine espresse dal ministro dell’Economia Giovanni Tria e dal sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti, rivelano i contorni di uno scenario più ampio su cui la politica sta lavorando. Ovvero, allargare il pressing su quello che potrebbe essere il vero scalpo da offrire ai propri elettori da parte dei pentastellati e del Carroccio, la poltrona del plenipotenziario direttore generale Salvatore Rossi, che oltre ad essere il numero due di Visco, riconfermato al secondo mandato un anno e mezzo fa, è anche capo dell’Ivass, l’authority di vigilanza sul mercato assicurativo.
Allo stato attuale, con Signorini “congelato”, il Direttorio di Banca d’Italia (a quattro membri) può continuare a funzionare (in caso di "parità" nelle decisioni "prevale il voto del Governatore", che scioglie qualsiasi ipotetica impasse), ma dopo il 10 maggio, con un ulteriore messa in stand-by di due altri componenti, la Sannucci e Rossi, nell’iter di riconferma da parte del governo Conte, un nuovo stallo significherebbe l’inoperatività. Un nodo che la politica dovrebbe sciogliere immediatamente, senza velati pressing. Ecco che in questo scenario, spiegano gli osservatori, se su Signorini il puzzle potrebbe ricomporsi superando lo scoglio, su Santucci e Rossi la discontinuità potrebbe materializzarsi senza grossi bracci di ferro fra palazzo Koch e palazzo Chigi.